Case Bordone_Casa dell'uliveto
L’Azienda Agricola Dara Guccione intendeva recuperare alcune piccole fabbriche, originariamente a sevizio dell’attività agricola, e da tempo abbandonate, per convertirle in strutture ricettive e di rappresentanza.
Quattro modeste costruzioni: alcuni magazzini contigui la casa padronale; una stalla ed una colombaia, vicine tra loro, su un pendio ombreggiato, in una antica pineta; una stalla con annessi depositi, in posizione isolata, dentro un uliveto sulla valle a nord dell’antico centro di Alia. La povertà delle costruzioni, essenziali, imponeva con assoluta “semplicità”, un intimo legame delle “forme” al luogo.
Il senso del progetto si palesa attraverso la ricerca di una continuità con la tradizione espressa nelle forme, nell’utilizzo delle tecniche, nei rapporti distributivi e spaziali. Diverse le scelte progettuali in apparenza soltanto formali, che rispondono a precisi requisiti funzionali. Il forte rapporto con l’ambiente ne sottolinea l’identità mediterranea, e come tale ha ispirato una particolare riflessione sull’aspetto climatico. L’ubicazione e gli specifici vincoli geometrici delle costruzioni esistenti, hanno offerto l’occasione per un pensiero progettuale particolarmente attento agli aspetti ambientali, l’esposizione solare, la ventilazione naturale e alle corrispondenti scelte tecnologiche.
L’intervento ha previsto alcune misure passive al fine di ottenere una maggiore efficienza energetica degli edifici i cui elementi costitutivi ne divengono parte essenziale: la piccola corte (le cui funzioni climatiche sono note: ombreggiamento, regolazione di temperatura, raffreddamento per differenze di pressione), il sistema assimilabile alla torre del vento, (posizionato in modo da captare le brezze prevalenti, funziona da wind-escape), e ancora la copertura, (con micro ventilazione, per agevolare il raffrescamento e contenere le dispersioni invernali). La scelta del colore bianco, steso in modo uniforme sull’intonaco posto a protezione dei muri esterni dei fabbricati, oltre ad individuare l’intero intervento, attenua l’assorbimento delle calure da irraggiamento diretto sulle molte superfici esposte delle case.
Elementi scelti con un obiettivo funzionale, ma anche per la loro configurazione formale, spaziale, proporzionale, sono individuati nel bagaglio delle conoscenze tradizionali, e volutamente rivisitati con un linguaggio contemporaneo. Non solo valutazioni di carattere ambientale, ma anche di opportunità di recupero del fare locale, hanno fortemente inciso sull’orientamento delle scelte tecnologiche.
Le preesistenze consistevano in tre volumi distinti dei quali si sono volutamente conservati i muri in pietra. I materiali selezionati per l’intervento progettuale sono stati scelti per la loro coerenza con lo spirito del luogo: sono stati integrati nel sistema costruttivo preesistente, realizzato in muratura portante, superfici bianche e continue.
L’inerzia termica della massa muraria permetteva in passato di mantenere pressoché costante la temperatura interna riducendo sensibilmente gli effetti delle escursioni termiche esterne. Per tale ragione si è scelto di recuperare la massività dell’involucro perimetrale attraverso l’uso di blocchi di laterizio, ponderata sulla base dei peculiari requisiti comparabili con quelli propri del sistema tradizionale.
L’inserimento di aperture in copertura costituisce un dispositivo di controllo ambientale con l’intento di regolare il passaggio della luce, il flusso di aria, la sua umidità e di ridurre la temperatura delle correnti.
Nei prospetti degli edifici, alcune grandi aperture che definiscono la continuità e il rapporto con il paesaggio esterno, sono state schermate con sistemi naturali come le alberature.
Anche il solarium, uno spazio perimetrato dalla cortina muraria e aperto verso il cielo, definisce una modalità peculiare del rapporto interno-esterno che recupera alcuni caratteri tipici dell’abitare e del costruire mediterraneo.