La gabbia d'oro
Oratorio del Giglio, Palermo
Mi domandi: Ma perché sei in questa gabbia,
se sei un uccello dell'aria? Che cosa ne so, io?
Jalal ad-Din Rumi, Divan 1261
L’opera, ambientata in una chiesa di proprietà di Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona, dialoga con Palermo, città ricca di spazi che potrebbero essere riutilizzati per fini differenti dalla loro origine, ma allo stesso tempo talmente impregnati di memoria e tradizioni popolari da non poterne cambiare brutalmente il segno d’origine. Da questa considerazione nasce un’opera che consiste nella creazione di un luogo allo stesso tempo separato dallo spazio urbano ma permeabile alle sue suggestioni e poetiche. Un luogo protettivo dell’arte, dell’artista, del suo lavoro e della sua intimità, un luogo che custodisca l’arte e l’artista come fa la gabbia con il canarino. Spazio, quindi, che separa l’artista imprigionandolo addirittura, ma amplificandone e diffondendone il “canto” nello spazio circostante, inoltre gabbia di protezione dalle minacce di crolli. Un luogo che si costruisce e sviluppa dentro lo spazio della Chiesa del Giglio come un corpo autonomo senza toccarne nessuna parete o particolare architettonico. Una gabbia che è filtro e lanterna, luogo e opera, finalizzato alla creazione artistica ma opera d’arte in sé, quindi visibile e vivibile anche autonomamente dalle attività che vi si svolgeranno all’interno.
L’opera sarà realizzata usando differenti reti metalliche distinte fra: piani orizzontali (calpestio e in alto) - ad uso protettivo, quindi più robuste e industriali, piani verticali - maggiormente decorative e realizzati con reti modellate appositamente concepite.
Chiesa del Giglio Oratory, Palermo
You ask me: But why are you in this cage, if you are a bird of the air? What do I know?
Jalal ad-Din Rumi, Divan 1261
The work, set in a church owned by Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona, enters into dialogue with Palermo, a city richly endowed with spaces that might be re-used for purposes other than those for which they were originally conceived, but which are at the same time so saturated with memory and popular traditions that it is impossible suddenly to cast off the traces of their beginnings. From this concern emerges a work consisting in the creation of a place that is at set apart from the urban fabric but also receptive to its splendours and poetics. A safe haven for art, the artist, his work and its intimacy, a place that might protect art and artist as a cage does a canary. A space, therefore, that separates the artist, even imprisoning him, but amplifying and relaying his "song" in the surrounding space, as well as a cage preventing the threat of collapse. A place which is constructed and unfolds within the space of the Chiesa del Giglio as an autonomous entity, without touching any of its walls or architectural features. A cage that is filter and lantern, place and the work itself, intended for artistic creativity but a work of art in its own right, hence visible and habitable independently of the activities taking place inside it.
The work will be created using different metallic meshes distributed between: horizontal planes (floor and above) - for protection, and therefore tougher and more industrial; vertical planes - more decorative and constructed with patterned meshes conceived specifically for the purpose.