Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli
I Giardini della Scienza
Un giardino sul mare, che accompagna la Città della Scienza ad affacciarsi sul litorale flegreo, fronte all’isolotto di Nisida, al Golfo di Pozzuoli e alla vastità del Mediterraneo. Uno spazio pubblico prezioso e significativo, disteso lungo la costa e animato delle funzioni dello Science Centre. Un edificio compatto che, levitando (inaspettatamente leggero) sopra ai Giardini della Scienza, connota il paesaggio con un gesto sobrio e asciutto, memoria — nelle forme e nei materiali — del passato industriale e delle vicissitudini della Città della Scienza, ma, al contempo, proteso verso il futuro. Uno spazio pubblico dal carattere mediterraneo e urbano, collocato — al riparo delle intemperie e dal sole estivo — al di sotto dell’edificio principale, con lo sguardo rivolto al mare e, come cielo e come mura, i contenuti materiali e immateriali del museo. Una terrazza in copertura, con la buvette e gli spazi per soggiornare, punto privilegiato di osservazione di tutta la Città della Scienza e del suo rapporto con la terra e con il mare.
SVILUPPO URBANISTICO PAESAGGISTICO Molte e diverse sono le eredità storiche e simboliche dell’area che andrà (nuovamente) a ospitare lo Science Centre di Città della Scienza, così come diversi alle diverse scale sono i sistemi paesaggistici di cui è parte.
Il progetto si propone quindi di trovare una sintesi tra queste tensioni in un disegno il più possibile semplice e leggibile, volto a inserire correttamente lo Science Centre nel contesto, tanto rispetto alle valenze paesaggistiche quanto alle preesistenze del tessuto costruito, e a instaurare una positiva relazione con i principali landmarks, come l’apertura verso il mare Mediterraneo e le emergenze del Golfo di Pozzuoli.
Il progetto sceglie, quale gesto insediativo fondamentale, la realizzazione di un sistema di giardini tematici che conducano dalla Piana dei Bagnoli al mare. I Giardini della Scienza, un grande parco scientifico affacciato sul mare, memore della Villa Comunale realizzata lungo la riviera di Chiaia da Carlo Vanvitelli con il botanico Felice Abbate per Ferdinando IV di Borbone e, più in generale, della tradizione insediativa e paesaggistica dei litorali mediterranei. Nei Giardini, all’offerta espositiva contenuta negli edifici si aggiunge così quella delle aree all’aperto, coperte e scoperte, attrezzate e libere, fruibili per molti mesi all’anno.
Al di sopra dei giardini è collocato un grande volume unitario, in grado di riconnettere gli edifici esistenti e di raccogliere il complesso programma dello Science Center in un gesto semplice e dal chiaro ruolo paesaggistico.
L’insieme degli spazi che si verranno a creare si integreranno quindi nel più vasto compendio di Città della Scienza, sia sotto il profilo logistico funzionale che sotto il profilo delle relazioni visive.
La zona lato mare di Città della Scienza si caratterizza come un’area a fruizione pubblica, un insieme di servizi che completano l’offerta culturale dello Science Centre. L’area — in connessione con le attività del Centro Congressi, del Centro di Alta Formazione e del Business Innovation Centre — ospiterà numerosi eventi e funzioni, sia nelle parti costruite (Science Centre, Padiglione Galilei, Ristorante, spazi espositivi, spazi commerciali, uffici) che negli spazi all’aperto (i Giardini della Scienza, che raccolgono la Piazza a Mare, la Piazza della Ciminiera e la Passeggiata a mare in un unico spazio permeabile e continuo).
Lo Science Centre — fondato nel 2001 e oggi potenzialmente principale museo interattivo della scienza in Italia e uno dei principali in Europa — quando vedrà ripristinata la sua piena attività sarà un grande attrattore culturale e potrà svolgere un ruolo rilevante tanto nella scena urbana napoletana quanto in un territorio molto più vasto. È necessario quindi costruire un equilibrio tra il grande museo e lo spazio pubblico che lo accoglie. Sarà, questo, uno spazio dotato di un chiaro carattere e attrezzato per il tempo libero, dove i 500.000 visitatori previsti mediamente su base annua (800.000 per l’intera Città della Scienza), possano agevolmente fruire delle funzioni e degli eventi dello Science Centre e, al contempo, trovare un luogo attrattivo e piacevole, dotato di tutte le qualità dei giardini urbani mediterranei.
