Come progettare un rifugio montano valorizzando un paesaggio di assoluto pregio, come quello dei Monti Lepini? La risposta è di esaltarne e amplificarne le caratteristiche, inseguendo un’idea di architettura che sappia dialogare al meglio con il contesto naturalistico nel quale sorge, ma che rovescia i canoni della tradizione, con forme e materiali innovativi per un tipo edilizio come il rifugio.
Il modulo ricalca il profilo archetipo della casa, memore della tipologia edilizia più nota nel panorama montano: quello della baita, deformandosi però nelle sue pareti e nel suo colmo.
Il concept è stato estremizzato tramite un rivestimento a pannelli riflettenti per le facciate esterne che, in maniera mimetica, non altera visivamente il territorio bensì esalta la bellezza dell’esistente, divenendo cassa di risonanza del paesaggio: Lo specchio diventa il luogo di incontro tra il paesaggio ed il suo riflesso.
Gli interni si contrappongono alla freddezza del materiale esterno con tutto il calore dato dal rivestimento in tavole di faggio, tra i legni più tipici dei Monti Lepini, che viene usato sia per le pareti, che per gli elementi di arredo.
La pianta si sviluppa attorno a due elementi alti 2,60m: il volume dei servizi igienici e quello che ospita cucina, armadi, due letti in nicchia ed una termostufa. L’ambito da questi delimitato è destinato al pranzo e ad uno spazio relax in continuità ed a tutt’altezza, caratterizzato da una vetrata verticale lungo la parete inclinata.
Il rifugio si solleva su elementi puntiformi per evitare la risalita dell’umidità e per “correggere” le eventuali irregolarità del suolo.
Tutte le parti strutturali sono in legno lamellare; la tamponatura invece si compone di pannelli sandwich in legno con all’interno un consistente strato di isolante termico.
Il fabbisogno di energia è garantito dall’uso di pannelli fotovoltaici integrati architettonicamente con la falda, mentre l’approvvigionamento dell’acqua avviene tramite un serbatoio (ricavato all’ interno del volume dei servizi igienici e accessibile dall’esterno) che consente il recupero dell’ acqua piovana e di quella derivante dalla fusione della neve.