VILLA ADRIANA
Scendendo a Roma attraverso l'Umbria, è impossibile non fermarsi a Tivoli per visitare le rovine romane di Villa Adriana, che per secoli hanno attirato e affascinato artisti e progettisti provenienti da tutto il mondo.
Ci siamo avvicinati al sito archeologico così: un po' impreparati, forti di alcune immagini di maestose rovine, le quali come i prigioni di Michelangelo che esistono e tentano di uscire dalla pietra, si raccontano cercando di liberarsi dall'abbraccio della natura, che tutto cela e nasconde a seguito di un secolare abbandono.
Villa Adriana appare così, dal nulla. Difficile da trovare a causa della segnaletica stradale inefficiente, invisibile dalla strada, fino al punto da chiedersi se effettivamente esista e sia là. Poi si scorge un muro ... un muro maestoso, antico, romano, un segno indelebile che sancisce la presenza e l'ingresso al sito archeologico: il Pecile.
Una successione di grandi spazi, maestose rovine, e corpi scultorei in laterizio e pietra che comunicano la grandiosità dell'opera originaria. Carlo Cattaneo qui troverebbe piena rivendicazione: tutto rappresenta e manifesta "l'immenso deposito di fatiche" richieste dagli antichi per l'antropizzazione del territorio e l'edificazione di una Villa a dimensione di città, gran parte della quale ancora celata ai nostri occhi.
Le persone si insinuano all'interno di Villa Adriana come un fiume attraverso le rocce, alcune seguono il percorso turistico, altre iniziano a percorrere sentieri che si perdono in mezzo agli ulivi secolari che appaiono ovunque, altre oltrepassano le sbarre per infrangere le regole e "toccare con mano" ciò che non potrebbero.