Nuovo Tempio Socrem Presso il Cimitero Monumentale di Pavia
Lux Levat Lapidem
Un paesaggio storicamente caratterizzato dall’ordine centuriale della colonizzazione romana che si disgrega verso la campagna. Da un lato la città storica con la sua regola, dall’altro la campagna consumata dalle fabbriche, in mezzo il Cimitero Monumentale che diventa principio d’ordine e misura. L’edificio accoglie le proporzioni del lotto per costruire uno spazio centrale ed unitario evocando il modulo base della centuria, diventando anch’esso un principio d’ordine nella schizofrenia progettuale delle cappelle private che affollano le grandi corti del cimitero.
Il Tempio non è che un edificio elementare, un recinto che definisce uno spazio sacro, distinto, interrotto da 4 varchi e coperto da una grande lapide sospesa. Si tratta quasi di un edificio fatto di niente, dove la massa costruita è solo il 10% del volume, ma questo niente di cui è costruito il Tempio è un niente che significa tutto. Qui si custodisce la memoria dei cari estinti, si conserva la possibilità di un ricordo, una preghiera in uno spazio che si apre verso la luce.
Nel suo Giudizio Universale, Beato Angelico ha fissato la transizione tra vita e morte, nel momento in cui le tombe si scoperchiano, in cui nel tumulo arriva la luce. Il valore estremo universale del giudizio finale è concentrato in quel manufatto posto tra suolo e sottosuolo. Il manufatto non è basamento né tumulo: è l’uno e l’altro.
Un’asola di luce penetra tra recinto esterno e copertura generando una sospensione inaspettata. Una grande lapide sospesa tra la sepoltura e la resurrezione. Dieci centimetri che lasciano entrare luce sufficiente a fendere l’ombra in cui il ricordo dei cari estinti si fa monumento. In quello spazio minimo alberga la potente allusione alla dimensione del dialogo tra gli opposti: vita e morte, gravità e levità, terreno e celeste.
Una volta entrati tutto è concentrato e concentrico. Il centro è un vuoto in cui si esprime la massima altezza dell’aula e in cui gli elementi celesti entrano all’interno dello spazio sacro, significandolo. Se all’esterno non esiste più un centro o un orizzonte, qui dentro tutto è rivolto verso un centro simbolico oltre che che fisico. In questo spazio sospeso si vuole permettere alla moltitudine di abbracciare l’uno.
Il progetto propone quindi uno spazio unico in cui i loculi possano co-abitare e godere della medesima atmosfera.
L’unico grande spazio, l’aula o teatrum memoriae, degradante verso il centro offre i vantaggi di una esperienza ricca di suggestione, senza comportare disparità tra chi sarà tumulato ad una quota piuttosto che ad un’altra.
“Il termine contemplare viene da tempio. Contemplare è letteralmente tagliare nello spazio il luogo consacrato a Dio. Il tempio, temenos, il recinto divino, è ciò che è stato tagliato, nel senso dell’estensione. La fondazione del tempio, nello spazio, è il fondamento dell’atto di contemplare”
Jean Clair
Il Tempio è definito da 5 recinti impostati su 5 quote diverse, questi contengono i loculi in cui sono alloggiate le urne. La pietra bianca delle lapidi testimonia per ognuno di essi la presenza di una assenza.
I muri mantengono un’altezza costante di 240 cm così da avere, ovunque, una visibilità ottimale delle lapidi e al contempo “sentire” lo spazio unificante dell’aula intera pur restando dentro una enclave protetta e concentrata.
Al centro un catino ribassato, coperto con breccia di marmo ottenuta dalla frantumazionedegli scarti di lavorazione delle lapidi, accoglie gli elementi che piovono del cielo: luce, pioggia, neve, così come i semi di fiori selvatici che attecchiranno e cresceranno spontanei al centro del Tempio, garantendo una presenza e un orizzonte di speranza per le preghiere.