Il riutilizzo dell’area dell’ex birreria Wuhrer rappresenta un’anomalia nel panorama del recupero “archeologico industriale” delle nostre città. In primo luogo, per la qualità architettonica: non si tratta della solita sequela di capannoni dimessi da riutilizzare, recuperandone, in chiave speculativa, i volumi bensì siamo di fronte ad una serie di edifici liberty di grande dignità sia compositiva che nella varietà dei materiali costruttivi . La seconda anomalia è la vicinanza al centro cittadino che pone l’intervento più come recupero di una parte della città che semplicemente di un’area industriale.
E’ in questo contesto che si inserisce il nostro progetto che riqualifica circa 1600 mq frazionati in tre unità nella zona architettonicamente più interessante dell’intero borgo.
Supportati da un cliente lungimirante ed illuminato, aspetto di primaria importanza per poter agire in un contesto così complesso, abbiamo gestito i tre progetti come tre entità autonome, ciascuna contestualizzata rispetto alle opportunità architettoniche e alle esigenze dei futuri fruitori.
Chiave di lettura la valorizzazione delle peculiarità insite nei singoli interventi: l’ampiezza degli spazi e la qualità compositiva in cui un ruolo determinante, giocato dalle altezze, dalle aperture, dalla rarefazione dei pilastri, non ha niente da “invidiare”ad altre , più “nobili”, forme di architettura; frammenti disomogenei, frutto delle continue trasformazioni, che questo tipo di spazi subisce nel tempo per adeguarsi alle esigenze lavorative, evidenziano una gerarchia di spazi e percorsi da valorizzare e ricontestualizzare nella nuova natura abitativa del progetto.
In sintesi, scoprire piuttosto che coprire, evidenziare piuttosto che nascondere quello che rimane del vecchio insediamento, prendendo le distanze da un modo ricorrente e un po’ “naif” che utilizza un linguaggio falsamente industriale non in grado, a nostro parere, di relazionarsi alla forza ed all’enfasi di cui sono permeati questi luoghi.
Senza cadere nel minimalismo o in velleità plastiche,la scelta è verso la creazione di punti nodali forti in grado di ordinare e supportare l’intero impianto del costruito , senza negare le valenze del contesto
Così ad esempio il disegno di una scala non è concepito solo come collegamento tra due quote. puro elemento di funzione , ma diviene segnale, cambio di registro architettonico, persino scultura.
IL progetto qui descritto è il loft BW2 che occupa una area di circa 700 mq di cui i due terzi destinati alla zona giorno/servizi, occupano la quota bassa, mentre il rimanente terzo al piano superiore è riservato alla zona notte padronale.
Come descritto in precedenza se la valenza industriale di questi spazi viene percepita attraverso le dimensioni non comuni dei volumi, il senso di raccoglimento necessario per alcune funzioni abitative più private, ci ha fornito l’occasione di creare un linguaggio fortemente discontinuo dal punto di vista sensoriale, in grado di accentuare le peculiarità dei singoli ambienti, alla quiete della cucina definita dall’utilizzo del legno, di colori caldi e dell’ affaccio sull’ampio terrazzo verde, segue il lungo soggiorno con i suoi setti centrali in cor-ten, quasi reperti di archeologia industriale, per ritrovarsi poi nella sala della musica rivisitazione tecnologica delle possibilità plastiche create dalla interferenza tra figure geometriche e contrasti cromatici estremizzati dal bianco e nero, la scala con la sua valenza “scultorea” è concepita per creare curiosità per la zona superiore dove il grande bagno la camera e il terrazzo definiscono un ambito fortemente personalizzato dedicato al benessere più intimo e privato della giovane coppia che abita il loft