La piccola isola di Poveglia, situata nella parte meridionale della laguna di Venezia, è stata utilizzata nel corso della sua storia in molteplici modi: da avamposto difensivo nel corso delle guerre contro Chioggia e le Repubbliche marinare; come isola di quarantena per i mercanti provenienti dalle Indie. Poi come saline , Lazzaretto durante la peste del 1630 ed infine come ospedale psichiatrico e malati di vaiolo. Abbandonata nel 1963, ad oggi si presenta come una grande rovina nascosta dalla vegetazione.
Il paesaggio della laguna genera l’idea progettuale. Come riferimenti silenziosi disseminati secondo un apparente casualità, le “briccole veneziane” delimitano le rotte nautiche dei marinai in laguna, fornendoci lo schema morfologico della struttura. La serialità crea in pianta un sistema puntuale che cerca di collegare tutti i nuovi ambienti richiesti. Il sistema distributivo rinasce così come “sentieri lagunari”.
I prospetti semplici e chiari, cercano di richiamare le forme di alcune architetture della laguna. Grandi superfici monomateriche inquadrate dalla struttura riportano alla mente la funzione militare dell’isola, mentre il colore neutro del cemento nasconde il nuovo progetto nei toni fugaci della foschia.
La luce naturale scorre dentro le costruzioni liberate dall’abbandono e bagna le pareti, facendo riaffiorare le rovine per stringerle in simbiosi con i nuovi ambienti e con la memoria maestosa dell’isola.