Nella Mente di Vincenzo Scamozzi
Un intellettuale architetto al tramonto del Rinascimento.
In mostra dal 25 maggio al 20 novembre 2016, Palladio Museum, Vicenza.
Come si diventa architetto nel Rinascimento? Spesso nella bottega di un pittore, come Bramante in quella di Piero della Francesca. Altre volte – è il caso di Palladio – fra i blocchi di pietra di un cantiere. Vincenzo Scamozzi (1548-1616) inaugura una strada diversa: figlio di un facoltoso impresario edile, è il primo architetto moderno a formarsi partendo dalla biblioteca. I libri saranno i mattoni del suo progetto: fare architetture fondate su una visione teorica rigorosa, capace di includere conoscenze nuove, provenienti da altri paesi e altre culture, a partire dalla tradizione gotica, e dagli stimoli delle nuove scienze.
In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di Scamozzi, avvenuta a Venezia nel 1616, il Palladio Museum e il Canadian Centre for Architecture di Montreal – in collaborazione con Stiftung Bibliothek Werner Oechslin di Zurigo – realizzano la mostra “Nella mente di Vincenzo Scamozzi”: l’obiettivo è raccontare come Scamozzi concepiva le proprie architetture. La mostra propone quindi un viaggio attraverso i volumi della biblioteca personale di Scamozzi (ritrovati in biblioteche e collezioni italiane ed europee con un lungo lavoro di ricerca da parte della studiosa americana Katherine Isard) e i suoi affascinanti disegni di architettura. Fra questi ultimi saranno in mostra il celebre foglio con il progetto del duomo di Salisburgo (1607), che rientra per la prima volta in Italia dalle collezioni del Canadian Centre for Architecture di Montreal, e l’album di disegni di cattedrali gotiche francesi che Scamozzi, primo fra tutti gli architetti rinascimentali, realizzò durante un viaggio fra Parigi e Venezia nell’anno 1600. Per coinvolgere il pubblico non specialista, la mostra affianca ai materiali originali un ricco apparato di modelli tridimensionali e di animazioni video prodotte per l’occasione dal Palladio Museum.
Scamozzi è l’ultimo dei grandi architetti del Rinascimento, stretto fra la tradizione trionfale della generazione di Palladio e il mondo nuovo di Galileo Galilei. Cerca una propria dimensione in una visione dell’architettura come pratica razionale, attenta agli aspetti funzionali, all’economia dei mezzi, ma anche a un nuovo rapporto con il paesaggio, producendo capolavori come la Rocca Pisana di Lonigo, il teatro di Sabbioneta, le Procuratie Nuove in piazza San Marco a Venezia.