Scuola secondaria in Cambogia
Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana 2015
Menzione d'onore - Opera Speciale
Nel 2012 Architetti senza Frontiere è stata coinvolta dall’associazione onlus Missioni Possibile nella costruzione di una nuova scuola secondaria nel villaggio Roong nella provincia di Takeo a 50 km a sud di Phnom Penh in un’ area in forte trasformazione da agricola ad industriale. Missione Possibile onlus opera dal 2005 in Cambogia attraverso progetti educativi e sanitari. Nel villaggio ha realizzato la scuola primaria rendendo necessario oggi l’apertura di una nuova scuola secondaria che accompagni gli studenti a completare il ciclo di studi.
Il corpo edilizio in linea progettato ha dimensioni pari a 62,80x10,20 e si posiziona verso un lato del lotto al fine di lasciare libera il resto dell’area attualmente dedicata al gioco. La posizione dei bagni definisce l’area di futura espansione della scuola che ospiterà i laboratori didattici e dividerà lo spazio aperto in due cortili distinti: uno principale per il gioco ed uno di minori dimensioni per la didattica all’aria aperta.
Il progetto è stato l’occasione per ripensare le gerarchie spaziali interne all’edilizia scolastica. Da un punto di vista tipologico l’edificio ripropone una struttura classica di corpo semplice in linea di sei aule distribuite da un corridoio/portico. L’attenzione progettuale si è focalizzata sugli elementi che definisco e separano i diversi ambienti della scuola: aula, distribuzione, cortile. Se l’aula è il luogo della didattica il corridoio rappresenta il luogo dell’incontro e della socialità che nella pedagogia moderna sta acquistando maggiore importanza. Per tale ragione il progetto valorizza questo spazio oltrepassando le specifiche funzioni distributive attraverso la dimensione e il carattere dello spazio. Il corridoio/portico misura oltre 3 metri di larghezza e cinque metri di altezza al colmo. Due stanze aperte si aggregano al corridoio interrompendo la successione delle aule ed arricchendo la natura dello spazio connettivo. Durante la stagione delle piogge o nei mesi di maggiore calore il corridoio diventa il luogo nel quale incontrarsi e giocare. Questo si traduce anche dal punto di vista simbolico e morfologico: il portico ed il ritmo delle aperture sono gli elementi che caratterizzano in forma più evidente l’estetica dell’intera scuola.
Il progetto è stato l’occasione per ripensare inoltre il tipo di connessioni spaziali possibili tra aula e corridoio. La visita alla scuola di Giancarlo Mazzanti a Cartagena de las Indias ci ha esemplificato nuove opportunità. In questo straordinario edificio le pareti dell’aula sono realizzate con un prefabbricato in cemento a rete fortemente permeabile che modifica la percezione dell’aula stessa dilatandone il perimetro. In questa stessa prospettiva abbiamo provato a ridurre i gradi di separazione tra aula e corridoio attraverso l’uso di una serie di grandi pannellature fisse in bamboo. In questo modo abbiamo sostituito la tradizionale muratura con un diaframma che favorisce il costante rapporto visivo tra chi studia e l’esterno con il fine ultimo di uniformare i luoghi della didattica a quelli della socialità e viceversa. Ogni pannello misura 3.6 metri per 1.7 e presenta un ritmo variabile nella disposizione dei culmi di bamboo con una maggiore intensità all’altezza occhi rispetto la posizione da seduto. Questo dispositivo consente inoltre una perfetta ventilazione incrociata degli ambienti.
Anche la separazione tra portico e cortile è stata oggetto di riflessione. Una successione di setti di dimensione variabile ma con passo strutturale costante pari a 2.3 metri definiscono il limite tra interno ed esterno. L’intento è quello di costruire un diaframma variabile di murature che modifichi la percezione visiva consentendo maggiore permeabilità nelle aree prospicienti gli spazi comuni e minore nelle aree delle aule. Se da una parte si è smaterializzato il diaframma tra aula e portico, dall’altra si è definito un elemento ad intensità variabile ambiguamente sospesa tra interno ed esterno il cui statuto è riconducibile sia al portico aperto verso l’esterno sia al corridoio chiuso verso le aule.
Materiali e costruzione
Per le strane logiche di rivalsa identitaria, di abnegazione della povertà e per le nuove forme di colonialismo culturale, in Cambogia come in quasi tutti i Paesi Terzi le tradizioni costruttive sono state sostituite dalla banalizzata reiterazione di codici costruttivi occidentali che veicolano l’illusorio sogno di ricchezza e prosperità. Così nel tempo i materiali più antichi sono stati sostituiti da lamiere ondulate, alluminio, ferro e cemento.
Nel nostro progetto abbiamo voluto sperimentare l’uso di materiali locali quali terra e bamboo usandoli su forme contemporanee e procedure costruttive industrializzate rispetto le forme artigianali della tradizione a fine di promuovere una maggiore razionalizzazione del processo produttivo che fosse replicabile ed economico.
