Prima dei lavori di restauro, la fabbrica era costituita da quattro distinte unità immobiliari costituite da differenti identificativi catastali, risultato di una complessa vicenda costruttiva che, sulla base della analisi delle murature e delle caratteristiche tecnico-materiali, può farsi risalire al XIV- XV secolo. Le strutture, infatti, fanno parte della casa palaziata della famiglia Valdaura all’interno delle mura urbiche della città di Terlizzi, prima che la stessa famiglia si trasferisse nel più sontuoso e moderno edificio costruito nel XVIII secolo sull’attuale piazza Plebiscito vicino la chiesa del Purgatorio.
E’ evidente come anche la casa costruita, o più correttamente, ristrutturata dai Valdaura nel XVI secolo con impianto planimetrico ad “U” attorno ad una corte interna, è il frutto della reimpaginazione e riadattamento di vecchie abitazioni a schiera del tessuto urbano di base della città medievale.
Di questa complessa vicenda costruttiva, la cantierizzazione ha portato alla luce un’importante traccia, attraverso l’entusiasmante ritrovamento di un affresco, celato dietro numerosi strati di vecchie tinteggiature e scialbature, collocato all’interno di una nicchia votiva presente nell’ “atrio” della casa Valdaura, raffigurante la Vergine con bambino tra i santi Michele e Antonio, databile alla fine del XV secolo. I nuovi percorsi distributivi hanno confermato la funzione nevralgica di questo ambiente voltato, che è tornato ad assolvere il ruolo di “atrio” come nella originaria casa palaziata.
Il progetto ha portato alla rifusione di tutte le unità immobiliari con la creazione di un ulteriore accesso da via Ospedale, dove già esisteva la possibilità di creare un collegamento verticale tra le diverse quote senza interventi pesanti nelle volte grazie alla preesistenza di un passaggio che un tempo doveva ospitare una scala di collegamento e che, prima dei lavori, risultava chiuso da un solaio in latero-cemento. Da un punto di vista distributivo, attraverso la demolizione di tramezzature posticce e di alcuni ammezzati, si è ricostituita l’unità di quello che doveva essere il salone di rappresentanza della casa dei Valdaura, attribuendogli la funzione di soggiorno della nuova abitazione. È stata riaperta la finestra sulla corte interna, che un tempo doveva costituire l’impaginazione organica del prospetto posteriore, essendo posizionata in asse al portone carraio (attualmente occluso).
L’intervento ha previsto il recupero del sistema originario di copertura, piana, della “suppenna”, costituito da travi in castagno e un tegumento in pietra calcarea, come significativa testimonianza della cultura costruttiva e materiale del passato. Sono state sostituite le vecchie travi lignee, perché fortemente degradate e non più idonee ad assolvere la funzione statica, con altre travi di recupero e sono state in seguito ricollocate le “chianche” in pietra calcarea, precedentemente pulite dalle vecchie tinteggiature.
Sono stati inoltre demoliti i posticci sistemi di risalita alla copertura e al vano di pertinenza, realizzando una nuova scala in acciaio e legno, che dal salone arriva in soffitta e in terrazza. La nuova scala diventa elemento caratterizzante del nuovo salone ed allo stesso tempo, ospitando un nuovo camino, che si riappropria di una vecchia canna fumaria, diventa il “focolare” della casa, elemento di congiunzione funzionale e visivo tra il salone e il resto degli ambienti. La scala è costituita da due distinte rampe: la prima, “pesante”, definita da un setto murario rivestito in pietra basaltina e contenente anche il camino; la seconda, “leggera”, costituita da montanti e lamiera in acciaio verniciato e pedate in teak.