Alla base del progetto si pone come obiettivo il rispetto della tipologia della fabbrica e la ricomposizione della sua memoria . Memoria intesa come protagonista attiva, che reinterpreta lo stato di fatto secondo il precetto che “La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Ricostruirne l’identità quindi, attuando tre operazioni principali. La percezione dei grandi spazi, intesi come fondamento dei luoghi del lavoro collettivo e del carattere tipologico degli edifici industriali. Questa spazialità risulta nello stato di fatto frammentata e non più chiaramente leggibile a causa delle superfetazioni e dei rimaneggiamenti accaduti nel corso del tempo. In secondo luogo si è insistito per il mantenimento dell’involucro originale, inteso come barriera, come muro solido che divide la città dall’architettura. Questa conformazione, caratteristica della fabbrica assume una atteggiamento antitetico rispetto al nuovo ruolo dell’edificio, di apertura culturale e sociale verso l’esterno. Da questa considerazione nasce la necessità dell’ultima operazione: l’ossimoro del nuovo intervento. L’operazione consiste nella sostituzione della muratura del prospetto est e del tamponamento del padiglione nervi con un nuovo involucro in larga parte trasparente. La natura delle porzioni demolite, ovvero tamponature posticce dovute a esigenze accorse di nuovi spazi ed alla chiusura dovuta ad una intercorsa demolizione del complesso, garantisce il rispetto dell’edificio nel conservare i suoi limiti e la sua identità. L’ossimoro si traduce quindi nel contrappore il nuovo,trasparente e leggero, con il vecchio, opaco e massivo. La conseguenza di queste operazioni è la trasformazione dell’ ex Manzini|ex-CSAC in un complesso culturale con i connotati contemporanei di spazio e luce.
Un diaframma passante. In primo luogo è necessario soffermarsi sulla porzione di fabbrica esistente, costituita dalle tre campate con struttura puntiforme. Questa parte, che occupa una posizione baricentrica all’interno del complesso, andrà a costituire un diaframma passante di collegamento e accoglienza dei flussi da e verso i due padiglioni principali. Questo spazio a doppio volume vuole essere il punto nodale dell’intero progetto,come una strada che attraversa il quartiere con un ponte di collegamento in quota tra i due poli delle attività.
Padiglione Nervi, nobilitare l’eccezione. Nobilitare la grande copertura assecondando il programma funzionale a base di gara ha portato all’introduzione di un corpo indipendente dall’edificio esistente, che viene liberato dalle tamponature (nord,sud,ovest) successive alla sua costruzione. La nuova architettura anulare costituisce sia una soluzione esterna, sulla quale svetta la grande copertura, sia un blocco di spazi serviti distribuito su due livelli. Questa operazione permette di dotare il padiglione Nervi di un’infrastruttura di supporto che induca ad usufruire a pieno della flessibilità dello spazio, in modo quotidiano ed anche per attività minori. Il prospetto interno del padiglione si trasforma quindi in una superficie continua forata per enfatizzarne la spazialità. Questa scelta ha l’intento di valorizzare la copertura e di attribuirgli allo stesso tempo una versatilità estrema, capace di assolvere a molteplici situazioni. Il gioco di trasparenze, riflessioni e infinite configurazioni rende il padiglione Nervi un luogo vivo ed adattabile, pronto a cambiare aspetto più volte nell’arco di una sola giornata. Per ultimo è da notare come l’inserimento del nuovo volume sottolinea l’eccezionalità della giacitura in pianta del padiglione e assorbe la differenza di orientamento ricollegandosi con le direttrici del WoPa temporary e del blocco nord.
Padiglione nord, un’architettura nell’architettura. Qui si assiste all’inversione del ruolo imposto al nuovo intervento nel padiglione Nervi. Ovvero l’esistente diventa contenitore ed il nuovo un innesto contenuto all’interno della fabbrica. Entrambe le soluzioni mirano a introdurre una percezione verticale degli spazi, nella piena immedesimazione del loro carattere industriale. Inoltre l’introduzione di un corpo isolato permette una comprensione immediata della distribuzione trasmettendo la sensazione di vivere per intero il clima di Workout Pasubio. L’anello anulare a doppio volume rappresenta una fascia di rispetto con l’involucro esistente, per agevolare la diffusione della luce negli spazi più interni e la possibilità di allestimenti temporanei accessibili da tutti i fruitori.
Flessibilità, isolabilità, contemporaneità. L’intero progetto mira ad assecondare il carattere di totale flessibilità richiesta ad un ambiente culturale trasversale. Questo non è rappresentato solo dalla permeabilità degli spazi serviti dei due blocchi ma anche dalla diversificazione degli ingressi, il posizionamento mirato dei blocchi dei servizi e dei punti di controllo. L’attenzione posta in questo ambito permette la facile isolabilità delle diverse parti del progetto, in modo da garantirne l’indipendenza e facilitarne la gestione. E’ necessario comunque sottolineare come lo spirito dell’ intero complesso voglia essere un punto di riferimento per la città, con eventi di diversa portata che possano coniugarsi e far interagire contenporaneamente avvenimenti di quartiere con manifestazioni metropolitane.