Architecture, substance and sculpture by Giovanni Muzio in Modern Milan
Reportage by Alessandra Rossi Renier and Emanuela Margione, part of the exhibition "Ca’ Brütta 1921. Giovanni Muzio Opera prima" at Castello Sforzesco, Milan.
April 15th to July 10th 2016
"I met Muzio about twelve year ago in Milan, in a particularly happy moment for him. He was very young and about to marry as i realized later and he had just ended up his first most remarkable buildings: the "Casina del Tennis" on the outskirts of Milan and the Huge private building in via Moscova, in which perhaps, at that time, he was the only tenant. Having chosen, in that sort of Coliseum as hausehold, a small corner on the terrace, he seemed to have huried up to settle down there just for the pleasure of living in a house built by himself, a privilege of the architects, and dominate Milan from above. Going to see him meant to make a journey towards the stars."
(Vincenzo Cardarelli, 1936)
Questo lavoro è stato pensato come una breve raccolta di fotografie su alcuni esempi del lavoro di Giovanni Muzio a Milano dal 1920 al 1960: una figura controversa all'interno del Movimento Moderno poiché non rinuncia mai al proprio linguaggio decorativo.
Ogni opera è segno indelebile di un pensiero in continua evoluzione dove ogni elemento, dalla luce alla materia, è protagonista assoluto. Le scelte dei materiali, delle forme e della loro sequenza ritmica nello spazio non sono mai lasciate al caso, ma progettate da Muzio affinché attraverso esse possano rendersi visibili valori per lui irrinunciabili.
Il suo modo di integrare la decorazione nell'architettura è particolarmente evidente nella composizione delle facciate dei suoi edifici come ad esempio nelle semisfere e nelle cornici della Ca' Brutta le quali attualizzano la tradizione, nelle decorazioni scultoree del Monumento ai Caduti e nell'utilizzo degli archi in facciata per gli edifici di ingresso dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nel palazzo dell'Arte, oggi conosciuto come Palazzo della Triennale di Milano, in casa Bonàiti, nel convento di Sant'Angelo e Angelicum e nella Chiesa di San Giovanni Battista alla Creta (uno dei suoi tardi lavori) le facciate, attraverso materia e luce, diventano esse stesse decorative mentre invece nel Palazzo de il Popolo d'Italia si nota la contrapposizione tra il rigore architettonico e l'apparato decorativo grazie all'inserimento dell'opera di Sironi al centro della facciata. Ispirandoci, inoltre, al lavoro di Gabriele Basilico a Beirut dove la città appariva dopo la guerra civile come affetta da una malattia alla pelle, abbiamo cambiato punto di vista rispetto alla città, guardando gli edifici come rivestiti da una pelle materica che racconta il cambiamento stilistico della città di Milano nella prima metà del Novecento dove Muzio non rinuncia mai al suo linguaggio ma lo modella e plasma fino a renderlo materico raccontandoci un viaggio unico. Un viaggio verso le stelle.