Piazza Mattarella
Concorso Internazionale "Stanze pubbliche all'aperto"
Non si intende snaturare o reinventare il luogo, ma piuttosto attraverso l’inserimento di pochi elementi d’eccezione intensificare i caratteri somatici della corte: il suo essere introversa, essenziale, severa, immobile. Si tratta quindi di innescare una successione di dicotomie pieno – vuoto, dinamico – statico, verticale -orizzontale, dentro-fuori al fine di valorizzare le qualità attuali della piazza. Un primo spunto di progetto è il netto contrasto tra la secchezza architettonica (l’arida immobilità) di piazza Mattarella e la vibrante fascia di vegetazione tangente. La corte vi si affaccia. Le chiome degli alberi colmano ogni fuga visiva.
Il progetto propone di far entrare quel verde trattandolo come elemento d’eccezione, come una presenza estranea, al limite estraniante, capace però di generare nuove dinamiche spaziali e di fruizione. Si sceglie di inserire degli alberi, la cui verticalità rende tridimensionale l’ambito della corte. Le cui ombre individuano a terra ambiti sempre diversi e ridisegnano le facciate di ora in ora. La stessa vista dagli edifici tangenti la piazza si stravolge. Si riempie di verde. Diventa dinamica. Lo spazio non è più interamente comprensibile a un primo sguardo. La piazza non si svela più nella sua interezza ma il filtro delle chiome, variando la percezione dello spazio pubblico dall’edificato, definisce ambiti con gradi di intimità diversa.
L’essenza scelta è il Ginkgo Biloba. Un albero longilineo, dalla chioma rarefatta, vibrante, che proietta un’ombra leggera. Inoltre d’autunno si colora di giallo intenso generando una totale trasformazione dello spazio e amplificando la percezione dei ritmi stagionali. Tale dinamicità entra in netto contrasto con l’immobilità quasi metafisica della piazza.