Casa B - Etna
La realizzazione di una piccola abitazione immersa nell’ambiente vulcanico etneo è l’occasione per sperimentare l’inserimento di una architettura contemporanea in un contesto rurale tradizionale. Il progetto di architettura si fonde con quello del paesaggio, generando spazi abitabili attraverso l’interpretazione delle logiche presenti nei luoghi.
Le architetture rurali tradizionali che punteggiano i versanti del vulcano Etna testimoniano la sostenibilità di un insediamento diffuso in dialogo armonioso con un contesto in cui la complessità geomorfologica custodisce una ricchezza materica e sensoriale altrettanto forte, sia nell’ambito minerale, sia in quello vegetale. Attraverso semplici volumi architettonici, soluzioni di attacco a terra e di sistemazione dei rilievi, tecnologie costruttive e utilizzo dei materiali, la casa rurale etnea, nelle diverse declinazioni che il tipo edilizio assume in funzione delle dimensioni, della complessità e dell’importanza della costruzione, ha sviluppato nei millenni un proprio preciso carattere espressivo del genius loci.
Casa B, progettata per una giovane coppia sul medio versante occidentale dell’Etna, reinterpreta in chiave contemporanea l’atteggiamento di complicità con il contesto che informa le architetture rurali tradizionali. L’edificio trae le proprie ragioni dalle qualità sensoriali e spaziali della materia vulcanica e dall’agroecosistema che lo accoglie.
Il progetto di architettura si fonde con quello del paesaggio, generando spazi abitabili incardinati su logiche derivanti dalla lettura interpretativa dei luoghi: il pendio terrazzato, la matericità dei muri a secco in pietra lavica e la rigogliosa vegetazione presente, impreziosita dagli olivi centenari, forniscono al progetto gli input necessari alla propria formulazione.
L’intervento è costituito da tre volumi, parzialmente interrati, che ruotano e traslano nelle tre dimensioni per ancorarsi al suolo e dialogare con le preesistenze. Sul lato ovest, due dei tre nuovi volumi prendono parte alla successione di terrazzamenti dissimulandosi in essa grazie alla propria compattezza e al rivestimento dell’involucro ottenuto dal riuso di vecchie basole in pietra lavica. Sul lato est, il terzo volume, più leggero e aperto, è caratterizzato da una quinta muraria, dotata di notevole spessore, che prosegue i sostegni in cotto della tettoia esistente posta al livello inferiore.
Le modalità d’incastro tra i singoli corpi definiscono i varchi d’ingresso, i percorsi e le inquadrature sul paesaggio. Queste ultime sono inoltre ottenute, nel caso dei primi due volumi compatti in pietra, per mezzo di bucature circondate da mostre in pietra lavica lavorata a puntillo fine e mirate su esemplari scultorei del giardino. Nel caso del volume centrale invece, intense relazioni con l’esterno, che consentono di ingrandire i ridotti spazi interni proiettandoli verso il paesaggio etneo di valle, sono realizzate attraverso una ampia vetrata a sud opportunamente schermata dal soleggiamento estivo.
L’ingresso, il soggiorno e la cucina si compongono in un unico spazio fluido - grazie anche al pavimento in tavole di larice chiodate lunghe fino a 8 metri – in cui le differenze di livello segnano il passaggio da un ambiente all’altro.
La costruzione, nel perseguire una simbiosi tra architettura e contesto, rende possibile una sorta di continuità dello spazio abitabile sia interno alla casa che esterno ad essa. La realizzazione di percorsi articolati che seguono in parte l’intersezione tra edificio e terreno non consente di segnare nettamente il limite tra le due entità che risultano, pertanto, percorribili senza alcuna soluzione di continuità. Anche la copertura calpestabile, caratterizzata dalla volumetria sottostante, è intesa sia come prolungamento del pendio, che come terrazza abitabile aperta verso il panorama. Da questa ricca interazione tra edificio e luoghi derivano il radicamento dell’intervento costruito al suo contesto, e la possibilità di muoversi in maniera libera attorno, accanto e sopra l’architettura, attuando una esperienza non canonica di fruizione spaziale dalle molteplici e inattese visuali, nelle quali natura e artificio risultano fusi indissociabilmente.