CANZO FOOD FACTORY
Il contesto naturale in cui si iscrive il fabbricato è ben lungi da alludere a una vocazione industriale dell’area, il lotto di progetto sorge proprio nel mezzo di una vallata a pochi passi dal lago del Segrino. Una sorta di monumento ad una realtà industriale conclusasi ormai decenni fa, non solo nel suburbio canzese, ma generalmente aliena alla cultura italica contemporanea. Adolf Loos sosteneva che l’architettura dovesse simboleggiare un qualche valore tra¬scendente, un monumento segna, incide e plasma il contesto naturale per alludere e comunicare un messaggio umano. Queste idee si sono manifestate in proposte progettuali incidendo sul tipo di approccio scelto nei riguardi della preesistenza: l’edificio è stato mantenuto pressoché intatto e gli unici interventi di demolizione hanno investito una piccola adduzione funzionale; tale intervento è stato eseguito con il preciso scopo di riportare l’edificio ad una purezza formale più alta. La composizione di volumi semplici, di fatti, richiama un’estetica di asettico funzionalismo meccanicista, tant’è che secondo la testimonianza di un operaio, l’edificio veniva sovente scambiato per una clinica immersa nel verde. L’interpolazione dei parallelepipedi che costituiscono l’affaccio di strada e il fronte principale è ben bilanciata, caratterizzata da due corpi vetrati simmetrici e un fabbricato più alto e leggermente arretrato rispetto al filo della facciata. il prospetto stradale funziona di per sé come ingres¬so, ma non aveva questa funzione, demandata ad un volume minore; è parso quindi inevitabile intervenire affinché forma e funzione trovassero finalmente una conciliazione architettonica.