L’intervento si configura come un oggetto nuovo, inedito e potente, solo apparentemente lontano dalle logiche d’integrazione con il contesto e sicuramente però distante da pericolose velleità di mimetismo e minimalismo, spingendo la sua architettura nella dimensione concreta della presenza, precisa e scenica.
In questa logica il progetto diviene l’artificio scenico che determina la creazione di nuove circostanze di aggregazione sociale e di frequentazione degli antichi spazi in una rilettura contemporanea del manufatto storico e artistico.
A ciò si aggiunge la volontà di dare un’eco alla memoria del luogo, che no al secolo scorso era densamente edificato nella parte dove oggi sorge il giardino. Alla torre infatti si accedeva attraverso una scala ricavata in un interstizio tra la cortina edilizia e la torre stessa che ne era abbracciata.
Il progetto riscopre e ripropone concettualmente questa configurazione, riattualizzandola in una idea di promiscuità dei luoghi che si contaminano reciproca- mente, suggerendo spazialità urbane, suggestioni antiche di centri storici e aggregati edilizi, vicoli, portici , scorci inattesi e belvederi sul paesaggio.
Il risultato è una struttura volumetricamente compatta composta da due monoliti che nell’incastro realizzano un nuovo elemento che è scala, grande portale e terrazza panoramica di accesso alla torre.
Questo nuovo volume è definito dimensionalmente dagli elementi della preesistenza con i quali si interfaccia e nei quali cerca e trova gli unici punti di contatto e ancoraggio strutturale. Sono: il giardino, il muro di cinta e il varco di ingresso alla torre campanaria.
La scala
Il volume che ospita la scala, ruotando planimetricamente per rispettare le posizioni delle alberature, si sviluppa dalla quota +1.75 del giardino superiore raggiungendo una quota di imposta di 4.10 metri. La scala a rampa unica, si com- pone di 19 alzate no a raggiungere la quota di 5 metri dell’accesso alla torre. In corrispondenza del pianerottolo a metà della rampa si apre nelle parete laterale una monofora, memoria delle feritorie presenti nel basamento della torre storica, che inquadra l’accesso principale della basilica in una suggestiva logica di scrutare senza essere guardati.
Il grande portale
La configurazione volumetrica dell’impalcato conduce anche alla definizione di una sorta di grande soglia di ingresso, un portale monumentale, un monolite sospeso, in definitiva, una zona coperta, concepita scenograficamente che ospita l’accesso all’area e ne conferisce un’identità definita e riconoscibile all’interno dei percorsi museali e turistici già presenti integrandoli e arricchendoli.
La nuova terrazza
Sbarcando dalla scala si apre la grande terrazza panoramica di accesso alla torre alla quota di 5.00 metri dal piano stradale come da programma.
Questo nuovo elemento lavora nella direzione di conferire ai luoghi della basilica nuove logiche percettive, di osservazione e di fruizione degli spazi. La superficie della terrazza infatti, oltre ad offrire una copertura al nuovo “vestibolo” di ingresso, si estende no a definire un affaccio diretto su Via Santa Chiara, oltre ad aprirsi sul giardino circostante. Sull’antica strada del centro storico, in corrispondenza dell’arco di ingresso al complesso, appare così un volume inedito e prezioso (una porzione di parapetto della terrazza), innestato sull’antico muro di cinta, che si diviene icona, richiamo e fonte di curiosità nel passeggio del cittadino e del turista.
L’involucro
Matericamente il nuovo volume si presenta come un intarsio prezioso e brillante nello scenario ruvido delle pietre e dei marmi antichi della basilica e della sua torre campanaria.
Tutta la struttura è rivestita da una sorta di grande mosaico metallico, le cui tessere si incastrano dinamicamente definendo secondo criteri di porosità aree dense e piene e aree invece più permeabili. Globalmente l’effetto è di un volume che se pur definito rigidamente, percettivamente sfochi la sua presenza in un gioco diafano di diaframmi e filigrane. I pannelli di rivestimento sono realizzati in lamiera piena e stirata con differenti percentuali di foratura. Inoltre gli elementi principali, l’architrave di ingresso alla scala, il volume aggettante su Via Santa Chiara e la porzione del volume che sostiene la rampa sono rivestiti da una lamiera piena decorata, tagliata a laser, che riprende un motivo delle maioliche del celebre chiostro della basilica.
Di notte oltre che una particolare illuminazione diffusa in maniera omogenea dall’interno della struttura, si rivela al negativo la trama dell’involucro definendolo come una sorta di grande “contenitore di luce” che assume la valenza di una grande lanterna, un grande landmark contemporaneo nel territorio.
Le tecnologie leggere e reversibili, di fatto, diventano così, la nuova frontiera degli interventi edilizi nell’ambito dei beni monumentali, in quanto capaci di non stravolgere la natura intima del manufatto e tali da rispondere a quelle esigenze d’uso contemporanee che rappresentano il secondo obiettivo oltre la preservazione nel tempo, quello cioè di rendere disponibile il bene ai cittadini.