Progetto Cargo
Nel luglio 2011 studio GUM insieme al grafico Carlo Scribano, realizzano la prima installazione sul prospetto del MET: il taglialegna e l’usignolo, composizione modulare di 80 casette in legno per uccelli, una per ogni supporto; dando origine al processo avviato l’anno prima con il concept progettuale.
Nel luglio 2012, nasce CARGO, progetto d’arte urbana. L’omonimo collettivo programma un calendario di eventi espositivi con scadenza annuale.
Il primo agosto 2012, le 80 case vengono personalizzate da altrettanti creativi selezionati tramite un bando, in occasione di un’estemporanea svoltasi sulla piazza antistante.
Riappese sul prospetto, in esposizione per 20 giorni, le case decorate sono vendute all’asta. Il progetto è no-profit: il ricavato di ogni mostra è destinato a finanziare l’installazione successiva.
Sotto il profilo sociale, si ritiene che questo meccanismo possa coinvolgere la comunità, sensibilizzandola a sostenere il progetto che sentirà in parte anche suo.
All’indomani della vendita delle casette, è stata installata la mostra successiva.
Le creature marine realizzate in materiale riciclato dall’artista livornese Stefano Pilato, catturano ancora una volta la curiosità dei passanti.
Contestualmente, al vincitore della prima edizione, il collettivo Uolter Project, è stata affidata l’intera facciata per l’installazione successiva: dal dicembre 2012 al maggio dell’anno successivo, la facciata si veste di 80 telecamere di cui 70 finte e 10, poste sulla diagonale, che riprendono simultaneamente l’intorno. Dal cielo, passando per il mare fino alla piazza, le immagini sono proiettate in diretta sul prospetto attiguo.
Nel giugno del 2013 il collettivo propone la sua ultima installazione al met, ME36: un lavoro che affronta il tema dell’identità dando al progetto valore antropologico/sociologico e attraverso l’interpretazione estemporanea dà origine a inaspettate visioni e riflessioni, puri esercizi di stile, per dirla alla Queneau.
METrentasei propone un input per evidenziare il concetto d’identità, concedendo al pubblico la possibilità di trovarne o ritrovarne o evidenziarne la propria.
Identità e non individualità perché l’identità di un popolo è frutto di una moltitudine.
36 sagome incise su pannelli di legno sono state installate sul prospetto e come gli anni precedenti, poi elaborate da altrettanti creativi e vendute all’asta.
Quello che inizialmente era un vuoto urbano è divenuto piazza, luogo di aggregazione, con una propria identità e grande forza comunicativa.
Uno spazio privato è stato reso fruibile per espressioni artistiche, è diventato un mezzo non convenzionale di comunicazione, capace di cambiare periodicamente immagine e contenuti. Questo, a prescindere dal luogo, è l’obiettivo di CARGO, che continua a operare altrove.
www.progettocargo.it