Figino: the sustainable village
La prima nota distintiva del progetto risiede nell’impianto urbanistico. La stessa impronta urbana di Figino, che comprende corti e cortili aperti attestati su una strada centrale, è stata mutuata lungo il nuovo confine tra paese consolidato e campi. Si è ricostruita una nuova cerniera tra borgo e campagna laddove, la precedente, è stata asfissiata dall’edificazione degli ultimi decenni.
Le nuove corti sono rivolte verso la strada centrale ma gli isolati intercludono ulteriori cortili che si aprono alternativamente verso il borgo (in forma di piccole piazze) e verso i campi (in qualità di giardini ed orti). La strada, le piazzette ed i giardini definiscono la rete degli spazi pubblici pedonali come un sistema permeabile in tutte le direzioni; l’alloggio, viceversa, è il punto di approdo della modulazione spaziale che, a partire dallo spazio pubblico, attraversa le corti condominiali semiprivate per concludersi nello spazio abitativo privato. La strada centrale è il luogo di scambio e connessione del sistema, lungo il suo sviluppo si affacciano le funzioni pubbliche, commerciali e professionali connesse all’abitazione.
L’asse centrale è assimilabile ad una strada, ma non nell’accezione di asta monumentale e rappresentativa, bensì di percorso informale lungo il quale si articolano le funzioni essenziali e vitali della comunità. Tutte le corti si aprono sul corso pedonale e, fronteggiandosi a coppie, fanno confluire lo spazio dell’una nell’altra. Il continuum visivo è parzialmente diaframmato dai bassi corpi edilizi che fiancheggiano la strada e segnano il margine tra spazio pubblico (la strada) e spazio semi-pubblico (condominio).
Agli estremi opposti dell’asse stradale si attestano due piazze: la piazza civica ad ovest, la piazza ecologica ad est, su quest’ultima si affacciano l’eco club, il living room, orti, spazi ludici e collettivi per lo stare all’aperto. La piazza civica diventa la piazza urbana di tutto il paese che, attualmente, ne è privo. Difficilmente possiamo immaginare una piazza italiana senza la presenza di un bar, di un ristorante con i tavoli che ne occupano una parte, senza attività commerciali o senza la presenza di importanti edifici pubblici.
La nuova piazza civica di Figino è tutto ciò, vi si prospettano il co-lavoro, la posta, lo sportello bancario, il borgo assistito, portici e percorsi e vi si affacciano, come in un anfiteatro, le uniche residenze distribuite a ballatoio; l’intento è di accentuare lo scambio visivo, oltre che fisico, assimilando la piazza ad una cavea teatrale, ad un luogo della rappresentazione. Al centro dello spazio civico è collocato un “prato urbano” che, fittamente piantumato scandirà il passaggio delle stagioni. Il rettangolo verde è intersecato da percorsi in prossimità dei quali sono collocati elementi di arredo destinati alla sosta ed alla socializzazione. La piazza civica, la piazza ecologica e la piazza religiosa esistente definiscono un sistema tripolare che alimenta la vitalità del borgo, rinnovando anche antichi percorsi, quasi dimenticati ma ancora riconoscibili, che attraversano le vecchie corti contadine per approdare nelle nuove piazzette incluse tra gli isolati del borgo sostenibile.
Tra il plesso parrocchiale ed il futuro centro civico si inserisce una fascia scandita in diverse modulazioni di verde che, abbinata ad un ampio parterre ciclo-pedonale, orienterà i percorsi del tempo libero e offrirà stanze a cielo aperto per la socializzazione, il gioco, lo svago. A completare questo ambito si trovano aiuole decorate con essenze floreali, arboree stagionali, specchi d’acqua per la termoregolazione microclimatica, brani di coltivazioni (cereali, graminacee) in memoria dell’origine agricola del territorio. La conformazione planivolumetrica del Borgo è accolta ed interpretata dall’architettura. Il linguaggio è rappresentato da forme fluide, estese dalla pianta all’alzato, dolci contrappunti di pieni e vuoti sotto i quali, l’attacco a terra, è assimilato per materiali alla pavimentazione così che, la strada, si rafforza nell’architettura e viceversa. L’attacco al cielo, lo skyline, è una linea spezzata, è un tetto ”origami” dal profilo movimentato e irregolare, per un’introduzione morbida nello spazio che, Aalto, definirebbe “lenta”.
La fluidità si diffonde sulle facciate che, senza la gronda che costituirebbe un forte taglio figurativo alla continuità tra le superfici di diversa inclinazione, sono interamente lavate dalla luce. La distribuzione degli alloggi varia a ciascun piano e riporta in facciata aperture e sfondati diversi, disposti in modo irregolare e movimentato. La matrice è sempre uguale, è il “basso continuo” sul quale ogni corte, ogni corpo, ogni facciata può “suonare” in modo autonomo ma referenziato e riferibile a quella base.
Per la costruzione si applicano sistemi stratificati completamente assemblati a secco e costruiti in legno. Il sistema è completamente modulare e prefabbricato, ivi compresi i moduli bagno. La costruzione si configura in classe A energetica ed è caratterizzata da un alto grado di eco-compatibilità costruttiva. La maglia strutturale consente un’elevata flessibilità distributiva e disimpegna la facciata da vincoli strutturali.