Centrale Fies
Al termine degli anni ’90, epoca in cui la co- operativa “Il Gaviale” ha progressivamente preso possesso della Centrale idroelettrica di Fies, il complesso si presentava in parziale stato di abbandono; dismessa l’attività industriale da ormai 30 anni, il recupero della struttura era solo un’ipotesi vaga, impressionante per mole ed energie richieste, ma generata dall’entusiasmo e dalla voglia di misurarsi con una grande sfida.
Tra le numerose incertezze che circonda- vano l’iniziativa, un problema era rappresentato dalla “presa di possesso” di quegli immensi spazi e dalla loro “comprensione”, in ragione dei possibili utilizzi per le attività in rapido sviluppo de “Il Gaviale”, che necessitava di un apprendistato sperimentale prima di poter definire un elenco di priorità verso cui indirizzare lo sforzo: un contesto che poteva produrre solo limitati interventi di sistemazione dell’esistente, con adattamenti/adeguamenti decisi sulla base delle urgenze e delle disponibilità economi- che del momento.
Il primo approccio progettuale ha dunque avuto un carattere “minimale”, con linee d’azione basate su semplicità e flessibilità, in grado di assorbire eventuali cambi d’impostazione nell’uso degli spazi, senza eccessivo spreco di lavoro e risorse.
In seguito, con la migliore conoscenza del sito e l’affinarsi della missione “aziendale”, tale impostazione ha potuto abbandonare l’originaria versatilità verso una più marcata diversificazione e specializzazione.
Si è tuttavia voluto preservare lo “spirito del luogo” e la magia prodottasi al primo impatto con la gigantesca cattedrale svuotata dei macchinari, ammirando le espressive solette nervate in calcestruzzo con i grandi fori passanti, i finestroni quadrettati, le scale in pietra nella torre, le travature reticolari in acciaio, i carri ponte con gli argani ancora funzionanti.
Questo intento si è infine condensato in un programma linguistico chiaro ed essenziale, con ricorso a materiali poveri e nudi, lavora- ti con modalità industriali (ferro al grezzo, legno da carpenteria lasciato a vista, vetro, cemento al grezzo, cartongesso, ecc.), utilizzati con sobrietà e secondo criteri di riconoscibilità e reversibilità dell’intervento.
Il progetto di recupero, sviluppato in diversi intervalli temporalmente distinti che han-
no interessato l’intero complesso, ha dovuto affrontare una serie di problemi tecnici di prevalente natura impiantistica, quali:
-la messa in sicurezza di tutti gli spazi utilizzati a pubblico spettacolo, tramite consolidamento delle parti strutturali, predisposizione delle vie di fuga e installazione di impianti di rilevazione fumi e antincendio;
-l’adeguamento dell’impianto idrosanitario e igienico, attraverso il rinnovo e il potenziamento dei servizi e dei bagni;
-la realizzazione dell’impianto di riscalda- mento con sistema a pavimento (per le
parti utilizzate stabilmente) e ad aria (per le sale ad uso saltuario), alimentato con caldaia a biomassa combinata con pannelli solari termici posti in copertura;
-l’isolamento termico della struttura riscaldata (pareti perimetrali e solai);
-l’adeguamento dell’impianto elettrico con realizzazione di dorsali, quadri elettrici nelle sale e cablaggi speciali;
-il cablaggio di tutta la centrale;
-l’installazione dell’impianto di ricambio d’aria, limitatamente alle parti prive di
aperture dirette verso l’esterno.