Unità residenziale al servizio dell’albergo diffuso di Paluzza
Progetto Finalista alla Medaglia d'Oro dell'Architettura Italiana 2015
(Testo di Federico Mentil)
Nell'affrontare un progetto in un contesto alpino, è necessario considerare il livello di frizione a cui si va incontro date le norme che regolamentano una malintesa volontà di preservare i caratteri tipici dell’architettura alpina.
Il fare progettuale e le scelte architettoniche, soprattutto in zone sottoposte al recupero del patrimonio architettonico rurale, sono infatti normate da abachi di forme e materiali con cui gli amministratori credono di poter conservare un’immagine “autentica” del paesaggio costruito alpino. Il risultato è nella maggior parte dei casi un grottesco pastiche che incorpora stereotipi e visioni distorte dell'immaginario montano.
Tra le nostre bellissime montagne si “aggirano”, così, architetture senza memoria, edifici che hanno interrotto qualsiasi dialogo con gli elementi salienti del paesaggio e che, nella maggior parte dei casi, sono privi di quei contenuti che consentano di leggere le reali peculiarità del costruire in montagna o in città, in collina o al mare.
La nostra piccola costruzione sfugge alle regole della norma, realizzando di fatto un edificio linguisticamente “abusivo”. Sfugge al volere dell’abaco dei materiali. Sfugge per la semplicità e la schiettezza del volume edilizio, privo di qualsiasi sovrastruttura ornamentale finto-chalet.
Sfugge per l’uso dei materiali di rivestimento e per la realizzazioni di alcuni elementi formali quali la grande finestra che si configura, dall’interno, come grande quadro astratto rivolto al paesaggio alpino la cui minima variazione della luce, determina condizioni estremamente dinamiche ed emozionali. I materiali esterni non sono trattati.
Il rivestimento è risolto con dettagli non certamente raffinati ma legati a un modo di costruire che si ritrova nell’architettura rurale tradizionale sotto forma di pattern. Al tavolato di larice semplicemente avvitato a un doppio ordito in legno, è concesso di mutare il proprio aspetto, torcersi per la forza latente che il legno nasconde fino al momento della costrizione, sbiancarsi sotto il sole e la pioggia fino a diventare grigio e poi ancora nero.
È l'accettazione dell’irregolarità, frutto del tempo e del clima che inevitabilmente modificano le cose in modo apparentemente casuale, fuori dal controllo della matita dell’architetto. La casa al suo interno offre una geografia domestica intimamente legata alla morfologia del sito.
Uno spazio nero con una piccola finestra diventa il luogo per cucinare e mangiare, la grande vetrata senza telaio caratterizza il luogo in cui conversare, mentre una bassa finestra da cui è possibile continuare a osservare uno scorcio del paesaggio scolpisce una piccola alcova di legno, scrigno intimo in cui dormire.
Sul sedime di una vecchia costruzione rurale è stato realizzato un piccolo edificio destinato a essere un'unità residenziale al servizio dell'albergo diffuso del comune di Paluzza. Il progetto integrato "Albergo Diffuso", promosso dall'assessorato al turismo della regione Friuli Venezia Giulia e finanziato con contributi della comunità europea, ha come finalità il riuso e il recupero del patrimonio edilizio in disuso con lo scopo di promuovere una nuova forma di turismo più sostenibile capace di contribuire, nello stesso tempo, alla rivitalizzazione di luoghi non più abitati.
L'ambizione è quella di aumentare la ricettività turistica non più con grandi infrastrutture alberghiere ma grazie a piccole unità sparse sul territorio. L'effetto di tale scelta è offrire al turista un'ospitalità a basso costo e nel contempo fornire al viaggiatore un'offerta turistica più ampia e alternativa possibile.
Il nostro progetto trasforma gli elementi costituenti uno stavolo esistente: il basamento murario, adibito alla stalla e luogo di riparo dei pastori, diventa il "sostegno" per una nuova e leggera struttura in legno a sostituzione di quella ammalorata che un tempo formava lo spazio del fienile. La parte basamentale in pietra, priva di fondazioni, è stata incamiciata da una doppia lastra armata in cemento armato, con lo scopo di rendere la struttura consona alla vigente normativa antisismica e idonea a sostenere la nuova struttura di legno.
La struttura è costituita da aste sottili di legno e pannelli controventanti in agglomerato di legno. L' imposta del piano che ospita la zona giorno (zona pranzo, cucina e piccolo soggiorno con vista sui monti) è rialzata un metro e venti sul piano di campagna. Questo dislivello di protezione dalla neve si supera mediante un blocco di cemento armato che porta all'ingresso, caratterizzato da una nicchia protetta prima di entrare in casa.
Nel piano seminterrato si trova la zona notte e il piccolo bagno. La camera di questo piano è a prevalente utilizzo estivo. Infatti, per la stagione invernale, è previsto che il soppalco sopra la zona pranzo - accessibile da una botola con una scala a pioli - diventi un comodo e intimo giaciglio sotto le ampie falde del tetto.
L' edificio è energeticamente indipendente: una serie di pannelli solari ad alto rendimento alimentano le lampade a led che garantiscono una gradevole illuminazione. Il riscaldamento, a legna, è garantito da due stufe poste nella zona giorno e nella zona notte.
Dati di Progetto
- Titolo del progetto: Unità Residenziale al servizio dell’albergo diffuso di Paluzza (Ud)
- Progetto: Ceschia e Mentil Architetti Associati
- Collaboratori: Piazza Alfonso, Matiz Ottaviano, Nicola Vignaga, Simone Cadamuro
- Strutture: Mentil Eugenio
- Impianti: Mauro Cossalter, Candoni Vincenzo
- Direzione Lavori: Mentil Federico e Mentil Eugenio
- Impresa Costruttrice: L.E.I.F di Duzzi Marcello
- Committente: Regione Friuli Venezia Giulia, Unfer Velio
- Dati Dimensionali: Superficie coperta 45mq, Volume complessivo 300mc
- Costi di costruzione: 105.000 euro
- Cronologia: 2013, Completamento 2014
- Localizzazione: Comune di Paluzza località Faas