Maestà Tradita. 1956-2016
In mostra dal 21 ottobre 2016 all’8 febbraio 2017 al Museo Novecento di Firenze.
Promossa dal Comune di Firenze e organizzata da Mus.e con la consulenza storico-artistica di Sergio Risaliti e Vittorio Sgarbi.
Gaetano Pesce inaugura a Firenze le nuove sale espositive del Museo Novecento ed espone in Piazza Santa Maria Novella una scultura monumentale site-specific dedicata alla condizione della donna oggi.
In Piazza Santa Maria Novella, posta in relazione con la magnifica facciata della basilica progettata da Leon Battista Alberti su un impianto precedente, Pesce esporrà una scultura inedita, concepita per lo spazio pubblico, in relazione con il contesto storico-artistico-religioso. Si tratta di una monumentale figura di donna, avvolta in un lungo mantello, una sorta di mater matuta (come quella conservata al Museo Archeologico di Firenze), ma anche archetipo ispirato alla “Maestà” cristiana (l’iconografia della Madonna in trono), e quindi eco contemporaneo di quella celeberrima "Madonna Rucellai” commissionata nel 1285 a Duccio di Boninsegna dalla confraternita dei Laudesi per la cappella della compagnia in Santa Maria Novella, poi spostata alla fine del cinquecento nella cappella Rucellai della chiesa domenicana, e infine trasferita agli Uffizi nel XX secolo. La Maestà tradita è seduta su un trono che a sua volta appoggia su un alto piedistallo. La figura di regina e madre si presenta però con segni di inequivocabile sofferenza. Il suo mantello è anche corpo, corpo tutto nudo, di nuda pelle. Ma anche corpo scorticato e flagellato, nuda carne esposta e segnata da prepotenza e violenza, sia fisica sia verbale. Una grande e pesante sfera di metallo arrugginito è legata al piede destro della figura con una grossa catena, quale simbolo della schiavitù a cui migliaia di donne, ancora oggi, sono costrette in diverse parti del mondo.
La composizione riflette nella sua odierna presentazione le forme della celebre Up, che è una reinvenzione delle Veneri paleolitiche, simboli di fertilità e di sacralità, in un collegamento tra potenze della terra e del cosmo. A lato della facciata di Santa Maria Novella, la Maestà tradita vuole essere un monumento alla ‘liberazione’ femminile e del femminile, testo di accusa e manifesto di una nuova civiltà, condanna per un mondo maschile che continua a tradire, offendere e violentare la sacralità del corpo femminile, della nuda carne del femminile, costringendola a sopportare la pena di “essere donna”, esperienze di mercificazione, manipolazione ed emarginazione insopportabile.
Nel Museo Novecento, il percorso espositivo si snoda tra le nuove sale espositive e la Cappella interna, in un'esposizione dalla doppia valenza: performativa e antologica. Con trenta disegni, di cui moltissimi inediti, viene ad essere rappresentata l’evoluzione, dagli anni Sessanta ad oggi, di quella che è stata la tematica fondamentale di uno dei più grandi interpreti dell’arte e dell’architettura contemporanea: quella della donna come centro del mondo, e del femmininio come forza creativa assoluta.Ogni sala costituirà un’installazione multidisciplinare che comunica attraverso odori, sostanze liquide, suoni, elementi vari, la difficoltà di essere donna in un mondo ancora dominato dalla omogenea e conservativa natura maschile. La mostra è ricca di momenti performativi che coinvolgono il visitatore in un viaggio emotivo e sensoriale sviluppato senza retorica ma con poetico, crudo espressionismo. L’evento ha quindi un carattere esemplare in quanto avviene in una città che ha fondato i canoni della bellezza universale a partire dal maschile, centro dell’universo, esaltando la corporeità virile come tempio di virtù e coraggio, di forza e divino ingegno. In piazza Santa Maria Novella, la Maestà tradita si pone in definitiva come immagine dialettica a quella di molta statuaria rinascimentale, in particolare dei ‘giganti' di Piazza Signoria.