Bauhaus Museum Dessau
"Tutti noi architetti, scultori, pittori dobbiamo rivolgerci al mestiere.
L’arte non è una professione, non v’è differenza essenziale tra l’artista e l’artigiano.
In rari momenti l’ispirazione e la grazia dal cielo, che sfuggono al controllo della volontà, possono far sì che il lavoro possa sbocciare nell’arte, ma la perfezione nel mestiere è essenziale per ogni artista."
W.Gropius dal Manifesto programmatico del Bauhaus
“La città di Dessau ha autorizzato la costruzione di un edificio comune da destinare al nuovo Bauhaus e alla preesistente scuola di artigianato e di artigianato artistico ora dipendente dal Bauhaus; allo stesso modo ha autorizzato la costruzione di abitazioni singole e di alloggi-studi per studenti”. Così scriveva LàszloMoholy-Nagy nel numero di Qualitat. 4.1925, in occasione dell’inizio dei lavori per la realizzazione dell’edificio del Bauhaus a Dessau.
Oggi la città di Dessau, in vista del 100° anniversario dell’apertura del Bauhaus a Weimar, nuovamente “autorizza la costruzione” di un altro edificio Bauhaus, preparandosi ad accogliere un nuovo complesso architettonico museale, capace di contenere al suo interno tutto il lavoro didattico e di ricerca progettuale svolto nel Bauhaus dalla sua apertura sino al 11 aprile 1933, anno della forzata chiusura a Berlino voluta dal partito nazionalsocialista.
Hans M. Wingler ha scritto, “Come la prima Repubblica tedesca, il Bauhaus era sopravvissuto quattordici anni; com’essa era stato fondato a Weimar e com’essa completò la sua parabola a Berlino. Il suo patrimonio di idee non potè però essere soffocato”. Condividiamo questa riflessione; convinti, dunque, che il Bauhaus è stato parte integrante ed importante della più generale e complessa vicenda innovativa della Repubblica di Weimar, abbiamo definito, per il nuovo museo, un progetto capace di assecondare l’esposizione del ricchissimo patrimonio di idee originali e progressiste nel campo dell’arte, dell’artigianato, dell’industria e dell’architettura prodotte dalla scuola.
Il progetto, naturalmente, tiene ben conto delle esigenze della Fondazione Bauhaus Dessau, ottimamente espresse nel bando pubblico del concorso Internazionale, e cerca di rispettare, nel modo migliore, il contesto fisico e culturale in cui il nuovo complesso architettonico andrà ad inserirsi.
Abbiamo a lungo meditato sui caratteri dell’area prescelta per la costruzione e ci è sembrato particolarmente significativo il confronto fra l’assetto del sito prima del 1945 e l’assetto “dopo la devastazione” dei bombardamenti. In quel momento la terribile violenza ha introdotto una insanabile soluzione di continuità nella storia della città, una ferita non guaribile con la ricostruzione “com’era” del sito. Il tessuto edilizio storico, fondato su isolati a blocco perimetrale chiuso e su fronti edilizi continui lungo le strade, è stato cancellato dal rullo compressore dei criminali bombardamenti a tappeto e i tentativi fatti nei decenni successivi di ricostituire la preesistente morfologia urbana non hanno sortito risultati convincenti, anche a causa di tipologie in linea ed a torre di bassa qualità architettonica.
Forse l’azione più riuscita è stata la sistemazione del vuoto del parco, caratterizzato da alberature d’alto fusto e dalla realizzazione di discreti episodi monumentali in aggiunta a quelli preesistenti scampati alla distruzione.
Alla luce di queste considerazioni ci è sembrato giusto fondare il nostro progetto sulla previsione di tre volumi parallelepipedi a pianta quadrata, distinti per le funzioni di museo, uffici e servizi, parcheggio, connotati da una geometria semplicissima, collocati nell’area con leggerezza senza pretendere di ricostruire un assetto ormai perduto ed orientati secondo gli assi d’impianto suggeriti dalla gerarchia delle strade al contorno; abbiamo considerato significativi gli assi stradali di Antoinettenstrasse, importante strada di collegamento con la stazione ferroviaria e, al di là di questa, con l’edificio del Bauhaus e di Ratsgasse, frequentata strada pedonale.
L’incrocio di tali assi, inverati in percorsi pedonali nell’area del parco, crea un punto topico, ordinatore della composizione urbana, materializzato dalla collocazione, proprio in quel punto, del ODF Mahnmal che, rappresentando la scelta politica e ideologica più significativa ed unitaria della collettività dopo gli orrori della guerra, viene spostato dall’attuale collocazione ed assume un nuovo, più importante ruolo nella rappresentazione dell’identità cittadina.
