Concorso d’idee per la progettazione del nuovo Tempio Socrem presso il Cimitero Monumentale di Pavia
“L’Architettura suscita nell’uomo degli stati d’animo. Il compito dell’architetto è dunque di precisare lo stato d’animo [...] Se in un bosco troviamo un tumulo, lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura”
Attraverso l’architettura del luogo è così possibile suscitare quello stato d’animo “che ci rende seri e ci fa dire qui è sepolto un uomo”. Le parole di Adolf Loos individuano nell’adeguatezza della forma e nella riconoscibilità del luogo il senso profondo dell’architettura.
Il cimitero è un luogo dove ogni cittadino ha diritto di sepoltura e che ha come fine ultimo quello di creare un senso di rispetto, è lo spazio del ricordo e del rendere omaggio.
Il cimitero ha una spazialità analoga a quella della città: esso, infatti è costituito da un insieme di edifici, che attraverso le loro relazioni, definiscono e costruiscono dei luoghi differenti. Così come nella città dei vivi si incontrano strade, piazze e parchi, analogamente nella ‘città dei morti’, le differenti tipologie di sepoltura generano, aggregandosi, edifici che definiscono luoghi differenti.
Il progetto si definisce attraverso la costruzione di un volume che, come l’esistente cimitero monumentale, deline un ‘recinto’ che configura il Nuovo Tempio Socrem. Il recinto è l’elemento costitutivo comune a tutti i cimiteri della storia e va oltre un mero significato di chiusura: è l’elemento architettonico che definisce un limite, che rende riconoscibile quel sentimento di rispetto necessario alla costruzione del luogo. È l’elemento di individuazione e allo stesso tempo di protezione del luogo.
In questo caso l’atto del recintare è affidato ad un muro di mattoni, scandito da un ritmo continuo di bucature e leggeri arretramenti, che lascia spazio a un varco e che contiene al suo interno una corte. Il varco, a sua volta, rappresentato nella storia dalla porta o dal portale, rende riconoscibile la soglia tra un luogo e un altro, definendo la costruzione del limite.
Come negli edifici sacri della Mesopotamia, il luogo sacro si caratterizza spesso per una doppia cinta muraria che contiene al suo interno un cortile che assume una posizione centrale nell’organizzazione della pianta nonchè un ruolo fondamentale nel processo evocativo della divinità o dei defunti.
IL CONTESTO CIMITERIALE
Il Cimitero Monumentale di Pavia è un luogo dove passato, storia, sensibilità collettiva, arte e cultura si sono fuse fino a costituire un quadro complesso dell’evoluzione del contesto sociale pavese nell’arco degli ultimi due secoli. Il Cimitero Monumentale di San Giovannino ha affermato lungo il corso della sua storia una componente laica molto forte. Non è un caso che quello di Pavia, almeno nella sua parte più antica, sia un cimitero laico, ovvero senza la presenza di segni confessionali nelle parti comuni. Nonostante la realizzazione all’interno del Cimitero Monumentale di Pavia del primo Tempio Socrem nel 1988 e del suo successivo l’ampliamento nel 2007, si rende oggi necessaria la realizzazione di un secondo Tempio Socrem atto ad accogliere le ceneri dei soci.
In accordo con quanto detto, la Società Pavese per la Cremazione ha sempre avuto come obiettivo principale la celebrazione del ricordo inteso come momento collettivo e partecipato per esaltare la memoria di chi non c’è più.
Il lotto in cui si inserisce il nuovo Tempio Socrem è caratterizzato dalla presenza dell’elemento pregevole del portico, dal passo ordinato e costante, che circonda due lati dell’area di progetto. Il tema della scansione regolare di pieni e vuoti diventa una suggestione che si ritrova nella partitura dei prospetti del nuovo edificio.
IL NUOVO TEMPIO SOCREM
Il nuovo Tempio Socrem si inserisce all’interno della storica cornice del Cimitero Monumentale di Pavia e tenta con operazioni semplici di interpretarne l’aulicità e la rappresentatività.
