MUSEALIZZAZIONE DELLE DOMUS DELL'ORTAGLIA
Il progetto di musealizzazione delle Domus romane dell’Ortaglia, messe in luce negli orti dell’antico complesso monastico di Santa Giulia, ha preso il via da una profonda riflessione sul significato di ricerca, conservazione e fruizione di un sito archeologico e sul contributo che un approccio metodologico progettuale, come quello già sperimentato per il Museo, poteva offrire per la sua comprensione.
Le problematiche tecniche da affrontare erano ben definite: collegare il sito archeologico al Museo, proteggere i reperti dagli agenti atmosferici, garantirne le ottimali condizioni conservative e agevolarne l’accessibilità al pubblico.
L’entità e l’importanza delle testimonianze archeologiche dell’Ortaglia, la loro ubicazione ed il rapporto con il contesto hanno però condizionato in maniera decisiva le scelte progettuali di base, ponendo l’identità tra spazio e luogo, tra architettura e città come dato di partenza, non come risultato da raggiungere.
Affrontarne le soluzioni progettuali ha significato in primo luogo pensare ad un nuovo volume di copertura e protezione dei resti romani, da edificare a ridosso del colle Cidneo e delle strutture monastiche antiche, pensato però in funzione e in continuità con il Museo, portando all’esterno, amplificandoli, i caratteri linguistici propri dell’allestimento museale.
Una scelta quindi non determinata da soluzioni tecnico-strutturali o impiantistiche o da intenti di mimesi ambientale, ma un’attenta meditazione sul significato del recupero di una porzione della città antica proprio nel luogo stesso in cui la città contemporanea, con la realizzazione del Museo, ha scelto come leggere la sua storia.
Il nuovo volume, dalla geometria essenziale, è in pietra arenaria grigia, quella stessa pietra di cui sono lastricate le strade ed i cortili dei palazzi sorti sui resti della città romana, con un’ossatura strutturale ed una foderatura interna in acciaio.
Questi due elementi materici forti, diversamente impiegati all’interno ed all’esterno, legano inequivocabilmente il progetto all’immagine ed al carattere del Museo che esce quindi dagli spazi monastici di Santa Giulia e si pone direttamente a confronto con la città.
A questo vuole contribuire anche la soluzione per la copertura, piana, foderata con tappeto erboso, quasi una balza o un bastione del colle, segnata da lastre di pietra grigia che recuperano, in scala al vero, la pianta del sito archeologico e ne consentono la riconoscibilità anche nelle viste aeree.
L’interno è fortemente caratterizzato dall’uniformità materica e cromatica di pareti e soffitti, che annulla la percezione geometrica dello spazio e favorisce il concentrarsi dell’attenzione sui resti archeologici.
Alternati a spazi dedicati alla comunicazione didattica e all’esposizione di reperti mobili rinvenuti in scavo, un sistema di percorsi sopraelevati, anch’essi in acciaio e pietra, in quota con il piano di calpestio del Museo, consentono un affaccio diretto sul sito ed una lettura immediata della sequenza distributiva e funzionale dei vani e degli apparati decorativi ad affresco ed a mosaico.
Un’ unica grande fora vetrata mette in relazione l’interno con l’esterno e permette di rapportarsi con il parco archeologico e le vicine mura augustee.