COS
Menzione | concorso di idee per il recupero di Palazzo Maschi-Marcheselli-Lettimi | Rimini
Il progetto nasce dalla consapevolezza che, per progettare il vuoto occupato da un pezzo di storia della città così importante, sia necessario tenere conto non solo degli elementi fisici dell’area, esistenti e non, quanto di quelli sensibili ed invisibili che riguardano la percezione di uno spazio. Una prima analisi vuole evidenziare la percezione dell’abitazione su Via Tempio Malatestiano attraverso alcuni caratteri fondamentali che il progetto ripropone al fine di ricostruire un luogo altrettanto complesso ed uniforme. Il palazzo, all’epoca della costruzione, costituiva un pieno, in contraddizione con il vuoto odierno, in continuità con l’edificato adiacente in cui l’elemento di rottura era la struttura della facciata scandita in senso verticale dalle aperture. Inoltre, lo studio della storia del palazzo ha evidenziato la sua complessità volumetrica, sintetizzabile però in alcuni principi che ne hanno regolato la trasformazione: l’addizione di parti e la loro intersezione; il progetto mantiene il principio di due blocchi che si intersecano nel punto di giunzione verticale dell’edificio, la scala. Ad un blocco parallelo a via Tempio Malatestiano, che conserva la memoria dell’edificio e le sue rovine, se n’è aggiunto un altro di collegamento con i resti del palazzo nel cortile, ortogonale al primo, mettendo in comunicazione le due parti espositive. Attraverso un processo simile ma opposto al primo, al corpo longitudinale è stata sottratta una parte, sostituita da un vuoto progettato: anch’esso di collegamento tra le parti al primo piano, è un terrazzogiardino che si affaccia sulla corte interna del palazzo. In vista di una rifunzionalizzazione dell’area e di una connessione del progetto con una rete di servizi già esistenti nel centro storico, le funzioni inserite nel cultural open space sono di carattere culturale ed espositivo in modo da costituire un polo flessibile all’interno della città. Particolare attenzione è stata data al disegno del piano terra che, analogamente a quanto accade per gli edifici nel tessuto storico della città, costituisce il fulcro di collegamento alla vita sociale e commerciale: all’interno di questo, la corte è pensata come luogo estraneo alla frenesia quotidiana il cui obiettivo è la riproposizione di uno spazio privato, come era in origine, attraverso la sensazione di “domestico” data dalla proporzione delle parti: ogni luogo di sosta ha una dimensione tale da consentire il raccoglimento e generare un clima intimo ma conviviale.