I GIARDINI L’intera zona lato mare è intesa in questo progetto come un grande giardino disteso longitudinalmente lungo il mare, caratterizzato da campiture differenti e popolato di piccoli elementi funzionalizzanti. Lo spazio pubblico del giardino potrà essere la forma concreta e immediata della rinascita della Città della Scienza dopo l’incendio. Realizzato come prima opera, sarà — nell’intervallo temporale del cantiere del museo — una risorsa esperienziale che abbraccia il nuovo Science Centre, offrendo a chi vi passeggia anche un punto di osservazione privilegiato delle tecniche costruttive di uno smart building. Nella vita della Città della Scienza, sarà poi lo spazio di accoglienza e di sosta aperto a tutti i frequentatori del complesso, un autentico spazio pubblico urbano capace di estendere l’interesse della Città della Scienza oltre i suoi stretti contenuti.
I Giardini della Scienza sono organizzati con una struttura primaria costituita dai quattro temi principali: giardini didattici, giardino dell’acqua, giardino della storia e della cultura e giardino mediterraneo.
Una prima fascia dei Giardini verso il mare svolge il difficile ruolo di elemento di innesco del processo di rigenerazione del litorale. In questo senso si è pensato di proporre un giardino mediterraneo arido, rielaborazione della biodiversità tipica del paesaggio naturale e non antropizzato dei litorali mediterranei. In questo giardino, su una base sabbiosa e rocciosa, si alternano gruppi fitti di arbusti e aree senza vegetazione, proponendo in un sistema apparentemente non antropizzato le piante tipiche della macchia mediterranea. Alcune piante fioriscono in primavera e autunno, altre in estate e inverno, altre ancora hanno una doppia fioritura, ciò permette di avere una immagine del giardino che cambia molto frequentemente.
In rapporto quasi antitetico con il giardino mediterraneo arido, vi è un esplosione di vegetazione: il giardino mediterraneo lussureggiante. Questo giardino si rifà allo stile del giardino inglese dove, secondo la moda del collezionismo botanico — che ha inizio in Italia nella seconda metà dell’Ottocento — le piante venivano importate da ogni parte del mondo e poste nei giardini di acclimatazione (costieri e con clima temperato) per poi essere utilizzate nei parchi pubblici e nei giardini privati delle ville borghesi e lungo i viali cittadini. Gli alberi sono associati in “clamps” (ciuffi) liberamente disposti a simulare l’opera della natura. Molte piante utilizzate in quel periodo e qui proposte sono quindi di origine esotica e l’effetto generato è quello di una foresta tropicale. Le piante proposte in progetto sono, in gran parte, quelle già in uso a Bagnoli in quei contesti. In particolare, dall’analisi di foto storiche, si possono riconoscere, lungo il viale Campi Flegrei, esemplari di Magnolia, Ficus e Platanus; nella zona limitrofa alla chiesa si S. Maria Desolata, Araucaria heterophylla; presso Villa Giusso, filari alberati con agrumi e lecci e un grosso esemplare di Pinus halepensis; al villino Forte a Bagnoli gruppi di piante costituiti da esemplari di palme (Phoenix robellenii), ulivi, lecci e corbezzoli, lungo viale Campi Flegrei e lungo la via Nuova esemplari di Phoenix canariensis, ora vietata per i danni che le arreca il punteruolo rosso e sostituita nelle nuove realizzazioni dalla Phoenix dactilifera. Un esemplare di Washingtonia è riconoscibile in una vecchia fotografia che ritrae il lungomare del quartiere. Le medesime essenze verranno quindi utilizzate per realizzare questo giardino.
Nelle parti più interne del complesso si estende il giardino della storia e della cultura, un percorso tra le essenze legate alla storia e alla cultura intrecciato con gli elementi simbolici del luogo (la ciminiera, scultura di Karavan, le preesistenze della fabbrica dell’800). In questo giardino è presente la Vitis vinifera (la vite da vino) che probabilmente, con gli ulivi, era già coltivata al tempo dei primi insediamenti industriali dell’Italsider lungo il litorale di Bagnoli: dalle foto storiche è infatti possibile individuare una serie di orti conclusi cintati da alti muri in pietra — a protezione delle coltivazioni dalla salsedine — annessi a case di abitazione con all’interno filari di viti e piccoli ulivi o piante da frutto. In coerenza con questa logica, all’inizio del percorso è previsto un oliveto e alla fine un agrumeto. Il Morus alba (Gelso) rappresenta simbolicamente il legame tra la vegetazione e la rivoluzione industriale.
