Casa del fine settimana a Fiumelatte
Progetto di Giulio Minoletti
Testo, disegni e fotografie di Gianluca Gelmini
La casa di Varenna è un lavoro in cui Minoletti raggiunge “una sintesi dell’abitazione in una continuità, in una economia di spazio che ne accentuano l’attualità”. Da un lato essa rappresenta un momento importante della ricerca che Minoletti compie sul tema dell’abitare spazi minimi, dall’altro mostra tutta la sua riflessione sul tema architettura-paesaggio-natura.
L’edificio, costruito su una striscia di roccia fra la strada e l’acqua è costituito essenzialmente da un unica grande stanza in forma di cubo stereometrico che appoggia su uno sperone di roccia a strapiombo sul lago, protetto a monte da un alto muro di pietra che ne definisce la misura e la proporzione.
Le grandi vetrate scorrevoli e la terrazza-pergola fanno della casa un punto di vista privilegiato sul lago, e parallelamente essa stessa diviene emergenza nel paesaggio.
Per chi osserva la costa dall’acqua infatti la casa si mostra con i sui elementi costitutivi e semantici: il muro nero che stacca la casa dal verde circostante, l’intonaco bianco del volume abitato, il rosso della parete in tessere vetrose a strapiombo sul lago che segnala da lontano il punto d’attracco, il riflesso di giorno, i colori e le luci di notte, prodotte dalle ampie vetrate che separano lo spazio interno dall’esterno.
All’interno le funzioni primarie dell’abitare sono articolate e differenziate in zone, ognuna con un proprio carattere, colore e materiale descritte precisamente da : il soffitto e i metalli sono dipinti di giallo limone chiaro, il pavimento e le tende in marrone scuro, la terrazza pavimentata in piastrelle di gres bianco, mentre le pareti sono tinte di marrone chiaro e in parte rivestite con del legno di noce. Il rivestimento dei letti è rosso ruggine mentre quello delle poltrone è azzurro pervinca chiaro.
Il fronte sul lago è inquadrato da una struttura in ferro che da la misura dello spazio interno ed esterno. La struttura in ferro è conclusa superiormente da pannellature opache a protezione dal sole e dalle intemperie dipinte di verde nella faccia inferiore quasi a replicare il colore e i riflessi dell’acqua sottostante.
Il tentativo di Minoletti è chiaro: annullare la differenziazione tra spazio interno ed esterno creando un continuo spaziale in cui la piccola casa sul lago diviene una machine-à-habiter, in grado di soddisfare a pieno i bisogni primari dell’uomo: insediarsi, delimitare, escludere, aprire, guardare, dare al paesaggio una scala umana. In questo senso i punti di vista e le prospettive si moltiplicano in un raffinato gioco di rimandi cromatici con gli elementi naturali circostanti. Lo spazio interno si duplica esattamente all’esterno nella veranda-pergola.
Molte sono le analogie e i rimandi alla casa costruita da Le Corbusier per la madre a Vevey sul lago Lemano tra il 1923-24: il rapporto diretto con l’acqua, l’impianto architettonico, l’idea dello spazio unico misurato dall’ampia visuale della finestra, e in particolare la scelta dei colori interni e l’accostamento delle tonalità. Come nella “petit maison” di Vevey anche la casa di Varenna presenta le due tonalità di marrone per i pavimenti e le pareti e l’azzurro pervinca per la parete di fondo contrapposta all’acqua, che nella casa di Varenna trova una declinazione quasi romantica nel Trompe-l'œil che riflette il paesaggio esterno nell’angolo del camino. In entrambi i casi i colori rimandano direttamente alla terra, all’acqua, agli elementi primari della natura. Del resto Minoletti era sicuramente a conoscenza anche della ricerca che Le Corbusier già dagli anni Venti aveva iniziato a svolgere sul colore in architettura e che aveva trovato una sua importante sistematizzazione pochi anni prima del progetto di Varenna con la gamma di “tastiere colore” per la ditta Salubra del 1931con la quale Le Corbusier propone un codice dalle svariate combinazioni cromatiche con precisi significati e notazioni.
Note.
- Marco Zanuso, Una stanza sul lago, in: “Domus”, n. 205, 1946, p. 40.
- Le Corbusier, Une petite maison, les carnets de la recherche patiente, carnet no. 1; Editions Girsberger, Zürich, 1954.
- Ozenfant et Jeanneret, n. 4 dell’Esprit Nouveau1921. “On peut, hiérarchiquement, déterminer la grande gamme, formée des ocres jaunes, rouges, des terres, de blanc, du noir, du bleu outremer et, bien entendu, certains de leur dérivés par mélange; cette gamme est une gamme forte, stable, donnant de l’unité, tenant le plan de la toile, car ces couleurs se tiennent naturellement entre elles. Ce sont des couleurs essentiellement constructives; ce sont celles qu’ont employées toutes les grandes époques; ce sont celles dont doit se servir celui qui veut peindre en volume, puisqu’il emploie des éléments colorés statiques.”
- Arthur Ruegg (a cura di), Le Corbusier - Polychromie architecturale, farbenklaviaturen von 1931 und 1959, Birkhauser Basel, 1997.