Santa Croce va in Giappone
Nella piccola casa, che si inserisce in un paese del Carso triestino, i leggerissimi elementi funzionali scorrevoli in dacron (che allo stesso tempo diventano elemento di arredo e di illuminazione) nascondono dietro di loro infinite possibilità.
Il progetto si inserisce in un piccolo paese nel Carso triestino, fatto di viuzze strette e di case di sasso, affacciato sul golfo di Trieste.
Il desiderio era quello di evitare l'inserimento e l'ingombro di una scala interna che avrebbe occupato troppo spazio; si è optato per collegare fra loro i diversi piani, con un piccolo ascensore e la scala è stata spostata all’esterno.
Lo spazio così da piccolo si è ampliato dando la possibilità di creare nuove dimensioni.
Nello spazio, vuoto, pochi elementi dinamici, di grande leggerezza e design fanno da isole per la conquista e la continua invenzione dello spazio del vissuto.
L'assoluta mancanza di mobili a vista ma, leggerissimi elementi scorrevoli in dacron nascondono infinite possibilità, compreso l'ascensore.
Lo stesso spazio al piano terra può diventare luogo per cucinare, per ascoltare la musica, per incontrare; al primo piano camera e sala lettura o ascolto. Mentre il secondo piano è uno studio riconvertibile a camera per gli ospiti.
La parete in dacron, che diventa elemento di arredo, di illuminazione e di continua trasformazione dello spazio, idealmente si estende dal piano terra fino al primo creando una continuità ben percepibile dall’esterno.
Questa continuità è sottolineata da un taglio in vetro, trasparente e calpestabile, che si ripete su ogni solaio in corrispondenza della facciata principale e che permette di traguardare tutta l’altezza della casa da ogni piano, evidenziando l'altezza dell'edificio e la continuità del taglio luminoso e degli elementi scorrevoli.
Lo spazio liquido si snoda lungo ogni percorso che è lasciato completamente libero anche grazie alla scelta di non utilizzare nessun tipo di chiusura o porta: questo comporta una enfatizzazione ancora maggiore della fluidità delle funzioni.
Il dialogo con l’esterno è forte, e ad ogni ora del giorno e della notte le priorità si spostano da dentro verso fuori e viceversa a seconda di come si vuole vivere lo spazio; esso avviene per mezzo di un’ampia vetrata e a finestrature poste su un esilissimo supporto metallico.
Grazie a taluni accorgimenti (la totale chiusura del portone per il piano terra e la parete mobile in dacron nera al primo piano), lo spazio può essere vissuto nella piena intimità ma si può trasformare anche aprendosi completamente verso l’esterno e diventare così un luogo d' incontro per tante persone.
Progetto Architettonico e Direzione Artistica: Arch. Massimo Orio Boselli per Boselli Arredamenti Venezia
Progetto strutture, Impianti e Direzione lavori: Ing. Stefano Debiasi, Geom. Roberto Daneu
Impresa: Sandri Marco & Mitia, Duino Aurisina (TS)
Impianti elettrici: Skerk Boris
Fotografie: Alessandra Bello