Il giardino didattico è invece suddiviso in aree tematiche. Vi sono gruppi di essenze come il Miscanthus sinensis “Adagio”, la Stipa tenuissima e la Perowskia atripilicifolia, in grado di attirare grazie al loro colore e al loro profumo la fauna entomologica (farfalle, passeri, api, coccinelle). Altre, come la Lavandula officinalis, il Thymus officinalis e il Rosmarinus officinalis prostratus che grazie ai loro profumi e colori permettono un’esperienza sensoriale a tutto tondo. Una parte di giardino didattico si trova nella corte chiusa dell’Officina dei Piccoli.
Ubicato al di sotto dell’edificio, il giardino dell’ombra presenta una vegetazione in grado di sopravvivere in penombra, caratterizzata in parte da essenze appartenenti alla flora endemica rara tutelata, come il Gymnocarpium robertiaum e la Woodwardia radicans. Questo giardino si conforma come il giardino della sosta, del riposo e della contemplazione. La visuale verso l’orizzonte è garantita grazie all’altezza ridotta delle piante che non creano ostacoli visivi.
Il visitatore, a partire dal giardino della storia e della cultura, viene accompagnato verso il mare da una linea d’acqua che si dilata fino a diventare un vero e proprio giardino dell’acqua. L’acqua è presente lungo il percorso in tutti i suoi stadi (gassoso, liquido e solido). Nelle vasche si alternano diverse specie appartenente alla flora e alla fauna acquatica. Sopra di questo, in una straniante sospensione, appaiono gli acquari che, provenienti dall’esposizione superiore e illuminati da lucernari in copertura, proseguono fin quasi, in alcuni casi, a sfiorare il suolo.
Il giardino minerale, pur con un esplicito riferimento alla filosofia del giardino zen, rievoca, attraverso la presenza di pietre, la tradizione mineraria dell’area di Bagnoli.
A ideale completamento del sistema dei giardini, sulla copertura dell’edificio è prevista la collocazione di un campionario delle tecniche di produzione di energia solare oggi all’avanguardia. Nel giardino dell’energia i dispositivi più avanzati come alcuni di impianto a energia solare per la produzione di acqua calda sanitaria, celle solari per la produzione di energia elettrica e impianti per la produzione di biocarburante da alghe.
Il nuovo Science Centre con i suoi Giardini rappresenta, quindi, una realtà positiva che si propone di riqualificare il tessuto urbano ed ecologico di questo luogo delicato a partire dalla struttura sociale e culturale della città, un nuovo paesaggio sostenibile in cui il verde sostituisce e riqualifica i terreni contaminati dall’uso industriale, esempio della reversibilità dell’intervento antropico nell’ambiente.
LAYOUT FUNZIONALE Il piano terrà dell’edificio è quindi una porzione di questi giardini, uno spazio dal carattere urbano sotto una grande piastra tecnologica. Qui si collocano, organizzati in nuclei più compatti e separati tra di loro, i laboratori, le agorà e gli spazi di servizio come biglietteria, lo shop e la buvette. Sempre al piano terra, facilmente accessibile, c’è l’officina dei bambini, con uno spazio aperto esclusivo e protetto. Al piano terra si trovano anche, all’interno dell’edificio oggetto di recupero, il Fab Lab e il deposito principale, con accessi carrai per il carico-scarico delle merci e il locale impianti, e i servizi igienici per il pubblico. La Biglietteria centrale e l’ufficio informazioni, collocati in un luogo baricentrico rispetto alla Città della Scienza e al sistema degli accessi, sono un luogo di smistamento dei diversi flussi con chiara vocazione di diventare un servizio unitario per tutta la Città della Scienza. L'officina dei Piccoli è disposta nella zona a sud: facilmente accessibile e con affaccio sul mare, contiene al suo interno una corte per le attività all'aperto e il controllo dei bambini.
L’aver posto le parti espositive al primo piano rende permeabile il piano terra, consentendo di traguardare sempre il mare e permettendo il movimento libero delle persone e delle varie tipologie di fruitori in un grande spazio protetto, ombreggiato e vivibile.
Al di sopra di questo nuovo paesaggio, levita la struttura del museo, anticipata da un grande soffitto continuo, immaginato anche come un media ceiling materico ma interattivo. Il primo piano è interamente dedicato alle aree espositive permanenti e polifunzionali, disposte in un continuum complanare con più possibilità di percorsi, di modulazione degli spazi, di contemporaneità o separazione della fruizione. Un ambiente unico intervallato dai nuclei di risalita e di collegamento con il piano terra e con la copertura (alla copertura salgono solo due scale e i relativi ascensori) oltre che da patii interni o aperti verso il mare per garantire l'illuminazione naturale degli ambienti. Una zona è riservata al rapporto con il mare e prevede la collocazione di acquari in teche di cristallo che si estendono inserendosi nella soletta di calpestio verso il piano terra.
