Nella radura del bosco, la casa si trova protetta e custodita dalle chiome degli alberi.
Visibile dalla villa, nel fogliame, se ne scorge il tetto. Il volume bianco traslucido dagli alti spioventi inonda l’interno di una luce diffusa percorsa dalle ombre della struttura lignea mobili e leggere, come quelle della trama dei rami che ombreggiano la radura.
La luce non è qualcosa di vago, inconsistente, che si da per scontato perché è sempre presente: con il sorgere del sole, essa ogni giorno rinnova lo spazio e la vita di questo piccolo edificio mutando durante le ore e le stagioni.
Il tetto, (che di giorno filtra la luce), di sera si accende come una lanterna che illumina gli alberi e segna una presenza vigile e costante che custodisce la dimora.
La tessitura dei mattoni annegati nella malta chiara si confonde con i nodi e le cortecce dei fusti. Il muro, spesso e quasi ininterrotto, racchiude e protegge l’interno della casa come un guscio: come la successione dei tronchi di un bosco impenetrabile circonda il viandante, offrendo solo alcune viste sulle colline circostanti.
Oltre la durezza del muro che ripara la casa dal viale del parco, si apre una sala che ospita tutte le funzioni del giorno, dove un grande tavolo accoglie chi entra. Qui la vista si apre sulle colline e su una zona del parco riservata, mentre il pavimento di terra cotta è la continuazione del terreno esterno.
Il deposito a servizio della casa occupa la porzione nord del recinto e vi si accede direttamente dal parco.
Piccoli varchi nella muratura, gli oblò offrono punti di vista sul paesaggio dalle due camere da letto disposte a sud, che prendono aria da lucernari posti alla sommità del tetto come stralci di cielo stretti tra le chiome. Esse sono separate dal blocco dei servizi su cui si trova un nuovo spazio per la cameretta: una piccola zona studio collocata alla base del tetto come una casa sull’albero appena sotto ai rami.
Vivere in questa casa significa vivere nel bosco.