Sconfinamenti. Opere di Le Corbusier allo IUAV
Una mostra di 7 disegni, 18 tra dipinti e collage e 1 scultura della serie Ozon di Le Corbusier viene accolta nello spazio Gino Valle dell’ex cotonificio veneziano. La mostra, organizzata da Esther Giani e curata insieme alla galleria Zlotowski di Parigi, sarà inaugurata giovedì 10 novembre 2016 alle ore 16.30 e resterà aperta fino al 24 novembre.
“Ricognizioni di Frontiera: opere di Le Corbusier” è il titolo del progetto scientifico selezionato per le attività espositive Iuav “Le Frontiere dell’Architettura”, da cui la mostra Sconfinamenti. Le esperienze pittoriche di Le Corbusier acquistano un ulteriore significato oggi, se consideriamo l’abnorme sviluppo della rappresentazione digitale e la perdita di contatto, soprattutto tra le ultime generazioni, con l’espressione grafica. Proprio questa ostinata evocazione delle forme attraverso l’immersione in una pratica artistica, sembra essere una lezione che arriva dai bordi estremi della disciplina, da un fronte dimenticato, attraverso la sconfinata produzione del protagonista assoluto dell’architettura del Novecento.
La produzione grafica, pittorica e plastica di Le Corbusier è parte integrante della sua esperienza di progettista; poter guardare da vicino queste opere rappresenta una occasione di conoscenza preziosa per gli studenti innanzitutto, ma per chiunque abbia interesse per Le Corbusier o anche solo per l’Architettura.
I temi compositivi che il maestro svizzero sviluppa attraverso queste opere, ripropongono figurazioni e combinazioni compositive che molti sapranno riconoscere come presenti nelle sue architetture. Ma anche al di là delle finalità sperimentali, certamente presenti nel suo lavoro pittorico, sorprende la qualità intrinseca della sua produzione; la tecnicità dei collages e della stessa pittura è quella propria di un artista visivo. Soltanto il tempo e il conseguente distacco critico, hanno permesso di riconoscere a questo aspetto della sua produzione un ruolo e una qualità non marginale, del tutto autonomo seppur strettamente connesso con la sua esperienza progettuale.
Provando a ritracciare un segmento della Recherche Patiente di Le Corbusier, le opere sono state ordinate per tema e non per data così da evidenziare la continua e quasi ostinata ricerca di quello spazio indicibile tanto agognato. Le opere testimoniano il lavoro mattutino di Le Corbsuier dal 1922 al 1963 e sono un prestito della Galleria Zlotowski.
La mano. Una sorta di tema simbolico, importante e forse sintesi di tutta la sua opera, al punto di essere riconosciuto come logo lecorbusiano universalmente noto. Elaborata già ai tempi del suo impegno per la costruzione di Chandigarh (capitale del Punjab), la mano aperta – simbolo di pace e fratellanza – nelle sue diverse e molteplici declinazioni, diviene quasi una forma autonoma, in grado di replicarsi in mille modi.
Il toro. L’introduzione del tema taurino avverrà verso il secondo dopoguerra quando da sfollato, nel silenzio delle campagne. Il testimone di un paesaggio agreste diverrà a una serie di lavori tra i più significativi. Il Toro è infatti uno dei temi basilari del suo percorso e verranno declinati, oltre che in forma pittorica, anche attraverso una serie di sculture dal senso totemico.
La natura morta. «Iniziata con il Purismo, la ricerca delle forme attraverso gli oggetti della quotidianità appassionerà Le Corbusier per tutta la vita e, anche quando prenderà le distanze dal movimento, bottiglie, bicchieri, caraffe, oggetti trovati all’interno della propria casa o del proprio studio saranno sempre presenti nelle sue opere. La natura morta è un punto irrinunciabile dell’alfabeto lecorbusiano e fornisce il pretesto per un’indagine metodica della variazione delle forme e delle infinite possibilità di accostamenti che ne derivano». Le linee sinuose di caraffe e bottiglie declinano il mariages de contours, teoria cara a Le Corbusier e Ozenfant, cioè quando « un tratto disegnato non vive autonomamente, ma proprio in quanto delimita due superfici distinte, ciascuna delle quali definisce l’altra» in modo appropriato, come un matrimonio…
La figura femminile. «Indubbiamente sensibile al fascino femminile, Le Corbusier inizierà a inserire le donne nei suoi lavori a partire dalla fine degli anni venti del Novecento ... Compariranno come forme vagamente ispirate a Léger, in cui le sinuosità dei corpi saranno per certi versi accostabili a quelle delle nature morte. Con il passare del tempo esse diverranno sempre più libere e, sia attraverso gli appunti di viaggio sia attraverso una ricerca formale meditata e autonoma, costituiranno uno dei temi più indagati da Le Corbusier.»
La scultura. Intitolata Ozon dal nome del piccolo paese dei Pirenei dove l’artista si era rifugiato durante la Guerra. «Queste opere segnano l’inizio di un lungo rapporto tra Le Corbusier e l’ebanista Joseph Savina, il quale consentirà all’architetto di completare la sua esperienza artistica. Lo stesso artista, in una lettera indirizzata a Savina annota: «… questo genere di scultura rientra in quella che io chiamo plasticità acustica, cioè forme che emettono e che ascoltano». L’evocativa simbologia della scultura rappresenta la trasposizione grafica di un universo onirico e magico.»
Esther Giani, ottobre 2016
A. Bonito Oliva, E. Mouchet, V. Sanfo (2007). Le Corbusier. Dipinti e disegni. [catalogo della mostra, Alessandria: Palazzo Monferrato]. Milano: Electa.
AA.VV. (1987). Le Corbusier pittore e scultore. [catalogo della mostra, Venezia: Museo Correr,]. Milano: A. Mondadori.
Era dal 1987 che Venezia non ospitava una mostra dedicata al lavoro visivo di Le Corbusier con opere originali.