«Le lettere e lo studio della natura e degli dèi furono portate dagli Etruschi ad un più alto livello di perfezione».
Diodoro Siculo, Biblioteca storica, V, 40, 1-4.
Non si conosce molto dell’identità etrusca delle origini, la stessa provenienza di questo popolo è oscura.
Tuttavia conosciamo la forte componente religiosa nella vita etrusca, una religiosità che ebbe nell’incontro con la cultura ellenica il suo apice. Accanto al pantheon di assimilazione ellenica si accompagnano anche due tratti peculiari degli Etruschi, l’arte divinatoria, in cui erano maestri, attraverso i fulmini e attraverso gli organi degli animali (aruspicìna) e l’importanza il culto dei morti.
Di questo secondo tratto è testimonianza la necropoli di Populonia. Come molti popoli antichissimi (si pensi per esempio agli Egizi) gli Etruschi credevano che il defunto continuasse le propria vita nell’aldilà ed è in base a questa credenza che le tombe assumevano le sembianze di una vera e propria casa; accanto al sarcofago si dovevano perciò collocare suppellettili e oggetti della vita quotidiana che sarebbero serviti per continuare nella vita dopo la morte. Partendo da questo sfondo per questo progetto ed in particolare dalla riflessione sul significato della morte intesa non come termine ultimo, ma al contrario come passaggio da una vita ad un’altra.
In questo passaggio verso l’aldilà il defunto era accompagnato dalle Lase, figure femminili della mitologia etrusca, per questo motivo si è scelto per questo progetto Il Cammino delle Lase.
Ciò che si vuole trasmettere a colui che si appresta a visitare la Necropoli è proprio l’idea di un percorso di passaggio, un cammino che si deve percorrere per lasciarsi alle spalle il mondo di tutti i giorni, la via d’accesso ad una cultura antichissima.
Il gioco della luce che filtra attraverso il bambù, e attraverso le tende di garza, il vento che, muovendo le canne sospese al soffitto, produce una musica, sono queste le suggestioni sensoriali che colpiscono il visitatore lungo il percorso verso il Parco Archelogico. E attraverso le aperture il percorso non è solo un passaggio verso il parco, ma anche l’apertura di uno spazio semicircolare i cui poter dare luogo a eventi e manifestazioni culturali.
iniziativa realizzata dall'Associazione B.A.Co Archivio Vittorio Giorgini con la collaborazione del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato nell'ambito del progetto regionale Cantiere Toscana Mediterranea e con il patrocinio dei Parchi della Val di Cornia, del MAXXI Museo Nazionale delle arti del XXI secolo