Un Centro Parrocchiale nella Piana di Sesto
In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.
(Genesi 1,1-5, Antico Testamento)
Osservando una carta topografica del territorio compreso fra le città di Firenze e Prato è possibile individuare numerose strade il cui andamento lineare procede in direzione sud-ovest/nord-est ed in molti casi esse si incrociano con altre strade, poste sulla direttrice sud-est/nord-ovest: non è un caso questo, si tratta infatti di "relitti centuriati", cioè tracce sopravissute dell'antica organizzazione romana del territorio.
Questa antica pratica di suddivisione dei terreni ha condizionato dei secoli successivi l'assetto territoriale della piana di Sesto, determinando l'orientamento di strade, argini e canali, l'allineamento delle aree coltivate, persino la formazione e lo sviluppo dei nuclei abitati. La centuriazione creava un grande reticolo sul quale si sarebbe poi impostato il "disegno" del territorio che vediamo oggi. Per assecondare la corrente del fiume e consentire un più rapido smaltimento delle acque piovane, a nord dell'Arno i canali agricoli di deflusso delle acque piovane si impostavano su vari cardini, mentre a sud dell'Arno, sui decumani. Attraverso una ricostruzione effettuata da alcuni studiosi archeologi di Scandicci, è stato possibile riportare alla luce la griglia centuriata così come dovettero pensarla gli "agrimensori" romani a partire dal punto di origine di cardini e decumani, i cosidetti cardine e decumano "maximi", che secondo l'opinione di numerosi studiosi si sarebbe trovato presso quella che era la porta occidentale della città romana: cioè l'incrocio tra le odierne via Tornabuoni e via della Spada. Lo studio è stato effettuato graficamente su tavolette IGM in scala 1:25.000.
Nella pianura fiorentina l’opera di centuriazione, che solitamente veniva eseguita secondo l’orientamento dei punti cardinali, fu condotta invece con una inclinazione di 33° rispetto al nord, contrariamente a quanto avvenne per l’assetto urbano di Florentia che invece ricalca esattamente i quattro assi della rosa dei venti. Ciò fu dovuto probabilmente alla necessità di seguire il naturale orientamento del fondo vallico, assicurando così un facile e completo deflusso delle acque per mezzo di apposite canalizzazioni: realizzando così in breve tempo una completa bonifica della fertile pianura. La deduzione della colonia fiorentina e la centuriazione della pianura ad essa circostante rappresentarono la soluzione del problema della bonifica agraria di un territorio paludoso che aveva già visto episodi di regimazione delle acque almeno dall’epoca etrusco-arcaica e forse anche in età preistorica: una soluzione, comunque, che certo dovette richiedere non poco impegno.
Il collegamento tra la centuriazione, che è un 'operazione essenzialmente agricola, e la chiesa, un luogo spirituale, si ritrovano nel progetto sotto due aspetti: il simbolo della "croce", che è di fatto una "groma" (la versione più antica del moderno squadro), due assi che si incrociano ad angolo retto, proprio come il cardine e decumano romani, ma anche nell'importanza assunta dalla chiesa in epoca passata per i contadini che lavoravano la terra, essendo l'area poco densamente popolata e adibita a campi coltivati. Le campane delle chiese infatti, ritmavano, in ogni comunità, la scansione del tempo. Il tempo del lavoro, ma anche il tempo della festa; il tempo del riposo, oltre che della gioia e del dolore.
Al suono del mattino, i bambini si recavano a scuola; «a mezzogiorno la cazzuola cadeva dalle mani dei muratori», che si concedevano la sosta per la necessaria colazione; al tramontar del sole, il lavoro si fermava: tutti, contadini e artigiani, tornavano alle loro case per consumare la cena. Allora ecco che la Chiesa, diviene anche il luogo del tempo e fulcro vitale della collettività. Come fulcro della vita cittadina, essa deve mostrarsi da lontano, deve essere punto di fuga di ogni visuale, per cui è posta in posizione centrale rispetto all'estensione dell'area di intervento, all'incrocio fra cardine 8 e decumano 5.
Il centro parrocchiale è ubicato a pochi chilometri da Firenze, nella zona conosciuta come la “Piana fiorentina”, vicino all’odierna Via Gramsci. Da
una parte abbiamo i rilievi del Monte Morello, che fanno da sfondo e cornice alla Piana, dall’altro, la campagna e l’abitato di Sesto, che segnano i riferimenti di un paesaggio storicamente caratterizzato dalla colonizzazione romana: una civilità ancora leggibile e riscontrabile negli attuali tracciati delle strade e dei poderi, nell’architettura romanica delle piccole chiese di Santa Maria e San Bartolomeo a Padule e di San Martino. L’assetto centuriale ed il rapporto con la “croce” è stato il primo tema affrontato dal progetto, che appare anche un progetto di riflessione sul tema del “reperto archeologico” e del rapporto fra passato e presente e fra città e collina. La chiesa ed il centro parrocchiale si presentano come un complesso immerso nella terra, scavato nella collina, che deve essere riportato alla luce come un'antica rovina del passato. L'ispirazione deriva dalla vicina tomba etrusca della Mula. Un’ampia piazza abbraccia il centro parrocchiale ed unisce gli spazi.
L’organismo architettonico si presenta come uno spazio protetto per la comunità, chiuso e concluso. La pietra naturale che riveste esterni ed interni, consacra l’appartenenza alla natura del suolo e della storia della Piana. Nelle braccia, distribuiti su due livelli, trovano posto i locali del ministero pastorale e la canonica ad ovest, il salone comunitario e un salone per proiezioni ad est. Lungo il corpo della croce "interrotta", "ferita", e perciò frammentata, incontriamo la Chiesa principale e la Cappella feriale, con gli ingressi contrapposti. L’ aula liturgica si presenta come una "grande cappella della preghiera", dove la luce lascia il posto al buio, quindi alla riflessione e alla spiritualità, all’incontro del fedele con Dio, fondata su un percorso ascensionale dal sagrato verso l'altare, rivolto verso la città di Sesto Fiorentino; Dio discende sulla terra mentre il fedele, grazie alla sua fede, simbolicamente si eleva al cielo. Il taglio di luce, di poco più di un metro, che corre lungo tutto il perimetro della stessa e separa così le pareti dalla copertura, diviene un simbolo austero di comunione con il cielo.
Per la cappella l'illuminazione è zenitale, tramite una sorgente di luce centrale. La parte "logorata" del complesso, che ne interrompe l'unità e la compattezza è l'ingresso posto lateralmente, perciò nascosto a prima vista: la chiesa, come tutto il centro parrocchiale, deve essere scoperta, deve essere trovata, quindi la chiave per accedervi non è immediata, va cercata, come un reperto archeologico appunto, testimone muto di un' epoca svanita.