Stazione Metro Loreto
Tema e suggestioni
Milano anni sessanta. Nelle gallerie d’arte della città si vedono le geometrie astratte di Mario Radice e gli Achrome di Piero Manzoni. L’Italia era un paese che stava ricostruendosi e modernizzandosi nel sistema di flusso collettivo, comunitario del trasporto pubblico. La linea uno della Metropolitana nasce così dalla miscela di grigi, di bruni e di neri che Franco Albini, Franca Helg e Bob Noorda prendono quasi a prestito dal mondo dell’arte.
Severa, netta e sofisticata la scura scatola è diversa dalle stazioni-centro commerciale di oggi. È ancora uno spazio tecnico di attraversamento e di veloce raggiungimento del treno. I negozi che timidamente fanno capolino nelle gallerie sono sostanze accessorie ed avulse, quasi un riempitivo di spazi che diversamente servirebbero solo ad essere attraversati.
La segnaletica
Noorda ridisegna il carattere Helvetica isolandolo su fasce cromatiche forti, orizzontali e continue. Dal punto di vista grafico il nostro progetto restaura l’idea del designer olandese integrandola con segnaletiche aggiuntive che ne ricalcano lo stile, il ritmo e il concetto.
La stazione
Interpretiamo questo immenso nodo sotterraneo confermando la struttura portante, i corrimani e le fasce luminose della struttura originaria. Cambiamo tutto il resto. La nuova illuminazione corre a soffitto come il nervoso tracciato di un movimento sinusale. Quindi appaiono come nuovi gli spazi coperti da un cielo di lampi rossi o verdi a seconda della linea ferroviaria alla quale conducono.
Tutto campeggia su di un azzurro dai riflessi lilla che attribuisce alla stazione un delicato carattere cromatico. A terra un pavimento grigio-apricena unifica i piani di calpestio mentre una popolazione multicentrica di corpi illuminanti e membrature di alucobond costruiscono lungo le pareti elementi di ordinato bagliore alludendo alle striature grigie della nebbia milanese trasformate in un omaggio futurista della velocità.