Opera al Nero
Quasar Design University - Corso di Architettura dei Giardini
La curiosità è un’intuizione improvvisa, è quell’andare aldilà di un mistero dietro il quale si cela una qualche verità. Per essere curiosi bisogna lasciare il precario mondo delle certezze e cercare una dimensione nuova, trovare un’altra parte di se stessi e giungere all’agognata conoscenza.
La curiosità è Zenone, quel personaggio letterario creato dalla scrittrice Yourcenar, che decide di partire per un viaggio alla ricerca di quel sapere non vincolato da dogmi, cavalcando quel senso di libertà e quella volontà di provare tutte le esperienze, per poi mettere in discussione queste stesse e il suo io. Zenone attraversa momenti difficili, è costretto anche a nascondersi, mascherarsi, a cambiare identità, ma non dimentica mai di guardarsi dentro, di aprire la sua mente, di andare oltre le idee del suo tempo.
La Yourcenar si ispira ai principi della filosofia alchemica per raccontare il percorso del suo personaggio; in lui si racchiude la sintesi delle teorie ermetiche di eredità medievale, che si intreccia alla modernità della ricerca del metodo scientifico. Trova spunti nella chimica, nella fisica, nella biologia, nell’astrologia e nella medicina, e lascia tracce di sé nella storia dell’arte.
Perché la curiosità può peccare di eccesso, oltre i limiti dell’intelligenza, alla conquista di un irraggiungibile sapere onnisciente, della irreale panacea universale che può prolungare indefinitamente la vita, o semplicemente per esercizio filosofico.
L’opus alchemico invade l’opera della vita di Zenone, una “opera al nero”, che animata da ispirate intenzioni, pur tingendosi dell’albedo, viene tradita da quello stesso movente alla fine del suo percorso. Perché la luce, il bianco, lo spazio infinito sono solo una tappa di quella ricerca, l’illusione di avere trovato quella verità.
Così, il nostro giardino è l’OPERA AL NERO di Zenone: è un luogo denso, fitto quasi soffocante, dove è arduo tracciare la propria strada, è un bosco a pianta circolare di fusti, arbusti ed erbe nere, apparentemente malvagio ma in realtà indifferente, che avvolge il suo visitatore e che solo nella sua parte più intima lo rimanda a quella luce, bianca, di spazio e di aria.
Ma è un bianco che inganna, una verità comoda eppure menzognera, è una gemma preziosa di fiori noti ed eleganti che celano fra i loro petali i sieri dei veleni più potenti.
Il nero è la ricerca di un cammino, lungo un suolo a matrice simbolica triangolare, che rivela passaggio dopo passaggio altri simboli alchemici celati tra il pietrisco lapideo; sono le chiome alte e scure di questa selva che catturano la luce del sole e ne restituiscono un’atmosfera quasi mistica.
Il bianco è una radura dove la stessa luce riflette sull’apparente candore dei fiori e abbaglia; è un punto solitario di seduta, un momento di pausa prima che l’unica nota di rubedo sveli quanto la ricerca della “pietra filosofale” possa essere ancora lunga.
Il rosso: una passione, una fiamma, un rogo … origine ed epilogo dell’essere curiosi.