Pavilion Alba
E' un'architettura temporanea, estensione di un Caffè storico della città, il "Bar Alba". Il pavilion costruisce un spazio urbano, un interno/esterno che descrive nel movimento delle sue linee la reciprocità che intercorre tra lo spazio della piazza (esterno) e lo spazio de suo confine abitato (interno), la complementarietà che lega il luogo della sosta e il luogo dell'attraversamento.
Il disegno del confine è il disegno dello spazio architettonico tra l'edificio e la piazza, il luogo di mezzo che acquista misura, altezza, profondità e significato. Luogo in quanto spazio abitato, spazio in quanto dimensione misurata e misurabile, in quanto forma definita dalla materia e dalla luce.
La materia, secondo un processo di astrazione che muove tanto dalla necessità quanto dalla appartenenza alla modernità, si scompone in una dimensione analitica: pietra per il pavimento, legno per la struttura, tela-plastica per la copertura e le schermature, sono elementi concepiti autonomamente secondo proprie strategie formali e compositive che, pur convergendo nella costruzione spaziale complessiva, non necessariamente coincidono.
La costruzione dello spazio vuole derivare dalla chiara espressione costruttiva, dalla precisione delle regole sintattiche, dalla intelleggibilità delle operazioni formali.
In questa ricerca, il cui primo obbiettivo è la chiarezza, gli elementi devono essere ben riconoscibili, coordinati e in relazione tra loro senza confondersi; assumono, così, il valore ed il significato di materiali obiettivi.
La chiarezza conduce a definire un proprietà di trasparenza che consente di lavorare fisicamente e semanticamente con la luce: la luce descrive attraverso la trasparenza il rapporto con l'esterno, il paesaggio urbano dell'intorno, definisce la misura e il movimento dello spazio interno che ora si comprime ora si dilata come una cassa armonica sotto l'effetto del respiro luminoso, accenta evidenziandone i diversi significati la dimensione formale complessiva.