Efesto, non è solo una scenografia, è un piccolo teatro (33 posti a sedere) allestito nelle sale di una vecchia officina meccanica per lo spettacolo “Il Mangiafuoco” (una produzione Officina Teatro), rappresentato durante le festività natalizie.
Chi è o cos’è che può mantenere i fili e paradossalmente gestire la vita di un altro? Forse l’amore, forse il potere, forse una struttura gerarchica. La rappresentazione andata in scena giunge ad una unica consapevolezza: tutti sono vittima e allo stesso tempo carnefici di un altro.
Per esigenze di testo e per enfatizzare il tema dell’opera, l’allestimento si configura come una profonda prospettiva centrale che catalizza la visione del pubblico. La composizione, estendendosi in due sale del complesso, genera una stordente e inattesa spazialità che consegna, ai due ambienti occupati, funzioni e connotazioni contrapposte.
Nella misura in cui è ospitale e assorbente il primo ambiente, dove è allocata la platea, così il secondo, destinato a divenire scena, si rivela frastornante e riflettente.
Al fine di dare una adeguata visibilità ad ogni spettatore, nella prima sala, i posti a sedere sono posizionati su di una cavea realizzata con pallet impilati; pavimento, pareti e soffitto sono completamente rivestiti di nero come a creare una camera oscura, un grembo accogliente.
Nella seconda sala è allestita la scenografia: una scatola che si schiude verso il pubblico per svelare il suo recondito, argenteo, interno; un cannocchiale semiriflettente il cui fondale scorrevole concede, unitamente alle porte presenti sulle pareti laterali, l’ingresso degli attori e le diverse soluzioni di allestimento. Tutti i fronti e i passaggi della scenografia sono rivestiti con lamiere di alluminio riflettenti: un moderno e meccanico dromos le cui pareti, fronteggiandosi, riverberano e amplificano all’infinito, le azioni, le gesta e le luci presenti in scena.
L’ampio passaggio che connette i due ambienti diventa idealmente proscenio.
Efesto, is not just a scenography, it is a small theater (33 seats) set up in the halls of an old machine shop for the show "Il Mangiafuoco" (Officina Teatro production), represented during the Christmas holidays.
Who or what that can keep the wires and paradoxically manage the life of another? Maybe love, maybe the power, perhaps a hierarchical structure. The representation staged reaches a unique awareness: all are victims, and at the same time, perpetrators of another.
For the need of the text and to emphasize the theme of the work, the setting is configured as a deep central perspective that catalyzes the vision of the public. The composition, extending in two rooms of the complex, generates a stun and unexpected spaciousness that delivery, to the two environments occupied, functions and conflicting connotations.
To the extent that is hospitable and absorbing the first environment, which is allocated the audience, so the second, destined to become the scene, reveals deafening and reflective.
In order to give adequate visibility to every spectator, in the first room, the seats are positioned on an auditorium made with pallets stacked. Floors, walls and ceiling are completely covered in black like creating a dark room, a cozy womb.
In the second room is set up the scene: a box that opens up to the public to reveal its hidden, silver, internal; a telescope semireflecting whose bottom sliding, together with the ports on the side walls, allows the entrance of the actors and the different solutions available. All fronts and the doors are coated with reflective aluminum sheets: a modern and mechanical dromos where walls, facing each, reverberate and amplify endlessly, actions, deeds and the lights present in the scene.
The wide passage that connects the two environments becomes ideally proscenium.