Concorso internazionale "Piazza della Scala", Milano
Piazza della Scala a Milano rappresenta un luogo fortemente simbolico, caratterizzato da una natura doppia e dicotomica, destinato sia alla permanenza, in quanto spazio pubblico, un foyer a cielo aperto degli edifici che su di essa si affacciano; sia di attraversamento, posto su quel percorso storico, culturale, attrattivo e commerciale che da Piazza Duomo, attraversando la Galleria Vittorio Emanuele, Piazza della Scala, arriva fino a Brera, al Castello Sforzesco, via Montenapoleone e Piazza San Babila.
Il Teatro non è l’unico elemento che si relaziona con la piazza, essa è fulcro di un sistema connotato da edifici rappresentativi sia per la storia passata della città che per la costruzio- ne del suo futuro: itinerari di recente definizione che comportano un intreccio di relazioni e necessità.
Il progetto deve confrontarsi con tutte le varie categorie per relazionarle, eliminando tutte le cesure, anche di natura funzionale, naturale corollario di una collocazione tanto nevralgica, valorizzando ad un tempo la piazza come tutti gli edifici.
L’idea generatrice ha considerato il Teatro alla Scala come elemento di riferimento a partire dal quale costruire il progetto, utilizzando una maglia ordita nelle due direzioni, ortogonale e parallela al teatro, secondo un passo pari a circa sei metri, dimensione prossima al passo strutturale del portico e degli edifici.
Assecondando le varie anime della piazza, la maglia è stata deformata per adattarsi alle giaciture degli edifici che insistono su di essa.
Quest’idea misuratrice dello spazio, non è un semplice riferimento teorico ed ideale: misura lo spazio con un sistema di elementi verticali posti ciascuno all’intersezione degli assi della maglia secondo il modulo dimensionale di riferimento. La quota unica dello spazio elimina ogni cesura fisica esistente: la forza unificatrice della trama geometrica ha imposto una leggera variazione alla direzione della linea tramviaria con le due corsie costrette nello spazio definito tra i pali. Questi sono costituiti da tubolari d’ottone di sezione contenuta (dieci cm di diametro), di altezza pari a circa sei metri e cinquanta, quota che ricorre nei basamenti degli edifici intorno, a sottolineare la tensione continua verso la storia delle architetture presenti.
Esso è un elemento multifunzionale, ciascuno di essi riporta in sommità una sorgente di luce, illumina e diffonde il suono riportando all’esterno quello che avviene nel teatro, ma è anche un elemento scultoreo che con il suo reiterarsi fino
ai margini degli edifici, elimina le discontinuità.
La mobilità carrabile, ridotta al minimo indispensabile, si fa più sostenibile per ridurre l’impatto dell’auto,
sbilanciando il rapporto in favore dei pedoni; gli interventi di traffic calming in tutti i punti di raccordo tra la quota della
piazza e quella delle strade intorno, rallentando, condizionano la circolazione. Il risultato finale è uno spazio ancor più
attrattivo e simbolico, una nuova immagine iconografica di Milano, cartolina di una città moderna che si rinnova pur
offrendosi nel rispetto del suo passato. Tutti gli edifici della piazza costituiscono un proscenio della stessa secondo un
rapporto di reciprocità dove uno è estensione dell’altro; lo spazio aperto si estende negli atri degli edifici e viceversa.
E’ l’unità dell’insieme a prevalere, non il singolo oggetto, anche la statua di Leonardo da Vinci non è più fulcro dello spazio, ma uno degli episodi di questa: è stata spostata verso Palazzo Marino in analogia alla sua corrispondente in Piazza San Fedele, liberando la visuale della piazza dalla Galleria Vittorio Emanuele.
Questa rinnovata fluidità spaziale mette le parti in stretta relazione, spingendosi oltre i margini fisici per arricchire l’offerta di spazi sia permanenti, (contenitori esistenti), che temporanei, (spazi aperti), da adibire ad attività culturali ed espositive.
Il continuum urbano si genera a partire dallo spazio pubblico di partenza della piazza per arrivare agli atri degli edifici attraverso la maggiore integrazione degli ingressi con lo spazio aperto; alle piazze limitrofe, attraverso piccoli interventi di razionalizzazione, di connessione verde, di sistemazione della pavimentazione e degli spazi destinati alla sosta dei taxi, dei motocicli e delle biciclette.
Largo Ghiringhelli si riunifica al teatro costruendo attraverso doppi filari di alberi la continuità del portico e l’unità dell’isolato urbano di riferimento: uno spazio seducente per l’attesa fuori dal teatro e di maggiore dignità per l’ingresso al Museo della Scala.
La pavimentazione è uno strumento utile a definire fisicamente la continuità ed i collegamenti; si è scelto un unico materiale omogeneo di granito, largamente utilizzato a Milano, secondo due formati differenti: uno piccolo, un sampietrino che con la sua forma minuta ben si conforma alla maglia distribuita tra i pali, ed uno più grande che si raccorda ai margini dell’area d’intervento con le lastre in grande formato esistenti.