Paysage de Passage
Il progetto pensato per il 23ème FESTIVAL INTERNATIONAL DES JARDINS DE CHAUMONT-SUR-LOIRE mette in scena una rappresentazione che introduce lo spettatore in una dimensione intermedia dove il mondo terreno e divino si incontrano.
Un passaggio a fior d’acqua conduce il visitatore ad una piattaforma circolare avvolta da un manto di rami secchi, al centro, da un oblò ricavato nella pavimentazione, fuoriesce una pianta di loto che invade lo spazio col profumo inebriante delle sue infiorescenze.
La linea di tensione tra la terra e il thòlos posto nel mezzo del bacino d’acqua è metafora del percorso salvifico che l’uomo deve intraprendere per raggiungere la chiara visione che gli permetterà di allontanarsi dal caos del mondo fenomenico. Intorno, l’oceano primordiale della creazione è uno specchio d’acqua tinto di rosso dal quale emergono candide ninfee, i cui toni diverranno sempre più accesi nel corso dell’esposizione per la contaminazione delle radici con il colorante.
Le ninfee sono piante acquatiche legate, secondo la mitologia, all’integrità del corpo e dello spirito: le radici si sviluppano nel fango ma il fiore sboccia a pelo d’acqua per aprirsi al sole; allo stesso modo, l’essere umano, generato dalla polvere del suolo, è legato alla terra (humus) dal sentimento di umiltà (humilitas), che lo preserva dalla caduta, fin quando egli non cede al desiderio di elevarsi per aprirsi alla conoscenza.
Il progetto si compone di un unico elemento praticabile al pubblico costituito da una pedana lunga circa 11m e una piattaforma circolare di 3,5m di diametro, entrambe composte da una sottostruttura di abete sulla quale sono fissate le tavole di legno che costituiscono la pavimentazione.
L’area centrale del lotto verrà scavata per una profondità di appena 40cm al fine di accogliere la vasca; sebbene il piano sembri galleggiare sull’acqua, è in realtà sostenuto da una serie di appoggi che insistono sul suolo asciutto, mentre la piscina è progettata solo intorno lo spazio calpestabile.
L’immagine che intendiamo restituire è quella di un ponte sospeso che ricordi lo hashigakari del teatro
Nō giapponese, il corridoio che unisce il camerino dell’attore al palcoscenico; il luogo del passaggio tra umano e sovrumano, dove l’attore non è più uomo e non ancora personaggio.
La forma strombata della passerella accentua la prospettiva in modo da far apparire il percorso ancora più lungo.
Lo spazio centrale emerge all’interno della scena, le pareti della stanza sono costituite da fasci di rami secchi contenuti in tre ordini di casseri lignei avvitati fra loro e disposti attorno al podio circolare; anche in questo caso tutti gli elementi sono isolati dalla vasca che gira attorno al basamento del cilindro.
Una vasca minore è collocata al di sotto della quota di calpestio al fine di accogliere la pianta di loto che sembrerà germogliata dal pavimento; infatti lo stelo del loto è composto da numerose fibre saldamente intrecciate, che permettono al fiore di sbocciare, nel caso di Nelumbo medio - piccoli, fino ad un metro fuori dall’acqua; al contrario le ninfee hanno fusti più flaccidi, percorsi da ampi canali aeriferi che assicurano il galleggiamento; poiché le parti legnose sono minime le foglie e i fiori si arrestano sulla superficie dell’acqua.
Nel progetto, le piante acquatiche, inizialmente bianche, fluttuano sulla superficie sanguigna che tradisce con audacia la propria natura artificiale. All’acqua viene aggiunto del colorante organico che conferirà ai fiori una variazione di toni dal rosa al carminio durante tutto il periodo del Festival, a seconda della capacità di ciascuna pianta di assorbire il composto.
A cornice dell’opera, un’aiuola perimetrale circonda il bordo della vasca, sperimentando tutte le tinte dello spettro che vanno dal rubino al violetto, nell’illusione che i toni carnali della vegetazione siano dovuti al colore rosso dell’acqua.