FOGLIA DI VITE FEMMINA (E MASCHIO)
Finalist at Les Ailes retrouvées de l’Hôtel de Galliffet Competition.
Impronta. Raccogliere una traccia. Confrontarsi con ciò che c'è. Confrontarsi con ciò che non c'è più. Imprimere. Lasciare imprimere. Dare forma, confrontarsi con il vuoto. Confrontarsi con i limiti imposti dal sito di progetto. Trovare il limite seppure il limite sia già definito. Ma non esista. L'ingombro del c'era. L'ingombro del vuoto. Sfruttare quel poco. Usare ciò che c'è. Ricostruire un bordo, determinare il limite. Impedire di debordare per un momento. Costipare all'interno di. Costituire una interfaccia. Definire “une fourme” (di formaggio).
Aggiungere lo stretto indispensabile perché la forma possa inverarsi. Possa prendere forma. Imporre una barriera. Costruire un cassero. Una controforma. Una forma in potenza. Poi scasserare.
Copiare, sdoppiare, trovare una impronta. Rivestire, foderare, avviluppare, prendere per contatto. Strappare via la somiglianza dal corpo di cui ci si è impadroniti. Dare forma, combinarlo con il programma, lasciare che si insinui. Spazio cavo, muri spessi per uno spazio scavato, trovato.
Dare forma ad una non forma. Dare forma al vuoto che è traccia esso stesso. Vuoto come presenza che ingombra. Imprimere contro il vuoto. Una parete. Una serie di pareti. Una facciata. Un bordo spesso.
Lasciare che la materia copi, si faccia largo, ma che ceda, che debordi quando sfinisce le resistenze, si protragga verso, si ritragga per. Che diventi qualcosa d'altro. Oggetti che si danno sotto una falsa apparenza d'impronta “ Si prega di toccare”, implica uno scarto tra impronta e il suo risultato.
L'Edificio est (femmina-maschio) si presenta come un volume ricavato dal contatto tra i muri che confinano il sito di progetto e di cui fa parte anche la facciata dell'edifico oggi esistente, usati come casseri a perdere, e il materiale inerte del calcestruzzo.
L'interfaccia tra interno ed esterno, tra edificio e spazio aperto, tra pieno e vuoto, è una superficie continua che tiene il piano del limite che l'ha determinata, solo cedendo nella parte centrale della facciata. Una sorta di scavo, una sottrazione che apre l'edificio all'esterno, arretrando sotto la spinta dell'imponente colonnato dell'Hotel de Galliffet che lo fronteggia.
Questi arretramenti sono pareti vetrate che illuminano gli spazi principali degli uffici al piano terra, delle aule per l'insegnamento e degli uffici del personale della scuola ai piani superiori. Il volume si presenta come un corpo cavo segnato dalla frizione provocata dalla tensione tra il perimetro dell'edificio, ovvero il sedime dell'edificio esistente, e la disposizione dei setti murari che definiscono la successione degli spazi interni.
Si può pensare all'edificio anche come una facciata spessa, la cui logica si dipana ed estende verso l'interno, in ogni direzione consentita dai muri che ne costituiscono i limiti naturali. Le membrature descrivono una spazialità e una organizzazione più che imposta, ricavata, scavata nel corpo del volume. L'esterno è caratterizzato da uno spazio ribassato, circondato da sedute informali, adatto a diversi usi. In particolare le murature dell'edificio prospiciente il colonnato dell'Hotel de Galliffet, i rilievi delle finestrature, delle poche modanature e delle edere risulteranno impressi sulla faccia interna del nuovo edificio.
L'edificio sud (maschio-femmina) ricalca l'impronta del vuoto lasciato dall'edificio demolito a inizio Novecento. Il cassero è costituito dal diedro descritto dai muri della manica secondaria dell'Hotel de Galliffet e dall'alta muraglia di confine con la proprietà limitrofa.Il filo della facciata ricalca il limite imposto dalla controforma del vuoto dell'edificio preesistente, arretrando soltanto per far spazio a nicchie, vasche e vetrate.
Come l'edificio est la manica sud si presenta come un bordo spesso, un volume cavo costituito da atrii e ventricoli, spazi aperti e restringimenti delimitati da una struttura priva di pilastri, segnata da muri e setti in calcestruzzo armato. La scala, ricavata nel vuoto di uno dei vani dell'edificio esistente dell'Hotel, collega il piano terra con l'albergo e la terrazza del ristorante, oltre che dare accesso allo spazio ipogeo dedicato alle esposizioni.
Il volume che contiene una parte del programma dell'hotel e della terrazza del ristorante protrude verso il giardino, discostandosi dall'impronta originaria. Il volume in aggetto definisce al piano terra uno spazio pubblico, aperto ma protetto, una piattaforma con sedute che isola lo spazio pedonale da quello segnato dallo spazio di manovra necessario alle auto per l'accesso al parcheggio interrato.