Il prolungamento dell’asse generato da Antoinettenstrasse arriva, come percorso pedonale, ad intercettare a sud la Springbrunnen, creando così un collegamento fisico, ma anche concettuale, fra la collettività cittadina rappresentata dalla fontana e le vittime del fascismo, fra le quali ben si può comprendere il Bauhaus brutalmente chiuso e disperso dal regime dittatoriale nazista.
Rispetto a tale andamento dei nuovi percorsi pedonali si collocano i volumi del progetto: il blocco degli uffici e servizi si allinea con il più piccolo blocco del parcheggio lungo l’asse che passa per il centro della composizione e si qualifica come punto angolare di accesso principale al museo; il blocco del museo con le esposizioni permanenti si colloca con un lato parallelo alla Kavalierstrasse di fronte al Rathaus center.
Tutti i volumi progettati sono costituiti da una leggera struttura spaziale in barre metalliche tamponata da pannelli in vetro che, nelle facciate opportunamente orientate, contengono una sottile trama di cellule fotovoltaiche traslucide, capaci di garantire autosufficienza energetica all’intero complesso.
È stato, inoltre, ipotizzato un’ideale sistema di ventilazione passiva degli ambienti, capace di sfruttare la sezione dell’involucro come camera d’aria, in qualità di tramite per lo scambio di calore tra gli spazi ma anche come canale di circolazione interno per le differenze di pressione dell’aria.
I tre volumi poggiano su setti portanti leggermente arretrati rispetto al filo delle facciate, apparendo“librati” sul piano di campagna, esattamente come accade nell’edificio del Bauhaus dove, dice G.C. Argan, “…le orizzontali sono elementi aerei e le masse dell’edificio, che si sviluppano appunto sull’orizzontale, sono separate dal suolo da uno zoccolo rientrante scuro perché possano realmente ‘planare’…”.
I blocchi del museo e degli uffici sono strettamente collegati da un livello ipogeo al quale si accede dall’atrio dell’ingresso principale collocato nel blocco uffici; il visitatore, entrato dall’ingresso principale, discenderà nell’ipogeo dove, fatto il biglietto, inizierà la visita trovando a sua disposizione sia lo spazio delle mostre temporanee, sia lo spazio delle mostre permanenti.
L’architettura dei volumi progettati descrive, in continuità con le conquiste spaziali di Mies van der Rohe, il concetto di tipo ad aula di grande dimensione “risolvendo il problema tecnico spostando all’esterno gli elementi portanti e liberando completamente lo spazio interno, sotto la cui ampia copertura l’immaginazione dell’architetto può creare le sistemazioni più diverse” (Werner Blaser).
Nel blocco parcheggio è ospitata una struttura di stalli per le auto servita da una rampa elicoidale di distribuzione; nel secondo blocco è ospitata una struttura costituita da uffici e sale polivalenti per convegni, riunioni, workshop; infine, nel blocco museo sono ospitate le superfici espositive costituite da "piani liberi all’interno dello spazio".
Reinterpretando il concetto neoplastico della ”esplosione della scatola”, già sperimentato all’interno della scuola Bauhaus, i piani vengono liberati all’interno dello spazio traslandoli lungo i tre assi cartesiani. Lo sviluppo a spirale della pianta evidenzia come la condizione di esperienza dello spazio proposto, introduca all’interno dell’aula il tema del percorso ordinato a spirale secondo gli spazi tematici indicati nel bando di concorso. Quindi, alla cristallina ed irrevocabile geometria dell’involucro si contrappunta la polimorfa e cangiante multifunzionalità delle dinamiche interne.
Ad arricchire questa visione spaziale stanno sia la previsione di dotare ciascun livello del percorso espositivo di pannelli e superfici mobili utili ad ordinare i materiali, sia l’idea di attrezzare lo spazio vuoto fra l’involucro esterno ed i piani interni con diaframmi mobili, calati dall’alto, da un lato necessari per controllare l’irraggiamento solare di giorno, dall’altro utili ad effettuare proiezioni di sera.
Proponiamo un siffatto complesso gesto compositivo che definisce uno spazio interno assai dinamico e flessibile, partendo dalla convinzione che non sia affatto esaurita la vitalità delle idee delle avanguardie del moderno – e che, di conseguenza, non sia per nulla convincente la direzione intrapresa dal post-modernismo o dal decostruttivismo - collocandoci intenzionalmente, nel progettare un museo del Bauhaus, nel solco della ricerca sia del Neoplasticismo, sia del Razionalismo di Mies van derRohe e di Walter Gropius.