Sostruzione, una Chiesa per Quinto Fiorentino
Il luogo racconta, un qualcosa che sta al di sotto della forma e la costituisce, una matrice in filigrana del nostro territorio densa di significato, attraverso la quale riemergono le misure ed i segni degli antichi, e tramite il tempo si caricano di nuovi significati. In una relazione continua dove il luogo è sedimento del tempo.
1.
Il progetto della chiesa si propone come frammento del luogo.
All’artificio del rumore e del non definito della piana fiorentina è necessario un atto di separazione, il bisogno di opporre Silenzio. Tramite questo atto si manifesta il progetto, palesando l’importanza della sua destinazione. Il muro in cemento armato tramite la sua tessitura orizzontale è allusivo di una tradizione secolare del territorio, il lavoro di semplificazione di un materiale del nostro tempo, che rimane nonostante tutto, manufatto.
L'originale tumulo erboso della tradizione etrusca, si trasforma in un grande altare sospeso che descrive, emergendo in contropendenza rispetto al naturale declivio del terreno, il concetto di sostruzione, rappresentando un’ideale piano di vita che unisce l’aula della chiesa con la villa della Mula e si estende in un percorso di conoscenza del luogo.
2.
Il silenzio del muro si rende indispensabile, tiene insieme il netto contrasto dell’elemento fondamentale del progetto, il vuoto del prospetto, segno di un lavoro in sezione da sempre presente nell’architettura toscana sino al racconto di un procedimento caro al popolo etrusco, il primo taglio su un banco roccioso.
Il progetto trova in quel che resta, il significato di rovina. Il segno che permane dopo l’ideale
lavoro di semplificazione da parte del tempo, dove la sezione diventa prospetto e lo spazio interno si apre, lasciando che quello interno lo attraversi.
Sottraendo massa nel punto di appoggio, il grande vuoto non viene sostituito attraverso un muro nuovo, ma vetro, stabilendo materialmente e formalmente una diversità.
La sezione rivela.
3.
L’architettura attraverso i suoi elementi prende il valore di cornice ideale di un dipinto al quale fa da sfondo il paesaggio e attraverso il vetro prendono vita gli ambienti della vita parrocchiale e i fedeli protagonisti del dipinto, partecipano alla liturgia.
Il prospetto sincero, rivela i caratteri distributivi della chiesa;
il basamento, rappresenta il luogo, deposito di cose atmosfere e persone, sedimento del tempo , debitore di una tradizione antica, che ha come sua rappresentante la tomba etrusca della mula.. La massa squadrata, sorda e imponente, viene erosa, un procedimento per arte di levare, rimane solo il necessario. La sua forma manifesta l’importante unione tra tipo e simbolo, che sostiene l’aula della chiesa.
L’aula è ben visibile, ma l’accesso è mediato da un percorso non facile, fisico e spirituale, lungo il quale la chiesa si accosta alla tomba etrusca della mula stabilendo una dicotomia importante per il progetto, questi elementi formano un sistema che si rapporta con la scala naturale e indefinita delle montagne che fanno da sfondo al paesaggio.
4.
E’ necessaria un’inversione completa per raggiungere l’aula. La forte regolarità geometrica e l’assialità del percorso, alludono ad una forma basilicale con una direzionalità preponderante, lungo la quale sono disposti i fuochi liturgici. Ma è attraverso la luce, con il suo carattere di eccentricità dato dalla sottrazione della parete, a riempire il drammatico vuoto e a creare l’aula. L’architettura svela il suo carattere di rovina, e la sua drammatica gravità. Infinito, inteso come
negazione del finito.
EPILOGO.
Proprio questa tensione verso il non ancora, è l’epilogo al carattere sacro della chiesa, il rapporto tra l’uomo e Dio, la risoluzione del finito nell’infinito.