Verona: Intimità della Città
La maestosa vallata taglia perpendicolarmente il paesaggio montano, alla cui estremità inferiore
si configura la testa medusea della Lessinia. Limite tra alpi e pianura, verticale ed orrizzontale,
cardine del paesaggio e dello sguardo; Verona era destinata a diventare la magnifica città che
è stata. Il fiume Adige congela la forma originaria confinando all’interno dell’ ansa ciò che di bello
è rimasto; Il progetto vuole mettere definitivamente in luce tutte quelle incidenze che sono state, e
che inconsapevolmente ancora sono, il fulcro vitale della città di Verona.
Un viaggio a ritroso nella memoria per riscopre e riportare a galla il senso dell’evoluzione della città.
Nell’area di castel San Pietro la storia ci restituisce la stratificazione di mondi molto molto complessi;
(I) l’ impero romano costruisce per prima cosa il teatro, proprio alle pendici del colle; teatro che si imposta come punto cardine per la città e mediazione formale tra l’orografia del sistema montuoso e la calma piatta della pianura padana. La postumia che per centinaia di chilometri corre diritta verso la città di Verona arrestava la sua corsa proprio contro la monumentale facciata del teatro per poi piegare ad est verso Vicenza. (II) Le dominazioni che seguiranno -Ostrogoti con Teodorico, gli scaligeri e i Viscontei- fonderanno la sede amministrativa-politica proprio sulla sommità del colle, simulacro onnipresente di potere. (III)in epoca rinascimentale
diventa centro di culto con la costruzione della chiesa che darà il nome attuale al colle: la chiesa di San Pietro; (IV) ultimi cronologicamente ma non ultimi per importanza sono stati gli austriaci (XIX secolo). Verona diventa la piattaforte di manovra del quadrilatero austriaco (Verona – Peschiera- Mantova – Legnago) , baluardo inespugnabile con il restauro della cinta di mura rinascimentali del Sammicheli e la costruzione di un’impressionante numero di forti (sarà la città più fortificata d’Europa dopo Cracovia); il colle San Pietro avrà ancora una volta un ruolo da protagonista per la città e per i cittadini veronesi; viene infatti costruita una caserma sulle rovine delle precedenti “fabbriche”; maestosa la sua presenza soffoca tutt’ora il profilo del paesaggio;
Il Pensiero
L’agire deve essere consapevole della cultura in cui si concretizza; indispensabile tenere presente la realtà del mondo contemporaneo. L’occasione di un progetto per l’area di colle san Pietro a Verona ci ha portato ad osservare criticamente la debolezza di questa cultura nel affrontare temi di tale importanza. L’area è sottoposta da anni a interventi di riqualificazione e valorizzazione, con soluzioni che rispondono a esigenze di tipo conservativo e funzionale, senza assorbire
l’unicità del luogo, e la sua identità. Le caratteristiche di questo operare tendono a salvaguardare con attenzione spasmodica la materia fisica, attraverso operazioni di tipo chirurgico. La realtà è ridotta solo ai suoi aspetti misurabili e percepiamo il mondo come una molteplicità di risorse quantificabili. Il pensiero di architettura non può fermarsi solo ed esclusivamente a risolvere questioni pragmatico-funzionali, recidendo completamente le relazioni con il mondo, ma in
questo caso deve saper ascoltare e recepire riverberazioni molto profonde provenienti da realtà temporalmente e fisicamente diverse.
Il progetto che segue vuole invece mettere definitivamente in luce tutte quelle incidenze che sono state, e che inconsapevolmente ancora sono, il fulcro vitale della città di Verona; diventa il mezzo per detronizzare la pigrizia di uno sguardo incapace di comprendere le riverberazioni di un luogo, a fronte di un continuo progressivo smembrarsi di quelle tensioni che caratterizzano il luogo stesso; il progetto si apre al mondo, rende visibile ciò che non è più visibile, restituisce senso. La grande aula, cavità interna alla collina è il luogo dove diventano presenza le potenze spingenti di dominazioni passate, una pressione che cresce con la tensione, tensioni prodotto di secolarizzazioni storiche. Penetrare nella profondità del colle per scoprire quelle tensioni che caratterizzano l’archeologia del luogo, un’archeologia fatta non tanto di lacerti murari da preservare quanto di culture estetiche lontanissime.
Progetto
Livello I: Adige/Parterre, la figura sommersa. Stabilsce un rapporto con l’acqua e rievoca la massima teatralità di questo paesaggio (naumachia); dalla stessa figura sembrano generarsi i nove assi stradali della città romana; Livello II: Basamento; permette la doppia funzione di contenere la strada (il sottopasso risolve gli attuali problemi estetici/logistici dell’urbanistica veronese) e diventa entrata principale collegandosi direttamente alla Camera circolare del teatro; rapporto
con l aqua-gradonate ascendenti, creano un riverbero particolare nello spazio voltato. Livello III: Istmo che riprende la figura della valle dell’Adige; riesce a confluire in un piccolo corridoio tutte le tensioni che diventeranno presenza nella Grande Aula. Livello IV: la Grande Aula, maschera dell’anima. La macchina scenica del teatro romano oggi si può ancora immaginare grazie a una
serie di iconografie storiche che la rapresentano; iconografia, in questo caso, non come freddo strumento analitico- scientifico ma concentrazione simbolica e rappresentazione massima di quel mondo, il mondo romano. Proprio in quel punto dove il teatro collegava il sistema orografico delle montagne e la pianura, la splendida facciata del proscenio riusciva ad assorbire quelle forze immense che arrivavano dall’alto e con massiccia semplicità si mostrava alla città; la Grande
Aula ipogea riesce così farsi seme di quel mondo scomparso, caricandosi di significati provenienti da realtà storiche lontanissime che si scontrano con la presenza delle 2 facciate (facciata romana, teatralità e rappresentazione - facciata austraica, forza muta e mimetismo). -Implosione come fenomeno opposto all’esplosione il cui effetto finale è una concentrazione in un piccolo
spazio di materia ed energia-I percorsi convogliano l’osservatore verso i corridoi dei vari piani, collegati direttamente ai canali visivi dietro la facciata, che sono direzionati ai cardini verticali della città e ai suoi caposaldi monumentali; lo sguardo torna ad aprirsi al manifestarsi di immagini oggi divenute insolite; Livello V: la Cisterna e il pozzo, i due occhi verticali, collegamenti meta/fisici
che portano rispettivamente uno all’esterno del colle e l’altro all’interno della caserma austrica.