Il progetto è stato realizzato nel 1999 in occasione di un concorso internazionale. Al concorso Bernard Huet partecipa con lo studio Ceschia & Mentil, si aggiudicano il primo premio e realizzano il progetto esecutivo. Il cantiere inizia nel 2000 e termina nel 2001..
Sappiamo che la piazza dell'Unità nella sua forma attuale è frutto di una elaborazione relativamente recente. Possiamo considerare che tale forma sia il risultato del processo storico che evidenzia la sua creazione e che, in quanto compiuta, essa non necessiti né di una trasformazione radicale né di un ampliamento intempestivo. Abbiamo dunque deciso di fondare il principio del nostro allestimento su un esame attento degli stadi successivi della piazza e degli elementi ordinatori che ci sono pervenuti. La piazza si presenta a prima vista come uno spazio rettangolare in asse con la torre del Municipio ad un estremo e ampiamente aperto sul mare all'estremo opposto. Tale assialità molto accentuata è apparsa solo a partire dagli anni 20 con la soppressione del giardino pubblico che impediva il rapporto visivo diretto e continuo della piazza verso la riva, e con la collocazione dei due piloni portabandiera monumentali che inquadrano la prospettiva verso il mare, secondo un esplicito riferimento ai dispositivi urbani veneziani. Il nostro progetto ha voluto rispondere alle seguenti due domande: come potenziare il carattere unitario della piazza e al tempo stesso tentare di rivelare l'eterogeneità del processo storico che sta dietro a questa apparenza? Come assumere e portare a termine il progetto di apertura della piazza verso il mare realizzando materialmente il legame di continuità tra la spianata centrale e il sistema di camminamenti che costeggiano la riva del Mandracchio?
Il carattere unitario della piazza è essenzialmente legato al modo in cui è concepito il nuovo rivestimento pavimentale dell'area della piazza stessa. Fedeli alla tradizione triestina, abbiamo scelto di utilizzare esclusivamente due tipi di pietre: la pietra arenaria grigia con un trattamento di superficie bulinato o fiammato e la pietra d’Aurisina bianca bocciardata. La pietra arenaria costituisce il materiale di base per l'insieme delle pavimentazioni. La pietra d'Aurisina bianca è utilizzata per sottolineare, segnare e strutturare il disegno delle superfici. La spianata centrale della piazza dell'Unità è definita da una cornice in pietra d'Istria che ha il compito di rafforzare l'immagine complessiva della piazza stessa. All'interno di tale riquadro abbiamo pensato di ridefinire due zone semplicemente e unicamente a partire dal senso di posa dei massicci in pietra arenaria. La superficie del terreno della parte più antica della piazza sita immediatamente davanti al Municipio è formata da listoni di lastre disposte a 45° a partire dall'asse centrale della piazza. In senso trasversale tali fasce lastricate sono posate a spina di pesce, la cui trama è ritmata dagli otto lampioni che strutturano la piazza. La zona che si estende tra la prefettura e l'edificio del Lloyd Triestino evoca al tempo stesso il piccolo giardino scomparso nel 1920 e soprattutto il sito dell'antico porto fortificato del Mandracchio. La pavimentazione è costituita da un semplice tappeto punteggiato da una seminagione di punti luminosi formati da diodi elettroluminescenti di colore blu (l’acqua) inseriti in blocchi quadrati di pietra d'Aurisina bianca. Nel progetto originale avevamo considerato interessante disporre su tale zona dei vasi contenenti alberi decorativi e fiori secondo l’avvicendarsi delle stagioni o le circostanze (il giardino). Tale allestimento non avrebbe avuto alcun carattere di permanenza. I contenitori per gli alberi avrebbero potuto quindi essere totalmente rimossi oppure disposti secondo delle configurazioni da determinarsi.
In merito alla collocazione della fontana dei quattro continenti, fino all'epoca fascista essa aveva conservato la sua posizione originaria all'intersezione dei due assi che organizzavano la piazza nella forma precedente alle trasformazioni operate nel XIX° secolo, alla fine degli anni 60 è stata ricollocata in piazza ma in una sede marginale. Noi abbiamo proposto che questa fontana ritrovi una ubicazione centrale nell'organizzazione dell'assialità della piazza dell'Unità. In occasione di tale dislocazione è stato necessario ridisegnarne una base che fosse proporzionata in maniera più consona alle dimensioni attuali della piazza. Senza alterare i due gradini che le fungono da appoggio, si è creato un bacino circolare di debole profondità scavato nel terreno della piazza, il cui piano d'acqua serve da specchio “amplificatore” alla fontana stessa.
Il nostro progetto si iscrive in una ripresa generale dell'organizzazione del sistema dei camminamenti costeggianti le rive. La relazione tra la piazza e le rive è assicurata da una spiazzo pedonale attraversato da due corsie riservate ai veicoli. La circolazione è ad una velocità ridotta e regolata tramite dissuasori posti da un lato all'altro della spianata. Queste colonnine in ghisa sono luminose e la notte emettono una luce blu. Visivamente la spianata rappresenta uno spazio piuttosto contrastato poiché, ad esclusione delle lunghe linee lastricate di arenaria grigio scuro che segnano gli attraversamenti pedonali protetti, è il colore chiaro del lastricato in pietra d'Aurisina a dominare. Il grande rettangolo bianco, steso come un tappeto sulla riva, unisce simbolicamente in un unico luogo i tre elementi monumentali commemorativi, collega ovvero i due piloni portabandiera siti sulla piazza alla scalinata che permette di accedere all'acqua e su cui si posa l'insieme delle sculture bronzee celebranti lo sbarco dei bersaglieri del 1918.