Le Porte del Parco
Punti di accesso del Parco del Delta del Po Emilia-Romagna
Osservando e percorrendo il Parco del Delta del Po risulta subito evidente come non si tratti di un territorio compatto, dai bordi netti, ma piuttosto un arcipelago di ambienti differenti. Un’area di circa cinquantaquattromila ettari compresa tra la terra e l’acqua, fortemente multiforme e composita, che si è modificata nel tempo in risposta alle dinamiche fluviali, ai processi di deposito e di erosione dei suoli, ai cicli delle maree. Questo è al contempo un paesaggio fortemente antropizzato, in cui si sono depositati nel tempo oggetti legati al presidio territoriale e alla regimazione idraulica delle acque, e infrastrutture della mobilità che rileggono la morfologia del Delta, sovrapponendosi agli antichi dossi o seguendo il corso dei fiumi.
Un insieme di isole quindi dal perimetro permeabile, attraversato in maniera capillare dall’acqua, tenuto assieme dalla maglia fine della mobilità lenta e delle grandi arterie di traffico, che spinge il progetto ad interpretare il tema delle porte come l’occasione per strutturare un sistema di orientamento a grande scala, a partire da punti nevralgici di tale rete utilizzati come epicentri di un sistema diffuso.
Ad un linguaggio scultoreo ed episodico, si contrappone un codice materico fatto di elementi base ripetibili e declinabili costruendo un sistema di soglie. La porta da punto diventa segmento, una successione di punti che segnano un passaggio, una transizione, direzionando e informando il fruitore.
A marcare la soglia è una sequenza di pali di legno. Non si ricerca una complessità architettonica, ma un linguaggio materico ripetibile e riconoscibile che rimanda alle strutture in legno dei pontili, alle gambe dei bilancioni, ai bordi lignei delle barene, ai pali infissi nell’acqua punti di attracco delle piccole imbarcazioni o previlegiati punti di sosta per l’avifauna.
La scelta di utilizzare un oggetto base dà la possibilità di declinarlo differentemente a seconda delle specificità di ciascuna soglia, pur preservando una percezione unitaria e una continuità narrativa dell’intero intervento. Disposti in linea i pali marcano direzioni, raggruppandosi diventano totem. In punti in cui è possibile la sosta diventano supporto di informazioni di dettaglio e occasione di seduta.
La comunicazione varia a seconda delle diverse velocità di percezione: linee e totem segnalano a chi passa velocemente la presenza del parco. I testi sono grandi, il messaggio sintetico, che in punti strategici diventa l’immagine stilizzata di specie emblematiche della fauna del parco. Sfruttando la tridimensionalità del supporto le scritte si compongono per anamorfosi, diventando messaggi tridimensionali leggibili in relazione alla velocità di percorrenza e al punto di vista: il supporto statico partecipa al dinamismo percettivo del fruitore. Nei punti di sosta invece la comunicazione acquisisce maggiore dettaglio e informa il fruitore sulla struttura dell’intero Parco e le molteplici modalità di attraversarlo ed esperirlo.