L'ingresso principale al primo piano avviene tramite due scale, di cui una mobile, e gli ascensori; da questa posizione baricentrica partono i percorsi all'interno dell'esposizione – l'uscita passa obbligatoriamente attraverso lo shop a piano terra. Le aree espositive temporanee sono raggiungibili anche tramite un accesso indipendente disposto sul fronte sud del teatro Galilei (corpo A). Carico e scarico dei materiali espositivi avviene sulla testata sud dell'edificio in diretto collegamento con l'area deposito e la zona carrabile.
In fine, in copertura, raggiungibile sia dal percorso espositivo che direttamente dai giardini, si trova la seconda buvette con una grande terrazza con vista sul mare e su tutto il paesaggio circostante.
La copertura stessa ospita anche, nella sua ampia superficie, il giardino dell’energia, contributo importante all’equilibrio energetico dell’edificio e — al contempo — parte fondamentale dell’offerta didattica ed esperienziale del museo.
L’intero progetto è costruito intorno ai temi chiave dell’interazione e della versatilità. Interattività, evocazione di emozioni, collaborazione tra i visitatori, dimensione formale e informale dell’apprendimento, dimensione evolutiva delle conoscenze e contestualizzazione storica e sociale, parole chiave dell’approccio di Città della Scienza, sono anche le linee principali di sviluppo del progetto proposto e connotano la sua organizzazione spaziale e le scelte architettoniche.
COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA Il progetto muove quindi da un presupposto insediativo, fondandosi sulla costruzione dei Giardini della Scienza come elemento di innesco della rigenerazione della Piana di Bagnoli e contribuendo alla ridefinizione del sistema della piana senza predeterminare univocamente lo sviluppo. Nei giardini si colloca la cittadella delle funzioni più pubbliche e sopra di essa si staglia l’elemento architettonico principale: il grande volume espositivo in pietra lavica. Il progetto propone quindi un’immagine architettonica unica e riconoscibile, incentrata sulla percezione dell’edificio nel paesaggio: un grande elemento che ricompone la complessità edilizia e funzionale in un volume apparentemente stereometrico, capace di segnare il paesaggio con chiarezza ma senza invadenza. Un landmark che trova nell’orizzontalità la cifra di un rapporto complesso, senza incentrare sull’oggetto — in fondo solo una parte di un insieme articolato come la Città della Scienza — la responsabilità della definizione del paesaggio, ma senza sottrarsi al proprio decisivo ruolo.
La costruzione della grande facciata opaca del volume espositivo, materica e al contempo esatta e tecnologica, permette differenti livelli di lettura dell’edificio a seconda delle diverse modalità di fruizione. Segno netto e quasi astratto se percepito rapidamente o a grande distanza, monolite minerale e contestuale se visto da distanza più ravvicinata, sofisticata tessitura geometrica — capace di evocare i linguaggi binari di molte rappresentazioni scientifiche — se osservato da vicino.
Grandi scavi luminosi ritagliano il volume, aprendo patii di luce sullo spazio sottostante — reso luminoso anche dai candidi elementi strutturali in cemento bianco — e offrendo un’illuminazione indiretta e suggestiva agli spazi espositivi.
Nella notte, la buvette sul tetto dell’edificio diventa lanterna nel panorama costiero del Golfo di Pozzuoli.
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, FATTIBILITÀ E DURABILITÀ La proposta progettuale si caratterizza per una marcata sostenibilità ambientale, ed è mirata alla qualità dell’involucro degli edifici ed all’efficienza energetica degli impianti, ovvero al confort ambientale degli edifici, nonché alla salubrità degli ambienti; gli aspetti fondamentali di sostenibilità ambientale attengono a quanto di seguito riportato (elevata coibentazione dell’involucro, elevato isolamento delle superfici vetrate, ,corretta schermatura delle superfici vetrate, utilizzo di fonti rinnovabili, utilizzo di fonti assimilate a rinnovabili, ventilazione meccanica con recupero di calore ad alta efficienza). Questi fattori del sistema integrato edifici-impianti si tradurranno nel contenimento delle emissioni di CO2 in atmosfera.