L’edificio è inteso come un ‘recinto’, un recinto fatto di spazio architettonico perché pensato come un muro porticato e abitato dai cellari che ospitano le ceneri, contiene, in un percorso ininterrotto, il rapporto tra vita e morte, fissandone la lettura nel senso di una continuità ideale della vita.
Tenendo in considerazione i vincoli e i margini definiti dal bando, il nuovo edificio occupa quasi totalmente l’area indicata di 20x20 metri ed è costituito da due livelli di cui uno fuori terra che ha uno sviluppo in altezza di 3,85 metri.
L’accesso all’edificio avviene tramite un ampio portale posto in diretta relazione all’area in cui si incrociano i due viali principali. In corrispondenza dell’ingresso si trova una scala su una rampa che conduce al livello seminterrato e subito a seguire il vano ascensore. Dall’ingresso si snoda un percorso dalla sezione costante di 1,80 metri che segue il perimetro dell’edificio e che è scandito dai pilastri di pietra che contengono le cellette. Ciascun pilastro contiene dieci cellette. Il perimetro dell’edificio ospita le cellette doppie. Il perimetro interno, invece, contiene le cellette singole raggruppate anch’esse in colonne, le quali definiscono una corte di dimensioni di 6,50x14,00 metri.
La pianta del livello di ingresso e del livello seminterrato sono pressochè identiche: al piano inferiore infatti, il bordo esterno contiene le cellette doppie, mentre il perimetro della corte è definito dai pilastri che contiengono le celle singole.
Nel complesso, l’edificio ha un impianto introverso che si apre al suo interno verso una corte su due livelli che diffonde la luce ad entrambi i livelli.
All’esterno l’edificio presenta un paramento murario in mattoni, proprio della tradizione costruttiva locale, dove la scansione tra i pieni e i vuoti, sia essi che siano bucature o arretramenti, definisce un involucro dalle linee asciutte e dalle ombre nette. L’uso del mattone, oltre ad essere di forte tradizione locale, intende richiamare la terra e il concetto di tumulo.
All’interno, invece, lo spazio è rivestito in pietra chiara grazie alla quale si accentua la volontà di un carattere etereo. La cadenza ritmata di pieni e vuoti scandisce l’illuminazione naturale e tiene conto del rapporto con il contesto. Infatti la vista attraverso i pilastri contempla una volta il portico monumentale, una volta il giardino delle rimembranze.
I pilastri, definiti dalle cellette, celano una struttura portante in calcestruzzo armato che sorregge la copertura piana, interrotta nella sua continuità dal grande foro della corte e da un taglio che porta luce zenitale in corrispondenza della scala.
L’organizzazione spaziale dell’edificio consente di ritrovare diversi momenti di raccoglimento: alla quota di ingresso uno spazio ad aula illuminato dalle bucature della corte e da un grande lucernario a soffitto consente di svolgere piccole cerimonie di commiato. Al piano inferiore uno spazio coperto simile al precendente si relaziona con la corte aperta anch’essa luogo atto ad ospitare cerimonie all’aperto.
I luoghi di incontro e raccoglimento nonchè i persorsi che conducono alle lapidi dei cari, sono pensati in maniera essenziale, senza sovrastrutture o decorazioni che possano richiamare specifiche simbologie religiose; tali spazi possono essere utilizzati per cerimonie di commiato sia per cittadini atei, sia per credenti di fede cattolica o di qualsiasi altra fede, luoghi destinati ad onorare degnamente i defunti in una cerimonia, in un rito di ultimo saluto.
L’edificio si basa sulla costruzione di moduli elementari che permettono la loro ripetizione. I pilastri che contengono le cellette sono composti da blocchi modulari e identici disposti con un passo regolare. I paramenti esterni sono rivestiti in mattoni in modo da contenere al massimo i costi di manutenzione. L’intervento si caratterizza per un’elevata accessibilità e per la assenza di barriere architettoniche adoperando, ove necessario, rampe per disabili, ascensori e pavimentazioni idonee per esterni.