VITA NòVA
Concorso di idee per la riqualificazione dell'ex Manifattura Tabacchi di Bari
Progettisti: arch. Adalberto Dias, arch. Francisco Barata, arch. Giorgio Liverani, arch. Luca Landi, arch. Michele Vasumini, arch. Matteo Cavina, arch. Elena Bruschi
Collaboratori: arch. Eleonora Festa, arch. Alessandra Notarangelo
Insieme agli obiettivi di riutilizzo del patrimonio costruito, il concorso mette in evidenza l’esigenza di fare della nuova Manifattura Tabacchi il nucleo di rivitalizzazione dell’intero quartiere Libertà.
Il complesso della Manifattura apparirà come un insieme di edifici e spazi aperti. La strategia di progetto degli spazi aperti prevede che ciascuno di essi abbia un uso e un carattere diverso nella connotazione formale e nei riferimenti tipologici, senza che questo turbi il carattere assertivo e rigoroso dell’impianto simmetrico e dell’espressione architettonica degli edifici. Il più esterno degli spazi, quello più aperto verso il cuore della città, è stato concepito come una vera piazza urbana, viva a tutte le ore per la presenza del mercato durante il giorno e dei locali pubblici per la ristorazione e lo svago alla sera. Uno spazio di interrelazione con la città, dunque movimentato ed estroverso. Le alberature seguono uno schema geometrico ma potranno essere di essenze diverse con alberi sempreverdi e a foglia caduca, piramidali, fastigiati, a chioma larga, etc, mescolati assieme. Gli specchi d’acqua, in combinazione con le fronde degli alberi, offriranno rifugio alla calura estiva e serviranno da deposito d’acqua per l’impianto antincendio del parcheggio sottostante.
Man mano che si procede in direzione ovest, gli spazi si fanno più raccolti. La transizione avviene o aggirando la palazzina centrale, oppure passando attraverso l’atrio della stessa che, ampliato con poche demolizioni di murature, diventa lo snodo centrale delle attività di Porta Futuro 1 e 2. Il portico trasversale verrà ripristinato nella sua funzionalità e percorribilità completa, fino ad immettere nei corpi laterali e costituirà il margine dei tre cortili intermedi, percorso privilegiato di connessione nei giorni di pioggia e in quelli di eccessivo soleggiamento.
L’architettura rigorosa e piana del complesso della Manifattura, depurata dalle superfetazioni che si sono aggiunte negli anni, potrà recuperare i percorsi longitudinali e trasversali che l’impianto originario possedeva. Si aggiungerà un grado di permeabilità con il quartiere eliminando il cinema e la recinzione su via Ravanas e approfittando dei punti in cui l’edificio presenta, verso le altre strade che lo circondano, aperture a pavimento. Questi varchi saranno trattati come delle gallerie di penetrazione che andranno a raccordarsi con gli assi di percorrenza del complesso in modo da rendere massima l’apertura e il dialogo con il quartiere intorno.
Si è considerato che l’edificio adiacente alla ciminiera sia una parte rinunciabile del complesso. Realizzato successivamente e in aggiunta all’impianto originario, i suoi resti si trovano oggi in condizioni eccessivamente rovinose per giustificare un accanimento terapeutico finalizzato alla sua conservazione. La sua demolizione consente di leggere nuovamente con grande chiarezza l’impianto generale del complesso, costituito da una C di edifici più alti, racchiusa in un quadrilatero di edifici più bassi.
Per far sì che la chiarezza di tale schema compositivo resti netta, si è pensato di sostituire l’edificio da demolire con un volume, un prisma puro a base ellittica , che però trova posto nel cortile in posizione decentrata e che contiene un teatro scientifico, un piccolo auditorium per conferenze e attività didattica e di divulgazione. Due ponti collegano, al primo piano, l’avancorpo dell’edificio centrale con il corpo di fabbrica lungo via Libertà, in modo da tagliare il percorso di distribuzione di uffici e laboratori e articolare visivamente lo spazio aperto in una successione di tre patii distinti. Uno di essi contiene l’auditorium, un altro la ciminiera, l’altro ancora i resti di una vasca cilindrica, secondo una composizione metafisica di volumi puri nello spazio verde.
Il terzo elemento di nuova costruzione è il garage interrato al di sotto del cortile su via Ravanas. Le rampe di accesso e di uscita sono allineate al senso di percorrenza della via e la struttura di copertura è concepita in modo tale da poter alloggiare l’apparato radicale degli alberi soprastanti e le vasche d’acqua. Ipotizzare un solo piano interrato consente di evitare problemi di conflitto con la falda acquifera, basandosi sulla pratica che per decenni si è correntemente adottata in città per realizzare i garages degli edifici condominiali.
Nel progetto di adeguamento degli spazi industriali alle nuove funzioni, abbiamo cercato di osservare un criterio di intervento costante, al di là delle tipologie degli spazi e al di là delle nuove funzioni da insediare. Nella realizzazione degli allestimenti interni si potrà costruire le partizioni verticali e orizzontali utilizzando materiali e tecniche di montaggio a secco, che garantiscono flessibilità di uso nel tempo, minore carico sui solai, e rapidità di messa in opera. Per ragioni di opportunità costruttiva ed economica si sono conservati tutti i corpi scala esistenti - all’interno dei quali verranno inseriti gli ascensori - facendo in modo che i percorsi di distribuzione orizzontale si adattino ad essi anche laddove ci si costringe a deviazioni ripetute, con apparente discapito della razionalizzazione e contestuale arricchimento dell’esperienza spaziale dei visitatori e degli addetti.
Quasi costantemente il colmo delle coperture a falde è interessato dalla presenza di un lucernario corrente che porta luce agli spazi sui soppalchi e al contempo costituisce una serra solare in grado di contribuire al fabbisogno termico invernale. Il suo inserimento ricalca, in forme molto simili, quello che alcuni disegni dell’epoca testimoniano esserci stato, nella realtà o per lo meno nella mente di chi ha concepito l’edificio.