ROMA PARLA
La città è un prodotto della cultura umana, è materializzazione del tempo, è il risultato di come ad un epoca sia susseguita un’altra e quindi come il cambio sia il vero punto in comune tra il passato ed il presente.
Roma città eterna sull’orlo del declino, Roma città di vizi, di odi, di pregiudizi. Roma città dei potenti, di caste intoccabili, in cui il decadimento e l’abbandono ne stanno facendo vacillare le antiche fondamenta.
In molti pensano che la rotta sia smarrita e che questa crisi, che ad oggi sembra essere senza un vero punto di svolta, affossi la città in un nuovo medioevo. Una crisi morale, sociale, culturale in cui gli stessi Romani sembra abbiano perso le speranze di un futuro di modernità, e si trovano a guardare con malinconia ciò che è stato e che forse non potrà mai più essere. La città è un organismo malato in cerca di una cura che sembra un miraggio, e si trova ad affrontare una battaglia persa in partenza poiché nessuno è in grado di stare al timone di una barca che pare più vicina al naufragio che alla terra ferma.
E cosi giunge inesorabile il declino di quel popolo di poeti, artisti, santi e pensatori che costruì quel passato di cui tutti noi oggi ci esaltiamo la cui immagine sembra essere solamente un ricordo sfocato.
Ma, anche se il declino odierno sembra difficile da recuperare, Roma è storia e, cosi come la storia, è soggetta a cicli di decadenza e rinascita.
Il principio di queste immagini non è negare la crisi ma voler ricercare quell’atteso punto di svolta nelle vene della città stessa, nei frammenti delle sue architetture che ne compongono l’essenza e ne costituiscono la reale potenza culturale. Elementi artistici e costruttivi, volti urbani che dialogano tra loro e che, come spettatori immobili della vita frenetica della città, vogliono raccontarci le loro storie. Stili diversi che sono il risultato dell’evoluzione, testimonianze del progresso umano che fanno di Roma la reificazione della storia dell'umanità.
La città è un prodotto della cultura umana, è materializzazione del tempo, è il risultato di come ad un epoca sia susseguita un’altra e quindi come il cambio sia il vero punto in comune tra il passato ed il presente.
Ed il cambiamento può generarsi solamente da una crisi. Credo sia un grave errore quello di pensare alla crisi come al decadimento fine a se stesso se non invece come opportunità di rivalsa. La crisi porta progressi, in essa sorge l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie.
Questi ritratti sono una risposta a quanto detto e mostrato dal New York Times in un articolo dove la descrizione a senso unico del degrado di Roma non lascia spazio a una possibilità di riscatto.
Le fotografie sono il risultato di un percorso attraverso le sue strade, le sue piazze, i suoi vicoli trasteverini, le sue borgate, dove i suoi edifici, veri protagonisti della città , sembrano dimenticati dai romani stessi che sono abituati a viverci.
Roma non può arrendersi al suo destino odierno, chiudendo le porte al futuro e perdendo cosi quell’occasione unica che se le presenta di seguire quel percorso attraverso la storia iniziato da duemila anni in cui la sua immagine di modernità appare sfocata, indefinita. Non può perdere questa battaglia con la contemporaneità ma deve ripensarsi partendo proprio dalle ricchezze uniche che possiede, dalle sue fondamenta, dalle sue potenzialità artistiche, deve trovare dentro se stessa la capacità di risorgere dalla polvere. Roma parla ad un nuovo aspirato modello di società romana che sembra abitarla ma allo stesso tempo averla dimenticata.