Nàpule: CAMPOSANTO
IL CIMITERO DI ERCOLANO
Il cerchio, il centro, il suo profilo, l’ombra, la luce, la terra e il cielo, la morte e la vita, l’ascesa-discesa, la speranza, l’orrore.
Il progetto è semplice; semplice nella sua forma evocativa e nella sua nobile funzione.
1 E’ il Vesuvio, il vulcano, il concetto di eruzione e la sua immagine esplosiva a definire le linee fondamentali del progetto. Inutile nascondere la paura di fronte la montagna nera; la montagna nera è la madre che toglie e che da‘, crea e distrugge; si eleva dal mare per dominare il cielo; Napoli seduta ai suoi piedi ascolta da millenni ansimante la sua sentenza; è la concentrazione di potenze e tensioni che sfiorano il limite dell’ignoto, dell’indomabile, dell’imprevedibile.
2 Sepoltura, come gesto naturale di fondamentale importanza: ri-portare lo stato delle cose alla madre terra. Pudore primordiale che trova la massima potenza nelle catacombe (esempio lampante S.Gennaro). Sepoltura come unione di una comunità che ride soffre e piange, sempre assieme. La morte a Napoli è un cerchio, un unico centro appunto; quel cerchio che forma lo zoccolo di base, fondamenta dell’intera struttura. La morte diventa architettura che sorregge la speranza e la fede di salvezza; il cielo artificiale si mette in diretta relazione con la volta celeste; gli opposti , luce e ombra, vita e morte, riecheggiano o meglio rimbombano nell’immagine totale. Mastodontica la mole interna schiaccia, muove e spinge in un vortice ascensionale le anime che sono perfettamente distribuite nei loro anonimi oculi. La volontà del singolo annientata per lasciare spazio alla potenza esplosiva di un popolo sempre pronto a rinascere;
3 Progetto lontano dal rischio di cadere in giochi classicisti o stilistici, ma intenzionato a ritrovare il classico inteso come universale; sia chiaro che il termine classico è contenuto nella parola classicismo, ma si discosta nettamente nel significato. Il classico come episteme eterno e vero. Classicismo invece come il recupero del linguaggio stilistico architettonico di un certo periodo storico senza un messaggio vivo e contemporaneo, senza significato. La grande aula circolare, coperta dall’esatta riproduzione (scala1:1.5) della cupola del Pantheon, non vuole essere quindi un esercizio storico/stilistico ma trasposizione di un’immagine in simbolo a-temporale e quindi, classico: l’idea di cielo (il divino) si fonde con quella della struttura architettonica romana, archetipo primo di tutte le cupole nella storia (es.san Francesco di Paola). Bellezza e perfezione sono aggettivi-oggettivi.
Pochi elementi, semplici e puliti:
I - Il ponte (la linea orrizzontale): l’entrata è anonima, situata sul fronte roccioso di un dislivello situato sul pendio tra Ercolano Est e il Vesuvio; quasi 100 m nella penombra di un tunnel (purificatore), ponte tra vita e morte, allegoria del percorso di ogni sigola esistenza.
II - L’aula circolare (la spirale): l’incontro con la morte, unica certezza e verità assoluta; la centralità devastante permette un unico movimento: l’ascesa verso la speranza;
III - Il giardino (la linea verticale): il cipresso, unica testimonianza visibile in superficie, indica alle anime la via per il regno celeste; verticalità assoluta e simbolo dell’immortalità come emblema della vita eterna dopo la morte.
“Napoli nel cuore del mondo, tenebre profonde di morte e di dolore.
Scuoti dal torpore le anime che ancora soffiano di maldestra vita,
e fatti sentire nel vento, coi tuoi lamenti, grida e pianti che solo tu .
Venditi per niente e nascondi i morti che sono fatui.”