Concorso internazionale "Piazza della Scala", Milano
L’idea che orienta il progetto è il tentativo di dare forma al vuoto.
Il progetto delimita uno spazio di forma ellittica, incluso e fisicamente determinato che la collocazione di una densa alberatura consente.
La ragione di forma in apparente contrasto con gli elementi presenti: il vuoto centrale, attraverso la linea curva del proprio bordo, si lega con gli spazi pubblici degli edifici al contorno superando, al suolo, il margine alberato che racchiude e preserva il vuoto.
La semplice perentorietà del principio determina la forma del vuoto: un ellisse a sezione variabile per orientarsi sulle due architetture contrapposte di Palazzo Marino e del teatro alla Scala.
Nel fitto margine alberato si scava il vuoto interno fino a divenire spazio aperto. Lo spazio protetto centrale si esclude dal traffico e dal rumore delle strade adiacenti e unisce attraverso il disegno del suolo le relazioni ora trascurate fra gli edifici che costituiscono il bordo della piazza, ricomponendo, a partire dalla precisione architettonica della centralità spazio aperto, il disegno e le relazioni fra le architetture della città.
La figura architettonica proposta scava nella memoria delle forme della città; trova nessi paradigmatici nella storia della disciplina attraverso corrispondenze e rimandi, si delinea come uno spazio che nella precisazione di una forma non conciliante, salda le diversità morfologiche al contorno e, con estrema chiarezza, ricompone i conflitti attraverso una nuova abitabilità.
A consentirlo, liberando il centro alla nuova forma, il monumento a Leonardo da Vinci viene ricollocato verso Palazzo Marino.
Il progetto precisa questa condizione attraverso tre elementi, fra loro indissociabili: il primo, che definisce le ragioni di forma dello spazio, è costituito da una sottile copertura sospesa da terra, in bronzo a sezione variabile, che dispone di pochi e sottili pilastri di materiale analogo; la copertura diviene anche lo strumento di protezione dei passaggi e della sosta, aumentando la sezione di copertura verso l’ingresso della Scala.
Il secondo elemento è determinato dalla perentorietà della misura del quadrato, che conferma la misura originaria della piazza, fino a formare un nuovo bosco urbano che satura gli spazi disponibili della piazza fino alla vie Case Rotte e al passaggio stradale della piazza a nord, con alberi di essenze diverse, betulle, noccioli, prunus, che variano il loro aspetto e colore con il variare delle stagioni.
Il terzo elemento è costituito dalla unitarietà del suolo, che assume, per tutti gli spazi dell’area oggetto di intervento, un unico materiale, che si declina in tutti i componenti dello spazio pubblico urbano.
La semplicità che il progetto ricerca si delinea attraverso l’uso dei pochi materiali utilizzati per l’intera area oggetto di intervento: la pietra, in porfido grigio, è l’unico materiale di rivestimento dell’intero spazio urbano di intervento. Essa è posata a lastre, per lo spazio vuoto centrale ellittico e per gli spazi di margine fino a lambire le architetture perimetrali, così come per le strade e per i marciapiedi. È posata a cubetti inerbati per le parti relative al quadrato che contiene le alberature e in lastre per il rivestimento delle strade limitrofe, ovvero il tratto di via Case Rotte e il passaggio di Piazza della Scala a prosecuzione della via Manzoni.
Il progetto conserva l’assetto dei percorsi veicolari esistenti, aumentando lo spazio di sosta dei taxi in via Case Rotte e dispone di una piccola copertura, verso piazza San Fedele a copertura del parcheggio delle moto.
Nella sostituzione degli elementi di illuminazione, conserva il principio di illuminazione angolare dello spazio pubblico, con quattro lampioni ai bordi del quadrato, e con un sistema di illuminazione indiretta per i fronti degli quattro edifici ai bordi e della coperture ellittica centrale.