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Residenza destinata a ospitare il custode nel parco di Villa Belpoggio-Baciocchi. Bologna
Il progetto fonda le sue premesse nella ricerca di un nuovo linguaggio all’interno di schemi spaziali consolidati. La figura archetipa della casa ha da sempre ispirato la costruzione della contemporaneità attraverso elementi ricorrenti fondativi dell’architettura, intesa come arte del costruire.
Scopo della proporzione è di ottenere l’armonia attraverso una struttura, la replica di semplici rapporti che producono un sostegno. Il principio tettonico si rapporta alla tradizione in modo antitetico. Qui la grammatica è rappresentata da un elemento in acciaio a forma di Y, staticamente fragile ed incapace di svolgere una funzione portante da solo, ma resistente e leggero se posto in coro a formare un telaio. Il basamento invece è costituito dal terreno stesso, che fornisce appoggio per punti senza elementi di transizione, rispettando ed adattandosi alla topografia del sito. La funzione primaria di riparo è costituita dal grande tetto che si adagia sulla struttura, mentre la membrana di chiusura è formata da pannelli leggeri rivestiti in ceramica con un motivo che richiama la trama di base.
Il progetto esclude l’idea di novità delle forme, ma propone attraverso la morfologia riconoscibile dell’edificio a corte una continuità con il tema dell’architettura domestica della nostra cultura. La casa si sviluppa attorno al vuoto centrale della corte frapponendo il corpo costruito alla distesa del parco, producendo un luogo intimo e raccolto dove si svolge la vita famigliare. La transizione esterno/interno ha luogo attraverso la linea continua del tetto a spiovente, che accentua il significato di limite ed invita lo sguardo ad attraversare le rare aperture per scoprire il giardino interno. Qui lo slancio delle colonne sostiene un portico continuo che fornisce riparo e distribuisce i diversi spazi dell’abitazione.
Gli spazi interni sono semplicemente disposti in sequenza, dallo spazio dello stare, della socialità e dell’incontro, allo spazio dell’intimità e della cura del corpo. Il nucleo centrale ospita soggiorno e cucina a scomparsa, grazie a pannelli apribili, ed è aperto verso la corte e il parco retrostante. Questo spazio ad uso comune collega funzionalmente le camere, raggruppate in due corpi separati. La stanza da letto padronale è divisa da questo tramite tende in tessuto che permettono una libera configurazione degli ambienti. Lo stesso principio è utilizzato per separare e schermare il guardaroba che funge da disimpegno per il bagno. Il locale di servizio e deposito sono disposti nel corpo prospiciente, separando lo spazio per il lavoro per evitare di disturbare.
Il progetto declina la materia che compone il luogo attraverso materiali che cercano continuità con la tradizione, assemblati secondo processi costruttivi innovativi. Il basamento in cemento pigmentato in pasta riprende il colore della terra, dell’argilla e del mattone, le murature in pannelli prefabbricati di legno sono rivestite in ceramica della produzione locale. Il manto di copertura in rame registra il passare del tempo ed interagisce con la natura circostante.
Nel progetto sono state bilanciate parti opache e parti trasparenti onde ottimizzare l’ingresso di luce naturale e assicurare la ventilazione naturale degli ambienti. I serramenti sono previsti in profili di alluminio a taglio termico con una vetrocamera ad alte prestazioni, il pacchetto di chiusura grazie a un strato di lana di roccia di 16 cm con densità 70 kg/m³ λ = 0,35 W/mK assicura una trasmittanza termica complessiva pari a U= 0,20 W/mqK. Il riscaldamento e il raffrescamento dei locali avviene tramite un impianto a pannelli radianti a pavimento collegato ad una caldaia a condensazione posizionata nel locale tecnico.