Abbiamo avuto la rara opportunità di progettare (in collaborazione con le maestranze locali e le associazioni Building Trust International ed Habitat for Humanity) tutti i quattro passaggi della costruzione: materia, elemento, componente, sistema costruttivo. Le nostre scelte sono partite dall’individuazione del corretto materiale, identificando le terre più appropriate e cercando i bambuseti più vicini. A partire da questi materiali abbiamo disegnato le geometrie del blocco in terra essiccato al sole e quello delle travi in bamboo in modo tale che fossero “industrializzabili” e facilmente replicabili anche da mano d’opera non specializzata. Abbiamo progettato l’aggregazione dei singoli elementi in componenti costruttivi quali muri portanti e travi portanti, infine abbiamo studiato i dettagli per assemblare i componenti in un unico sistema costruttivo di muri e travi.
Guardando con interesse alle costruzioni di Glenn Murcutt abbiamo pensato ad un edificio che fosse l’estrusione di una sezione costante all’interno della quale elaborare variazioni attraverso gli elementi non tettonici. Questo ha facilitato la standardizzazione degli elementi strutturali e la loro produzione in serie.
Nelle fondazioni abbiamo sperimentato la sostituzione della rete elettrosaldata con una maglia di strisce di bamboo inchiodate tra di loro e posate all’interno del getto con un foglio di poliuretano di separazione con il terreno.
I blocchi in terra cruda delle murature hanno una geometria di 30x15 con altezza 10 cm e sono stati realizzati (con il supporto di Habitat for Humanity) con un cassero in ferro che consente di realizzarne 16 con un solo getto al fine di semplificare e velocizzare la produzione. I blocchi sono stati posati con malta cementizia e presentano un sistema di irrigidimento verticale realizzato con blocchi cavi a sezione rotonda all’interno della quale corre un solo ferro 8 mm connesso alle fondazioni che unisce la base con la trave di bordo come fosse un pilastrino colato in casseri a perdere (le casserature in legno sono gli elementi di cantiere che necessitano mano d’opera specializzata). La copertura utilizza una struttura portante in bamboo ed un manto in ondulina di fibrocemento. Le 28 travi della copertura presentano tutte la stessa dimensione pari a 11 metri su tre appoggi con luce variabile di 6,60 per le aule e 3,30 per il portico. La dimensione degli aggetti sono trascurabili. Per rispondere ai requisiti prestazionali di carico abbiamo progettato una trave costituita da tre culmi connessi tra di loro con barre filettate. Le travi si connettono a quelle di bordo attraverso un sistema di selle in ferro. L’intradosso è rivestito di elementi di foglie di palma che addomesticano l’immagine interna e creano una micro camera d’aria isolata.
Infine gli intonaci sono stati realizzati utilizzando due distinte modalità: per gli esterni è stato utilizzato un intonaco in terra addizionata con cemento e pigmenti colorati per aumentarne la tenuta all’effetto dilavante delle piogge torrenziali, mentre per l’interno sono stati utilizzati degli intonaci a base di calce.
Dal punto di vista del comfort termico sono state definite alcune semplici strategie progettuali: innanzitutto l’edificio presenta una falda unica di grandi dimensioni orientata a nord per diminuire l’angolo di incidenza dell’effetto radiante del sole. La ventilazione è stata l’elemento maggiormente indagato: l’altezza interna di colmo di oltre cinque metri favorisce la fuoriuscita dell’aria calda, mentre la sostituzione dei diaframmi verticali con elementi permeabili come i pannelli in bamboo favoriscono la ventilazione orizzontale. I setti del portico riparano l’interno dal sole e costruiscono un microclima che filtra il passaggio tra interno ed esterno. Il manto di copertura in fibrocemento di 12 mm non è sicuramente il materiale più adatto alle zone tropicale ma, se comparato alla lamiera metallica dimostra maggiore efficienza. Il risultato sono delle aule molto fresche anche durante il periodo di maggiore calore, forse eccessivamente ventilate durante la stagione delle piogge con alcuni piccoli problemi con le piogge di stravento.
La scuola è costata circa € 64.000,00 (compresi servizi igienici e pozzo) ed presenta una dimensione di 740 mq. Approssimando una percentuale possiamo ritenere che dal punto di vista quantitativo oltre 75% dei materiali deriva dal luogo, mentre dal punto di vista qualitativo gli elementi tettonici principali (struttura, murature e copertura) utilizzano materiali locali relegando l’uso del cemento e ferro unicamente alle fondazioni.
L’associazione Missione Possibile onlus nostro partner e beneficiario del progetto ha accettato la sfida di sperimentare una nuova forma di scuola perché convinta potesse corrispondere ad un diverso modo di fare didattica. Spetta a loro ora riempire di significato le aule ed offrire ai ragazzi cambogiani una nuova opportunità di sviluppo locale.
Responsabile di progetto:
Camillo Magni
Team di progetto:
Federico Casati, Elisabetta Fusarpoli, Paolo Garretti, Filippo Mascaretti, Marta Minetti, Sabrina Suma,Marco Tommaseo
Direttore cantiere:
Marta Minetti, Elisabetta Fusarpoli
Collaborazione tecnica:
Architecture for Humanity, Building Trust International
Immagini e fotografie:
Elisabetta Fusarpoli, Camillo Magni, Marta Minetti, Bernardo Salce