Spazio Zephiro
In una zona di cerniera tra il centro della città e la periferia, Spazio Zephiro si connota come luogo laboratoriale per vocazione, dove entità diverse si impegnano nella ricerca di nuove letture per nuovi modelli socio culturali, valoriali e imprenditoriali. Non solo quindi un intervento progettuale, ma un processo in cui l’architettura è stata il collante, lo strumento per far convergere, incontrare, stimolare. Così artigiani chiamati per fornire un servizio sono invece diventati partner/sponsor dell’iniziativa, professionisti lavorano assieme a operatori culturali, cittadini si incontrano negli spazi di aggregazione. Nuovi tipi di produzione e nuove forme di dialogo tra diversi operatori generano, ora, nuove curiose opportunità.
L’intervento progettuale lavora dall’interno sviluppandosi per quasi tutti i 550 mq di superficie. Nella semplicità funzionale di un “capannone”, di quelli che però hanno una storia e ci testimoniano i cambiamenti che stiamo vivendo, ogni necessità è stata “ridotta all’osso”. Riducendo al minimo gli interventi murari, l’intervento rispetta la struttura architettonica originaria. Ne rinnova completamente gli impianti tecnologici, che sostituisce, ma lascia nuovamente a vista, cercando di testimoniare la caratteristica industriale del luogo. Veste, però, lo spazio interno di un unico materiale, il legno, che crea un filo conduttore in tutti gli ambienti con elementi lignei di nuovo progetto che differenziano funzioni, ambienti, atmosfere. Disegnando uno stile coerente e leggibile, minimale e neutro. Pannelli di multistrato di pino francese, di diversi spessori, sono stati utilizzati per creare una unica percezione dell’intervento di progetto. Permettendo di articolare i nuovi spazi attraverso ampie partizioni scorrevoli tra i diversi ambienti, trasformandosi in una calda zattera lignea a pavimento, definendo una lunga partizione verticale di 10 ml che divide ed espone al tempo stesso, disegnandosi in lunghe sedute contenitive che arredano e completano l’intervento. Il progetto poi , attraverso le partizioni scorrevoli, permette di ricavare ambienti indipendenti, intimi, che all’occorrenza possono aprirsi ed unificarsi in uno spazio articolato che svela le diverse identità che lo abitano.
La sola eccezione viene fatta per la struttura metallica scala-soppalco concepita con officina Gisto e FabLab Castelfranco Veneto che studia un progetto “site specific ” per il laboratorio. Uno studio di riprogettazione di elementi strutturali e di arredo di altri laboratori artigianali e industriali, che vengono riqualificati, trasformati, quasi fosse un gesto simbolico, una teatralizzazione. Il risultato è una struttura a protezione della zona macchine che funge anche da supporto per la scala di accesso al piano superiore, seguendo lo sviluppo in verticale del laboratorio e dando accesso alla visuale delle finestre.
Un grande complesso nella zona industriale di Castelfranco Veneto (TV), fino agli anni ’80 sede di una unica azienda tessile. Il declino del settore dell’abbigliamento comporta la suddivisione del complesso in diverse unità artigianali, indipendenti fra loro, con attività e produzioni diversificate.
Nella sua conformazione originaria il complesso ha pianta rettangolare, libera, disegnata internamente da una trama quadrata di pilastri. L'unica eccezione nel perimetro regolare della struttura è data da un corpo di fabbrica in aggetto che fuoriesce dalla sagoma compatta, con un'altezza significativa rispetto all’intorno e dalla forma decisamente slanciata.
La maglia strutturale a vista in facciata, il carattere rude, identitario e di forte impatto di questa struttura aggiunta, la eleggono come il luogo ideale per intervenire con un progetto “ sperimentale “ che svuota lo spazio artigianale delle vecchie funzioni e lo densifica di nuove.