"Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati
La casa del custode
La torre è, evidentemente, riferimento primario all’origine della proposta progettuale.
In particolare il richiamo è rivolto alle torri e case-torri tipiche della Bologna medioevale; strutture con funzione abitativa, difensiva e simbolica.
La torre, decontestualizzata dall’ambiente urbano, diviene eccezione nel profilo della collina e del parco.
L’abitazione si fa simbolo, segno nel territorio, annuncio della presenza della villa.
Se è vero che il nuovo edificio raggiunge in altezza quello preesistente, non può (e non vuole) competere con esso in termini volumetrici e rappresentativi, proclamando non tanto la propria identità quanto quella dell’ambiente nel quale va a inserirsi.
L’adeguamento dell’elemento turrito ai requisiti che la funzione abitativa impone e alla visione architettonica che si vuole proporre va in due direzioni principali: il dimensionamento delle aperture e la reinterpretazione del basamento.
L’aspetto sostanzialmente compatto, commutato dall’idea di torre, inevitabilmente deve proporre un rapporto tra pieni e vuoti differente da quello del riferimento originario; le aperture vengono aumentate non tanto in numero quanto in dimensione, andando a soddisfare le esigenze dell’abitare e generando piacevoli vedute sul parco circostante.
Un sistema di pannelli scorrevoli restituisce l’interezza all’elemento scultoreo quando esso viene chiuso.
Il piano terra viene smaterializzato, sollevando il corpo dal terreno e invertendo il classico rapporto tra basamento e alzato, non più corrispondente alle esigenze costruttive.
I prospetti si contraddistinguono per la presenza di vetro opaco al piano terreno e rivestimento metallico ai piani superiori; i toni bruniti del metallo e l’aspetto etereo dell’u-glass perseguono un rapporto armonico tra architettura e contesto.
Intonaco e legno caratterizzano gli spazi interni, disposti uno per ogni piano dell’edificio, ad estremizzare la stratificazione verticale della tipologia a torre.